:: Karoline Knabberchen: Vento s'alza sopra San Frediano in Lucca

 
San Frediano in Lucca - Foto Fabio Nardi

 

 

Claudio Di Scalzo

VENTO S’ALZA SOPRA SAN FREDIANO IN LUCCA

 

I 

Vento s'alza come un condor sonnecchiante sulle nostre teste, ti smuove i capelli quasi fossi sospesa nell'acqua.
Dal giardino botanico giunge con tono risoluto il profumo, risale la corrente in vortici  frenetici: ed è dicembre. "Non senti anche tu la rosa che ha deciso di sbocciare ora, piantata in terra come la spina sulla fronte del Cristo?".
Karoline boccheggia dentro una folata (ancora immagine d'acqua, mi sembri un pesce: anch'esso è simbolo del Cristo, non è vero?, domando baciandoti le ciglia che sanno di sale).
Giunta in via Fillungo agguanti l’inquietudine chiusa dentro lo stridere di corpi: si scioglie l'intreccio della nostre mani nella folla ignara: ti perdo per pochi secondi e quando riapprodi alla vista ti scorgo pallida, bambina sperduta nel corpo estraneo d'uno spavento che ti vuole appartenere.
"Sono qui, che! hai paura di perderti?"
Era l'invito a congiungere i nostri smarrimenti, quel fiato posato sul mio collo, mentre ti stringevi forte per non cadere?

 

 

II
 

La parola è 
gesso nell'animo delle ore.
Limacciose fosche movenze, in fila come insolite albe: stiracchio

muscoli, inaridita assenza di sonno.
Fuori popoli interi rischiano la loro presenza. Perché m’avverti
così incongruente?, ingrediente fuori posto, raramente a proprio agio
nel rimescolio dell'impasto.
Sono, più che altro, volatile;
e il vento, lo sai, scricchiola tra le persiane.

Perché le cose, se le guardo io, paiono meno poetiche?, mentre ficcate
negli occhi di un altro - separato magari dalla poesia da continenti
interi - rende il loro racconto più 'vero'?
Io dove mi trovo, mentre tutto accade?

Mi merito d'esistere, cioè, io mi merito d'esistere
nella contemporaneità delle mie azioni - dicono i personaggi
che s'infittiscono dentro l'orizzonte.
Ecco dove sta la differenza. Essi lo affermano senza crederci, a volte
illudendosi che ciò appartenga loro non meno del diritto a muoversi
nello spazio intorno ignorando quasi completamente gli altri
(a meno che questi ultimi non intervengano a rimarcare la necessità
di quel movimento, nel bene e nel male);
io ribadisco il mio diritto senza scoccare mai nel centro del mio tiro.
Ci credo, ma devo provarlo a me stessa; e in questo lascio spazio a chi
nel suo derviscico movimento straniante non cerca nulla e tutto crede
di possedere.

Il pensiero è la mia frattura,
la parola il gesso. E non deve mai esserlo, ingessata.
 
 

  da "Le età dell'angelo svizzero Karoline"