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Karoline Knabberchen

:: Karoline Knabberchen: Inn, En - Canzoniere di Karoline Knabberchen. Cura Claudio Di Scalzo anche da TELLUS 2003
09 Dicembre 2012

 
 CDS: "Karoline Knabberchen" - 1978 - Annuario Tellus 24/25, 2003













KAROLINE KNABBERCHEN

INN, EN

EN. Il fiume Inn solca la valle fino  a presentarsi all'Austria, bussa a Innsbruck, e consegna plancton al Danubio. A Scuol, sulle rive del fiume, portai tanti addii alle rose stupendamente fasciate che mia madre riceveva in dono da mio padre. Papà era cresciuto in questo rustico paese. Baciavo i petali uno a uno prima di consegnarli alla loro inusuale mortalità. Chi ignorava le pietre per la schiuma opaca di un senso qualsiasi, chi sceglieva il sasso per donare, l'ultima volta, alle scaglie del tramonto una possibile consonanza. Estranee le rose, come ogni vita altrui, vivevano ancora in me per coprire la mia fuga dal profumo.


                                       Dov'eri quando i petali nell'Inn componevano sciarade di fatalità?
                                                  Se tu, giovinetto, avessi scrutato il Serchio come dovevi
                                                             non avrei pagato il fio di questa solitudine.
                                                                            Quali erano allora i tuoi pensieri mentre, tra i divertimenti,
                                                                                            ignoravi il passaggio del mio fiore?
                                                                                                        Intuii a Scuol che ancora rinunciavi a trovarmi.
                                                                                                        Ancora seguivi gli idoli della tua età di studente.
                                                                                                        Saresti venuto, certo: ma intanto, sulla riva,
                                                                                                        rimasi impotente a fissare i maggiolini
                                                                                                        fare scempio delle foglie nuove.

 

dal "Canzoniere di Karoline Knabberchen, Viaggio attorno a un volto, Libro Quinto "

VOCABOLARIO ENGADINESE PER USO INTERNO

pubblicato sull'annuario di geofilosofia arti letterature TELLUS, 2003, "Scritture Celesti. Poesie in cerca di Dio"
 

 
a cura Claudio Di Scalzo
 
INN, EN

 
I

 
A Sils l'onda che incide il suo corso fluttuante tra gole d'acciaio è la similitudine che concedo alla mia infanzia.
Intagliavo rami così come i monelli che sul Serchio sceglievano il legno adatto per le fionde, ma che poi spezzavano le tue, gelosi tu sapessi far meglio; la differenza è che io non t'avrei tradito. Ma di questo pare non lasciar traccia il beneficio che da lontano ha saputo, suo malgrado, mutare gli orizzonti fino a piegare l'arco tra Guarda e Vecchiano.
Tu non capisci con quale potenza l'acqua addomestichi il corso al proprio volere: l'Inn procede con intenzione, munifico, nonostante sia rasoio sulla già affilata geometria elvetica.
Filo su filo, senza scintille.
E dentro tutto il fuoco della creazione.
Fabio riposa come dentro un risvolto di vita, cucito per essere - in un giorno di crescita - liberato e adattato alla nuova misura. È paragone da sarta che lo imbriglierebbe nel muto accordo tra donne (sì, anche tra una svizzera ventenne e una donna pisana funziona l'antico patto di reciproco sostegno), se pigiate dentro l'esistenza esse sentissero -magari pure senza conoscersi, magari scostando appena la cortina densa che le separa dalla propria fine - l'inestinguibile canto d'agonia con cui lo spirito femminile si lascia riconoscere all'interno di una metafora.
Lungo le rive di questo fiume, che qui è accenno, puro richiamo al suo fulgore, la tua KK giocava ad abbandonare i sensi - per ripescarli sbiaditi più a valle, nell'ansa amichevole scavata dall'acqua, lontano dalla corrente impetuosa.
Ti ci porto ogni volta che vieni, sperando che tu accolga l'invito a rianimare - dentro il corso dell'infanzia- questa predisposizione all'abbandono di me, la cedevolezza che ammolla il petto ammaestrandolo alla giusta disposizione, senza disperare.
Questo tu potresti, ogni volta, in virtù delle fionde che non danneggiai; sebbene ancora non possa vedere l'esito di ciò che non svolsi, in tutta purezza.
Qui ti consegno i polsi. La lametta sei tu, s'agita dentro il tuo seme come dentro un'estinzione.
Così m'acquatto, sfidando il battito blu delle piccole vene che affiorano turgide, che tu le beva una volta per tutte. O mi liberi dalla mia stessa schiavitù, di cui non fosti l'artefice, ma di cui - scoperta - t'impossessasti.

 
 
 
CDS: L'INN di Karoline Knabberchen
collage su carta poi intelata
 

 
 
II
 
"...più di tutti però il magnifico straniero dagli occhi pieni di senso, dal passo librante, e dalle labbra ricche di suoni dolcemente schiuse.", scrive Novalis, e pare scavare dall'ombra la sua forma.
Fischia l'acqua ed è acquisizione di stabilità nelle mie ossa; dischiude un giorno luminoso raggiunto dalla semina inconsapevole del tuo calore.
Vedi?, la tua pelle brucia, germoglia ciò che produce. Oggi è questo filamento di pace, che un alito solleva sulla corrente, perché io non mi punga con l'accento uncinato del destino; domani sarà lo stormire, dentro una noce di vita, di ogni mia opposizione, intessendo con quell'unica voce un indumento inadatto all'intelaiatura di straniante sospetto.
Perdi il ritmo quando mi cerchi negli sbuffi di fumo della mia sigaretta; fingo anche il respiro quando ti narro le lontananze della mia infanzia.
Se come Sophie morissi, sarei per te lo spirito dell'assoluto che in te si desta e determina la soluzione ai nostri mali? ...no, non distogliere lo sguardo: lo sai che mi piace passeggiare tra i nomi che darei alla mia fine. Non è la lapide il muto richiamo del poeta all'amore eterno?
Lì ti rammenteresti di noi, di quel che disperdiamo in questa incostante apposizione?
Ti dimentichi di quanto sottrai alla semplicità del divino, con tutta questa letteratura? L'anima protestante riscopre il suo vantaggio nella scabra bellezza delle sue chiese, dei suoi cimiteri.
E tu perdi due volte, se ora t'allontani lanciando l'ennesima facezia alla volta di questo fiume, abbandonando al suo destino la mia fioritura nel sacro.


 
 
 
 


 
III

 
Cresce in petto, con morbida consistenza di fieno, la lacrima schiumosa del cervo.
Il bosco riceve l'afrore della sua ghiandola, pena del desiderio nell'attesa dell'accoppiamento.
Al margine estremo, dove il verde si perde sullo sperone di roccia, il cervo gratta corteccia e muschio, sbuffa feroci nuvole bianche dalle froge dilatate.
Karoline è il nome dentro il richiamo della femmina, la voce odorosa raccolta dalla direzione dell'acqua.
Improvviso silenzio quel frugare nell'anima animale.
KK ha nella grafia il passo saltellante della Signora di Beare, quando la contea di Cork era la stessa sua mitologia; e io mi trasformo per lei in Cernunnos -mi dice inarcando tanto il linguine, da invitare la mia natura tutta a iniettare in lei il veleno del paganesimo.
Viaggiatori mentali, dirigiamo gli spazi coltivati dalla nostra memoria nei luoghi della spontaneità boschiva.
Ma è sempre Karoline a guidarmi, esploratore-cervo sconvolto dalla stagionale eco degli amori.
Tra i larici piegano il loro richiamo le tue ciglia; come rami gonfi di neve s'addentrano nel mio petto. Il mito che mi racconti piega la fiaba del tuo dominio dove mi attiri e m'infilzi con l'osso ramificato dello sguardo.
Non mi salverò dall'accoppiamento con la mia cerva -penso- e lei non si salverà dall'amore che ha (per me) perché la nostra religione è la pura etimologia che la circoscrive:
"come la cerva anela ai corsi d'acqua così la mia anima anela a te", Karoline sfrega il rossore invernale delle guance nell'abbraccio del mio cappotto, e dalla frizione sgorga miracolosamente il ricordo (da dove?) del Salmo 41.
"Stai pronosticando la mia morte", mi dice sorridendo.
E pure se non voglio crederci, non ricambio il sorriso.
" C'è qualcosa di violento nel sesso; ciò che resta scisso in me, come tutto ciò che in natura scivola e vive, è l'ombra in cui vacillo mentre ti sorrido."
Non posso far altro che ricambiare oggi, a distanza di tanti anni, il sorriso che non capii, che non voleva tranquillizzare me, ma gettare un ponte su quell'inscindibile patto tra vita e morte che era il nostro amore.
E non posso non pensare al tragico rovesciamento: a come KK decise di scivolare nell'acqua, cercando nel ribaltamento d'immagini la sutura possibile tra ciò che era, e ciò che sarebbe potuto essere. La vidi sciogliersi al mio abbraccio, che non trovò la forza di sostenerla.
 
 
 
Da “le età dell’Angelo svizzero Karoline”
8.XII.2012
 
 NOTICINA
Le sorgenti del fiume Inn sono in Engadina. In dialetto Enn
  
 
 

 SORGENTI INN, EN

Cds - 8 settembre 2012

 

 

PIANO DELL’OPERA  E LEGENDA

CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
 
Del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” in trendadue anni sono stati pubblicati pochi estratti da “La freccia di sabbia”, “Quaderno illustrato vecchianese”, “Viaggio intorno a un volto”, “Cardiodramma” soprattutto sulla rivista poi annuario Tellus; sulla rivista Erba d'Arno; sull'antologia einaudiana "Tutto l'amore che c'è", 2003, a cura di Daniela Marcheschi; e sporadicamente in mostre collettive di poesia visuale negli anni Ottanta.
 

Il Canzoniere di Karoline Knabberchen essendo anche visuale e pittorico e fotografico attinge alle risorse dell'Immaginario per dilatare la finzione narrativa in opera totale tra carta stampata e pagine telematiche. La foto di Karoline Knabberchen è divisa in due parti secondo uno sperimentalismo in voga negli anni Settanta a cui a volte aderivo e che poteva veicolare ulteriori ineterventi di segni e colore).

 
                                                    


 
Karoline Knabberchen (Guarda, 1959 - Lofoten 1984)
FOTO FABIO NARDI 1984 - Galleria Nadar, Pisa
("Karoline a Dinard", nella foto,
è raccontata nell'annuario TELLUS 23-24 - Scritture Celesti, 2003)
          
 
 
 

PIANO DELL’OPERA

E LEGENDA

CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN

 

                                                                                                                            
                                                                                                                                                                    KK (Guarda, 1959 - Lofoten 1984)

 

Claudio Di Scalzo

IL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
 

Il Canzoniere di Karoline Knabberchen, è un immaginario, per estensioni tematiche, che tiene in sé presupposti speculativi che sono anche carne e sangue, reale, di un’avventura poetologica e narrativa. Romanzo. Il personaggio di Karoline ha il cuore angelico oceanico, e può contenere anche altre firme, che ne dilatano il battito. Come per il fumetto e cinema e serie televisive auspico che altre firme ne scrivano un altro lemma, di questa partizione. Transmoderno.

Nel suo viaggio terrestre e da presenza oltre la morte Karoline ci dona il suo elenco di illusioni e allusioni perché noi si possa, io e Fabio Nardi, comporre l’atto consustanziale alla sua biografia con testi creativi che siano anche recita, preghiera, religione, alchimia. L’angolatura prospettica della storia di Karoline Knabberchen morta, taglia la parola personale perché accolga nella ferita un sistema di immaginario in dialogo con la prosodia, la cadenza, il respiro adatto ai nomi del reale e di quanto lo valica.


La presenza della "ranocchietta" saltellante Knabberchen, noi due, Claudio Di Scalzo e Fabio Nardi, la conduciamo nelle pieghe del mondo per danzare ogni rapporto di creazione linguistica come fuoco in-fatuato tra pagina stampata ed elettronica, sperando somigli a fuoco divoratore dei tempi a noi consentiti non spegnendosi. Scriviamo perché la voce di Karoline Knabberchen vinca ogni consumazione. E resti racconto per chi la vorrà incontrare.


L’arditezza si confà a questa scommessa, nostra, con la delicatezza di una giovane donna svizzera, che sostò a Pisa, nei primi anni Ottanta, e nel paese di Vecchiano, e che molto viaggiò nella sua breve esistenza (Guarda.Engadina 17 IV 1959 - Lofoten.Norvegia 20 VIII 1984), a volerne raccontare, nei generi più diversi, ogni reale extratestuale per proliferazione di eventi e apparizioni.


Dai rami del bosco a Guarda, dove Karoline nacque, arriva il muschio del tronco che s’affida a un nord perenne, e la fragranza scaldata dal sole autunnale dei rami a Sud. Se immaginate chi scrive che questo tronco abbracciano avrete il rigore circolare costruttivo che ci anima.

Però il poema necessità che il bosco e il tronco e i rami da noi scelti guardino il mare, e noi con loro, l’oceano e il cielo stellato che di esso fa calco nel visibilio di certe notti, perché noi cerchiamo una semantica della forma che sia pura, e il Sacro s’accosta soltanto all’immensità. In questo processo, e ci sentiamo molto antichi, le nostre identità si mischiano negli spazi vissuti a quelli da vivere, all'intreccio del già scritto a quanto verrà versato nell’abisso concavo dell’immaginario. E le nostre psiche avranno la loro morfologia - spacchiamo il presente nel passato e futuro, invertiamo i tempi - nello sguardo della donna svizzera che ci guida.


Ogni procedimento artistico diventa, se sposato, un anello da portare al dito indice con cui si scrive; io e Fabio Nardi nel Canzoniere di Karoline Knabberchen ne accettiamo che esso distringa la mano e le ossa e la pelle nella crescita del procedimento artistico perché ogni lacerazione reale abbia legittimazione nella trama iridescente della fascinazione di quanto verrà letto e guardato nell’opera avendo al suo stesso interno la finzione della poesia: perché ogni anello ti consegna a una fede e insieme ti lacera le falangi se mai volessimo staccarlo dall’impegno preso. L’amore per Karoline Knabberchen è per sempre!

La tensione nell’immaginario per Karoline è unificante. Come la paglia tagliata conserva l’oro e la recisione della falce.


Ogni rappresentazione porta con sé l’eterogeneità e sta alla tensione unficante – useremo la dialettica? – estrarre dal caos del “racconto” quanto ha forza detto mito del sacro nella vita nella biografia poi morte e quanto vale meno di un’ombra di scodella rimossa vuota dal tavolo.

Karoline Knabberchen raggiunse con Fabio Nardi, la tomba di Giovanni Boine a Imperia/Porto Maurizio. (Da questo viaggio la raccolta: Clikka: Karoline Knabberchen: La Resurrezione di Giovanni Boine) Una tomba può rivelare che quanto sembrava noto nasconde l’gnoto in cerca d’altro nome. L’esperienza stratificata nell’oblio del poeta ligure, visitata da Rina Rétis, rivela che il nostro immaginario è sempre affamato di alterità, verso quanto si rivela dedizione, custodia, cura, e anche un gorgo nell’oceano può somigliare ad un fiore che ancora fiorisce nel circolo dell’eternità da depositare dove la pietra parla.


 

PERSONAGGI PRINCIPALI
DEL "CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN"

KAROLINE KNABBERCHEN

Poetessa svizzera che studia letteratura e filosofia all’università di Pisa

e che si suicida venticinquenne alle Lofoten, Austvågøy, il 20 agosto 1984

FABIO NARDI

Fidanzato vecchianese di KK e artista fotografo dalla vena eclettica

LIBERTARIO NARDI

Babbo sempre evocato senza tomba fissa

ELVIRA SPINELLI

Madre di Fabio, sarta in ogni luogo apprensiva

ETEOCLE SPINELLI

Nonna di Fabio

ANDRI KNABBERCHEN

Padre dei pomeriggi in barca

GERDA ZWEIFEL

Madre severa, signora degli incubi

RUT ZWEIFEL

Nonna dei garofani rosa

UGO SENTITO

Filosofo misteriosofico


 

PIANO DELL'OPERA
KAROLINE KNABBERCHEN. CANZONIERE D’AMORE IN VITA

Libro-Introduzione

"Le età dell'angelo svizzero Karoline Knabberchen - Diario Bagnato"
La freccia di sabbia. Libro Primo. Due tomi.
Due piante nel nocciolo. Libro Secondo.
Bave. Viaggiatori da Biblioteca.

Ornitologia da banco vecchianese ed engadinese. Libro Terzo.
Quaderno illustrato vecchianese. Libro Quarto.
Viaggio intorno a un volto. Libro Quinto. Due tomi.
Spuma sulla carrucola in risalita. Libro Sesto.
Anello Rovente. Libro settimo.

KAROLINE KNABBERCHEN. CANZONIERE D’AMORE IN MORTE

Il verso annuale della ranocchia. Fiabe del camino.

Telegrammi sott’acqua. Candele spente. Libro Ottavo.
Come apparve la morte a Karoline Knabberchen.

Karoline disegna. Libro Nono.
Filosofia da baita. Proiezioni musicali. Libro Decimo.
Tavolozza per Gaudio e Requiem. Cardiodramma. Libro Undicesimo
Fabio Nardi - Karoline Knabberchen. Epistolario. Lettere. Biglietti postali. Cartoline. Libro Dodicesimo

La Resurrezione di Giovanni Boine. Libro Tredicesimo

 

Del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” in trentasette anni sono stati pubblicati pochi estratti da “La freccia di sabbia”,
“Quaderno illustrato vecchianese”, “Viaggio intorno a un volto”,
“Cardiodramma”, soprattutto sulla rivista poi annuario Tellus, e sporadicamente in mostre collettive di poesia visuale negli anni Ottanta.

 

CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia:

"Karoline e il fotografo"
 

CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia: "Karoline e il fotografo" -
e (Clikka: da "Esclusività":  IL FOGLIO DI LALO. Vite di rivoluzionari


 

SULL’OLANDESE VOLANTE - Barra Rossa - ALCUNI CAPITOLI

DEL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN

CLIKKA
Karoline Knabberchen
Karoline Knabberchen ammalata
Karoline Knabberchen - Innocenza tua e mia
Karoline Knabberchen frammenti viaggi
Karoline Knabberchen prose
Karoline Knabberchen viaggio in Svezia
Libro perduto di KK
Lettere di Karoline Knabberchen e Fabio Nardi

 

 


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» Karoline Knabberchen: Bagliori primi nel bosco III - Cura Claudio Di Scalzo
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