:: Karoline Knabberchen: lettera dalla mia camera d'Engadina sull'amore nostro a Fabio Nardi


Fabio Nardi: Gocce senza voce sul vetro vicine un metro dolce a Karoline




Karoline Knabberchen

LETTERA DALLA MIA CAMERA D'ENGADINA SULL'AMORE NOSTRO

(TI CHIEDO L’IMPOSSIBILE…)

(Karoline Knabberchen -Guarda, 11 ottobre 1983) - Fabio mio,… l'amore può richiedere grandi tensioni (non tra le persone, ma dentro di loro). Tensione come di fibre che si allungano senza spezzarsi. Io desidero tu comprenda, e forse è davvero tanto, troppo ciò che ti chiedo, di concedere al mio fisico e alla mia mente quel riposo non convenzionale, incomprensibile ai più. Ti chiedo l'impossibile, questo è ciò che chiedo dal gorgo nero delle mie angosciose giornate. Scusami, scusa questa mia condizione. Sto cercando di riprendere forze, e ti giuro che spesso anche leggere o stare alzata mi pesa in modo insopportabile.

Voglio aggiungere che la nostra Religione si fonda su una Fede particolare, sul "doloroso ceppo" della Fede (Richiamo a Giovanni Boine, al libro acquistato a Lucca). Credere dentro l'ignoto. L'ignoto che mi inghiotte e nel quale cerco di sopravvivere e dal quale, spero, di tornare, a vivere. È incomprensibile anche a me, amore mio, mi spiace se di più non so fare, ora, in questo mio nero.

 

(Fabio Nardi - Pisa, 15 ottobre 1983) - “L’impossibile” è accordato, Karoline mia, perché io stesso sono impastato della tua stessa sostanza. Ora è evidente. Se l’amore è teso a vincere ogni dolore e lontananza imposta dalla malattia dalla tosse… io sono qui con tutto me stesso per tirarti fuori dal gorgo delle giornate col sole Alluminio che s’è aperto nella tua camera engadinese. Starti accanto! Nello stesso gorgo! E giungo dove altri non possono giungere: a capire “l’incomprensibile”. Come mi chiedi. Questo è uno dei compiti alti dell’Amore. Io voglio stare in questo compito. In questa scelta. D’amore assoluto. Quando mi scrivi così tu sei la mia Signora Poesia.