:: Karoline Knabberchen: Ogni spazio dove oso amarti. Cura Claudio Di Scalzo


Foto Fabio Nardi - 1981 - Nikon F2






(cura Claudio Di Scalzo)

Karoline Knabberchen


OGNI SPAZIO DOVE OSO AMARTI


 

Ogni spazio dove oso amarti

Ogni distanza è lo spazio in cui oso amarti,

e forse mi piace avvertirlo di più in questo modo

(che)

stare senza la tua voce è la misura di questo mutamento:

‘tutto termina a un passo da me, perché non ho vissuto secondo purezza, ma secondo morale’

 

Questo vorrei si scrivesse sulla lapide di riflessioni che sovrasterà la mia morte cerebrale – la quale avanzerà senza dubbio prima della tua, in questa storia. E dentro la tomba di pensieri, una volta scoperchiata vi scorgeranno il feretro di parole d’un simbolo votato all’annichilimento (magari quello d’una contadinella da fiaba).

 

Nelle ultime settimane di temperanza ho reimparato le giornate, prima che t’inventassero:

e quando mi capita d’osservare una foglia nascermi dentro, capisco che dovrei abbattermi come una tramontana di parole su ogni fioritura.

 

Come posso stringere a me tutti gli avvicendamenti che mi generano, fuori dal desiderio?

Il tuo amore ha sempre un filo doppio di lama e ovunque io ti raggiunga, mi lacero. Così si complica la conta in questa rotatoria esistenziale che è la formazione d’una coscienza, in me. Pezzi s’aggiungono ad altri pezzi, e da ciò si potrebbe trarre qualche beneficio: lo dici convinto? Mi vedo diritta come un’unica direzione che taglia la tua molteplicità, a dispetto di quanto detto fino ad ora. Ti confondo?, sarà pure colpa del mio incarnato protestante, come chiami tu l’intransigenza che turba le innumerevoli nostre convalescenze.

Ma è così ragionevole per te arrivare sempre alle spalle d’un sentimento?

 

Sia,

mi sono assentata solo quando t’accorgevi della mia presenza, proprio con l’intendimento di turbare la tua visione spropositata sulle nostre reciproche posizioni. Storci il naso, appoggi contrariato il foglio al tavolo?, abbandoni la lettera e poi ci torni sopra, dieci, venti volte… Oh, se ti conosco!

 

E sono proprio gli spazi assenti a noi quelli in cui ci possediamo ancora senza ferirci. Lo capisci?

 

Tua

Ranocchietta Knabberchen

(Guarda, 25 maggio 1981)