:: Claudio Di Scalzo: Piccolo Accio e Accio Billy (fumetto esistenziale con Aglaia-Cardellino) |
Claudio Di Scalzo PICCOLO ACCIO E ACCIO BILLY…. LA PISTOLA GARRET CON LEGGE WILDE E BORGES (variante transmoderna alla vicenda di Billy The Kid, a Cime Tempestose) -Non entrare in quella casa, appena sarai nel vano della porta, illuminato dalla luna, una pistola dal buio, quella di Pat Garret, ti sparerà uccidendoti, Accio Billy. Dai retta a questo tuo te stesso Bambino sull’Argine che corre zingaresco. -Non c’è nessuno!, e forse lì dentro una donna innamorata m’aspetta! Tu che ne sai di donne innamorate!? -Non so niente d’amore, sono troppo piccolo, ma so di un certo Oscar Wilde, il quale scrive che si uccide sempre ciò che si ama!, e se sei amato forse stavolta c’è del piombo per il tuo petto, lì dentro. La codardia in amore, come dice Wilde, impone questo. Se l’amore che mi dici avesse accosto il coraggio, la pistola-Garret te la punterebbe qui nella strada. Ma forse non ce la farebbe a ucciderti, perché nei segni sei il più veloce. -Forse hai ragione Piccolo Accio. Meglio non rischiare. E dare un finale diverso alla leggenda. Io e te che ci salviamo fuggendo nella notte transmoderna a cavallo. -Forza!, senza ripensarci!, anche se io e te saremo sempre in fuga. Siamo due fuorilegge, due esclusi dal civile consesso poetico. Con gli sceriffi come Pat Garret alle calcagna. Ma non ti farai uccidere. Sennò, sappilo, muoio anch’io. -Non ci prenderanno mai, noi due! …Yiahhh yippiiii… al galoppo…
I DUE ACCIO IN FUGA NELLA NOTTE TRANSMODERNA Suvvià teorici!, suvvia ermeneuti!, suvvia filologi di lingue morte, suvvia intellettuali nei cenacoli-web che ogni giorno offrite ricette alla salvezza dell’Essere insidiato dalla Tecnica! e dalla letteratura scarsamente etica!, date vostra sentenza a questa tavola western che offre un finale diverso alla storia reale e nel cinema alla morte di Billy The Kid. Ucciso a tradimento da Pat Garret nel vano di una porta. Che scrivere ancora dell’Uccisore e dell’Ucciso? E dell’ideologia di chi tradisce? E se l’Uccisore manca il colpo? E se chi tradisce apre alla "salvezza" del tradito? (Perché forse questo accadrà ad Accio Billy e il Piccolo Accio potrà tornare a correre gioioso sull’argine del Serchio a rubare ciliegie sapendo che quel se stesso, uomo maturo, non morirà di morte violenta scannato da piombo nel petto! esploso da una pistola che lo cerca da decenni!)
Allora m’azzardo io che li ho disegnati e che ne racconto le gesta, con la loro collaborazione di personaggi parecchio vivi, a scrivere qualcosina su di un Bambino detto Accio e il suo se stesso ormai grande, quasi anziano, detto Accio Billy, pistolero e refrattario a ogni gerarchia e comando nei segni estetici e nella politica. Intanto questa vicenda rimarca l’atemporaneo transmoderno. Frammenti di passate leggende, di uccisioni, di tradimenti, che pure Borges narrò in brevi racconti e poesie metafisiche, e Conrad ne ricavò corposi romanzi, tornano nella vita privata delle genti. In questo caso sembrerebbe un uomo di circa sessanta anni, pistolero e artista, rischia la morte, di essere ucciso anche esteticamente, nel vano illuminato, dalla luna, di una porta dove pensa ci sia amore per lui. Lo salva, discreta novità, un a-temporaneo se stesso bambino che non conosce ancora la passione sentimentale né erotica ma ha letto il Wilde de La Ballata del carcere di Reading. Che stila carcerato e insieme giudice la Legge che dice: Si uccide sempre quanto si ama, il codardo lo fa con l'inganno del galateo sentimentale e col silenzio della segreteria telefonica; il coraggioso con la spada, poche parole rudi, guardando negli occhi chi ha da uccidere. Mentre Accio Billy sa della Legge Bataille, e che lo stesso Bataille ricavò dal romanzo di Emily Bronte: Cime Tempestose. E cioè: L’eccedenza passionale di amore non vissuto, da amore diventa odio. E tende a distruggere l’amato. L'amata. E questo vale sia per l’uomo che rivive Heathcliff sia per la donna che reinventa Catherine. Qui sta il cambiamento. L’originalità minima in una storia leggendaria che si ripete con tavole a fumetto virate nell’espressionismo di maniera. E di un romanzo tempestoso d’epoca vittoriana.
La materia sentimentale viene inserita in un luogo-comune, ormai, che per amore si può uccidere. Ma le tecniche e l’arrangiamento transmoderno dei generi porta oggi, 30 marzo, che scrivo e disegno, a una coincidenza di presente-passato-futuro. Sorta di smontaggio del tempo dell’amore e dello spazio dove visse, immaginiamo negli anni precedenti a questo mese del 2017, e che l’avventura, se prosegue, formulerà nella sua geografia nei suoi oggetti nei duelli vinti e persi. Anche sul cavallo che cavalcano ci sarebbe da aggiungere almeno una glossa. Propone una drammaturgia epica che abolendo il tempo cronologico potrebbe essere un poema-racconto virato in parecchi generi ma che abbiano come copertina il lontano Far-West.
Insomma fondamentali sono le ballate e i romanzetti feuilleton di terza categoria non certo i principi della filosofia occidentale o i classici impilati nei marmi di qualche pantheon accademico o intellettuale. Comprendere l’epoca transmoderna, con i due Accio, Piccolo Accio e Accio Billy, in fuga, sul cavallo intrepido di qualche galoppata da inventare originale eppure antica, nei sentimenti di base dell'Amore: di amore svilito, di quasi morte, di bene, di salvezza, di amore ancora grande, significa abolire ogni scarto tra realtà e immaginario e ogni tavola frammento pennellata narrazione orale evocherà il linguaggio originario di quanto si fa e si sfa leggenda. Che i lettori vogliono ancora sentire. Lo spazio del tradimento non può estendersi all’infinito sui due protagonisti, né dare dolore in ogni tavola che verrà, l’importante era non entrare in quella porta! Evitare la localizzazione spazio-temporale della revolverata verso il petto di Accio Billy. Che un giorno su di esso vide posarsi una mano protettiva e innamorata che ancora innamorata, eh sì, questa è proprio una sorpresa!, stavolta impugna una colt pronta a sparare. La mano ha deciso di impugnare il revolver Garret. Amare e uccidere, legge-west del Giudice Wilde, scritta a Reading. Di amare odiando Legge Bataille per annientare corpo-scrittura e pensieri-selvatici-libertari-fuorilegge dell'amato.
Poi verranno altre immagini, altre tavole, altri contemporanei scenari diurni e notturni, e il teatro dell’avventura se la caverà da sé. Sicuramente l’enigma di come l’amore possa diventare odio fino a ferire mortalmente è la contraddizione che questi due protagonisti hanno vissuto. Perché se Piccolo Accio non ha ancora conosciuto l’amore per una donna, ha conosciuto l’Inferno Domestico, e il Tradimento degli amici nei giochi, che lo scacciano e lo prendono in giro. Sennò perché avrebbe letto assieme al Corsaro Nero di questo Wilde?! Giudice poeta a Reading. Legislatore e carcerato questo Wilde! Che strano tipo pensa il Piccolo Accio. Accio Billy poi non è certamente innocente. Lo è per il candore con cui sfida gli sceriffi e inventa duelli nei segni, che fino a qui ha vinto, ma a prezzo di essere come lui da Piccolo, scacciato, sospettato, con sempre qualcuno che vuole fargli la pelle. Che fosse una donna questo non l’aveva calcolato! Ora lo sa! Ed è meglio galoppi il più lontano possibile. In cerca di Aglaia, AGLAIA DEL BENE. Che l’avventura dice incontrerà. Perché per i due Accio quanto conta, nel tempo vissuto loro, da piccolo e da uomo maturo, è il BENE. Il rovescio dell’AMORE è l’ODIO. Che poi magari porta alla legge del Giudice Wilde. A quella Borges. A quella Bataille. Meglio stare senza amore allora se l’Odio prima o poi arriva. Il BENE ha nel suo rovescio il MALE. Ma vivendo il Bene dal Male è più facile difendersi. Un buon Vangelo è l'arma più efficace. Clikka
Accio Billy dall'Olandese Volante... informa che è vivo, che la pistola di Pat Garret non l'ha colpito; e saluta tutti: dai lettori popolari che ha in simpatia; ai letterati e poeti e poetesse e filosofi ed esteti... che detesta trovandoli ridicoli e penosi! per lui, alcuni, son tutti dei Pat Garret sceriffi-sceriffe più o meno con la stella della teoria estetica da imporre sulla prateria-web, poveri illusi e pistole stilisticamente mosce!... e siccome sono un fumetto, aggiunge, qualche scampolo di felicità senza Garret-letterarietà, rima, la troverò. In ogni caso vivere col distintivo per vana carriera letteraria è da servi tristi. E per uno da comics come me, meglio starci alla larga. Piombo compreso a tradimento. Perché a viso aperto non avrebbero scampo.
AGLAIA E BERG CON PREGHIERA E ADDIO
DUE LETTERE NEL MAGGIO MELO'-ESPRESSIONISTA (Maestro delle Onde e Aglaia)
Prima di lasciare il veliero L’Olandese Volante al suo destino, in questo maggio ventoso, voglio scrivere e dipingere e offrire suono al personaggio da me tanto amato: AGLAIA. Anche per chiederle che se Il PICCOLO ACCIO e ACCIO BILLY da lei giungeranno in fuga dalla pistola di Pat Garret, il mortale piombo che vuole annientarne la poesia da 40 anni (clikka: Piccolo Accio e Accio Billy. Fumetto esistenziale), di accoglierli e proteggerli, nel bene, come se fossi io che scrivo. Suo Maestro delle Onde, Claudio.
Ho scelto di giungere a te, Aglaia, con i TRE PEZZI PER ORCHESTRA OP 6 DI BERG. Composti durante il primo conflitto mondiale. Quando la tragedia stava nei singoli e nella vaste masse in guerra e sui civili. Sarà per te Aglaia, anche rivelazione di quanto mi sia perfezionato, nella conoscenza della scrittura musicale, che ora, sì! proprio ora, mentre rinuncio al mio nome di autore, disalberando L’Olandese Volante, e smettendo ogni attività estetica, raggiunge la massima intensità di suggestione e di stile perché accanto alla parola alla pittura c’è, protagonista, l'interpretato suono nella sua fondante struttura. Perché la sofferenza è la più alta della mia vita, dopo tanti naufragi e rotte sbagliate, e non so se riuscirò stavolta a non esserne travolto. Non ci sarà il Romanzo Transmoderno sull'Olandese Volante a rivelarne gli esiti. A darmi una mano come ha fatto in questi anni. Spero però che come il marinaio che racconto sull’orizzonte a Marina di Pisa, in quanto ti scrivo stamani, possa seguendo il faro che si materializza, anche per quelli come me, giungere a riva. Tuo Claudio Maestro delle Onde
AGLAIA RISPONDE AL MAESTRO DELLE ONDE CON TENEREZZA E COMMOZIONE Custodirò nel Bene, Claudio, tutto quanto ricevo da te; con tutta me stessa; anche Accio Billy e Piccolo Accio che mi commuove per la sua monella spavalderia, che poi ritrovo in quel te stesso fuorilegge e uomo maturo ferito e stremato dagli agguati dai duelli. Vivo un accadimento poetico unico come non provavo da tanto tempo. I tuoi personaggi sono così umani, così veri nelle loro debolezze e fragilità e follie e passioni, umoristiche o tragiche che siano, così veri: non sono proiezioni intellettuali incomprensibili come ne circolano a stampa e in rete. Così veri. Sono i grani di un Rosario con i quali cerchi la salvezza! Tua Aglaia
PICCOLO SEGRETO RIVELATO, L’UNICO, SULLA MIA PITTURA POETICA Sopra e sotto ci sono due versione di Aglaia e Maestro delle Onde - Il MdOnde/Claudio non l'ho ritoccato... ma siccome Aglaia ora, dopo ulteriore pittura rifinitura del ritratto, è più bella... anche lui Maestro delle Onde lo diventa pittoricamente. Ecco dimostrato come funziona la poesia e l'arte. Alla mia latitudine. Se io avessi avuto in testa teorie pittoriche o filosofiche stringenti per accostare i due amanti... non avrei combinato nulla. Io disegno, disegnavo, creo creavo, scrivo scrivevo, invento inventavo, poi è era la stessa opera a risolvere i problemi. La maggiore bellezza e sfumatura espressionista di Aglaia rende migliore Claudio. E questo anche oltre la pittura potrebbe accadere. Nella vita vera potrebbe succedere. E sia che accada o che non accada! sempre d’arte si tratta. L’unica estetica che serve alla vita è quando l’amore si realizza e quando non si realizza. E la poesia la pittura la fotografia narra questa dialettica, questo esistenzialismo, questo mistero. E se poi uno vuol dedicarsi ad altri temi, metti la politica, sempre la tecnica, la “TENNIA” si dica a Lucca, secondo me è questa. Questo era il compito della letteratura e dell’arte a cui mi sono affidato per tanti decenni. E questo piccolo segreto, ora che L’Olandese Volante disalbera, che è tutto imperniato su questa “tennia” semplice, posso rivelarlo. Anche perché questo segreto, questa “Tennia”, sia detto con sincerità!, riesce a pochi! Io sono uno di questi. E proprio perché mi riesce posso smettere di usarla per la mia vita. E inventare qualcosa d’altro senza parole senza immagini ma sempre con la poesia e la bellezza. Perché… è deciso! Si muore col vestito migliore!
IO E AGLAIA E BERG CON TRE PEZZI SUL PONTE TRAGICO DI MAGGIO Un’incudine due Tam-Tam percussioni in gran spolvero, che dalle spalle della giacca di Mahler scivolano sui polsini della mia camicia novecentesca bombardata dal gran conflitto ogni strazio in me confitto. Gigioneggia il giovane Berg mentre compone i Tre Pezzi per Orchestra op. 6 – Aglaia mia, il tuo Maestro delle Onde prima di spedirti questo raccontino sull’opera di Berg ha tentato di dipingerti un po’ espressionista col sangue leggero un tantino in vista e mi ci son messo pur’io accanto nella stessa tonalità. Non è più tempo di adagi e barcarole, la burrasca di stanotte, ha stracciato tutte le ortensie nel mio giardino, i suoni vanno cercati nell’oblio imperioso della dolcezza e senza pudore rivelare il male. L’esperienza del grandioso, accostato alla parola minima, Tre Pezzi, grande conflitto, si spezza il suono tra ombre di sventure trascorse e quelle in arrivo. Preludio a un quasi niente danzato senza risposta perché sotto l’arcata del suono – lo dicono le percussioni in crescendo e diminuendo – la nebulosa d’ogni catechismo non ha più un Dio al centro. Stringiti Aglaia, mano delicata melò che trema verso me, alle note del fagotto, escono dal nuvolo, rassodano la curva melodica con tiepida speranza che vige nel Praludium. Ascolta la frase cantabile degli archi maggio moltiplica le rivelazioni rosso sangue, sia fervore in crescendo, accettato da te da me, nella violenta densità del reale. Che vivemmo che viviamo nella guerra. Non fluisce forse il paesaggio delle colline padovane dove il Bambino monello guarda i fulmini scatenarsi sull’orizzonte nero a Marina di Pisa? Dove una vela cerca porto. Cerca riparo il marinaio che la guida, accogliente come le tue mani sulla sua testa riccia, anni prima, alla Misericordia in Venezia, per questo sulla costa si materializza un faro: un La bemolle, detto da violini e viole. Tramato dalle percussioni prima che scompaia, ma intanto il marinaio e il suo doppio Bambino possano riabbracciarsi sulla spiagga. In salvo. Il Faro Berg è stato salvifico. In questa vicenda. Nell’audace evidenza del sogno ritmato nella sua brama di sillabe nuove e tragiche che riguarda me e te; mentre la guerra infuria ovunque. E noi stiamo stravolti in due ritratti dipinti nel maggio 2017 e dal conflitto son passati 100 anni, e da quando l’ultima volta che ti baciai dieci mesi.
Merita la danza, quasi viennese, nella Reigen, Ronda, del secondo movimento, questa nostra separazione. E la accenniamo sul ponte crollato che ci divide. Io su di uno spezzone tu sull’altro. In mezzo la rarefazione e l’addensamento sonoro, come i nostri abbracci e litigi metafisici, emersione d’ogni motivo cantabile e d’ogni inabissamento di sconforto. Ti sorrido quasi come un’accensione sinfonica a viso aperto nudo, tu muovi le mani, tieni il flauto traverso, sei il ventoso ondeggiare sul mio falò inquieto che non si appaga, che non accetta quanto di cameristico c’è nella Ronda di Berg, quanto c’è nel tuo saluto intimo e distante. Eppure devo accettare questa inquietudine che il ponte non possa essere ricostruito e che la tua gonna nel maggio non rampichi più le mie ciglia nel fiato nostro accosto. Ti passi l’altra mano tra i castani capelli che un sole di tregua indora. Nell’ocra lo smagliante cinguettio dei cardellini che disconoscono col canto il tumulto dei cannoni delle pallottole parole che prendono destinazioni sbagliate e che feriscono; nell’azzurro giunge la Marcia di Berg. Movimento ampio e complesso. Marsh. Marcia. Come le centinaia di lettere tra me e te che andarono perse nel caos dell’incomprensione, nella marcia rigida degli esclamativi. La tua gonna fiorita ne porta traccia in un asmagliatura che le api intimoriscono, sta nelle viole di febbraio, di marzo. Berg sovrappone i motivi sonori, si dilettano rapinosi, quasi feroci, secondo movenze caotiche sempre trovano il rigore necessario perché nella metamorfosi (pure la tua gonna cambia nell’estate che confido porti la firma della pace sulle trincee, e per noi due su questo ponte crollato) l’asperrimo tessuto sonoro si riscatti nell’emozione diventata cantabilità possibile dell’amore della ragione. Aglaia silhouette melodramma ti ravvivo nella mia promessa, nel trabocco dei palpiti, nella trama rivelata di questo stupefazione suggerita da Berg, dalla guerra che finirà, dal dolore che va vinto, per ancora scambiarci la memoria dei tetti di Verona. Dei suoi vicoli dedicati a topetti e gatti irriducibili nemici nel giorno e amici a notte nel dividersi il formaggio della complicità sonora. Miagolio e squittio rompe il selciato che gli uomino posero a forza per marce forzate di violenta ideologia. Incombe il vibrato del saluto, Aglaia. Tra noi. Mentre si sviluppa un inesorabile crescendo. Lo senti il martello dal suono incredibilmente sfumato che si nega al metallico? Esso è il rumore della civiltà fasciata nella tecnica, che ha ferito pure la tua gonna, perché se ci fossimo scritti con carta e penna e inchiostro azzurro, e non con e-mail, ci saremmo compresi, e non feriti. Sembra sia irrimediabile, che marchia per sempre le vite, la fanfara degli ottoni, il tragico passo di marcia affidato alle trombe, però, oh si però, Aglaia mia, amata nelle onde e nel porto che mi disabita perché son folle, appare pure l’eco di un canto lievissimo, che solo maggio può portarti, e in questo slancio ultimo del suono ti bacio e unisco la mia speranza alla tua. Che la guerra cessi nella sua immane desolazione, il ponte ricostruito, il profumo possa della tua gonna ancora, io, tenere sugli occhi quieti e felici. |