:: Karoline Knabberchen: Penultimo gradino II - a cura di Claudio Di Scalzo

 
Karoline Knabberchen a Marina di Vecchiano nella sabbia mistica celeste, 1 
 Foto Fabio Nardi 1982 




 

Karoline Knabberchen

PENULTIMO GRADINO

(a cura di Claudio Di Scalzo)

 

II

Dietro oltre le dune, dietro i denti di qualche vetta, il fiume scava un letto alle nostre notti di veglia. Come resistere al richiamo del sonno, con il corpo che diventa tutto curve ed anse, e crepita di nuova vita nell'abbraccio del delta? Dimenticare da dove veniamo è l'unico sacrilegio che nasce e muore con noi, il marchio che ci rende schiavi: fino a che un uomo, un poeta, non pronuncerà il Nome della casa che credevamo perduta per sempre. Allora la storia srotolerà in terra il tappeto color porpora degli imperatori, e il Figlio varcherà la soglia con tutti gli onori; come quel condottiero che con una manciata di uomini tenne a bada un'intera nazione. Tutto questo al penultimo gradino.

All'ultimo, il battesimo del sale mi ha inviato dodici ricci di mare, ognuno col suo compito preciso, perché il vangelo sia nuovamente compreso tra gli uomini. In loro parlava la mia voce, ma più chiara e senza inclinazioni: drittissima, percorreva la liturgia degli abissi. Il mio pascolo sarà questa distesa d'alghe, nessun essere soffrirà più. Il Figlio, immobile un attimo sotto l'arco di pietra della porta, fingerà che il buio improvviso gli ferisca lo sguardo, così abituato alla fatica della battaglia sotto il carro del sole. Faticherà a riconoscere il luogo dei suoi natali; ma poi, come emergessero dagli abissi infiniti poche linee, il volume di oggetti familiari lo accarezzerà. Affiorano i ricordi, la stanchezza ricacciata lo abbandonerà. All'ultimo gradino il Figlio ritrova la casa della sua anima.

 

FINE

 

CDS

IL DONO DI KAROLINE

Il poema, la narrazione poematica, con connubi teatrali e intensamente da romanzo in versi ebbe episodica firma  in Karoline Knabberchen. "Penultimo gradino" ne è esempio. Anche il sacro entra a determinare l'avanti e indietro delle voci narranti e poeticamente amanti dei vari generi che già nell'antica Grecia ebbero eco e ascolto nei templi e in seguito nelle chiese dell'alto medioevo. Per la sua biografia tragica, e l'altezza del suo dettato, Karoline Knabberchen è sempre il mio mattino. E così ne pubblico la sua forza che nel vetro e nel miele della voce è forgiata. (CDS/FABIO NARDI)