:: Claudio Di Scalzo: Karoline preraffaellita a Vecchiano. Dal canzoniere di Karoline Knabberchen

 
Dante Gabriele Rossetti: "Proserpina", 1871

 

 

 

Claudio Di Scalzo

KAROLINE KNABBERCHEN PRERAFFAELLITA

(a Vecchiano)

Il cielo che vedi è la zattera rovesciata d'un certo sig. Caronte, che spande azzurro nell'azzurro più ampio delle tempie di Proserpina - Kore. Quello che osservi naso all'aria non è dunque il paradiso, mia bambina tutta pianto e perline. Che poi la chiglia rovesciata, come balena arenata sulla spiaggia arroventi la nostra estate pisana, e stemperi il nero della notte sulle facili rime che la stagione imprime alle cose intorno, è tutta chincaglieria mitologica da anticamera dottrinale: cicaleccio delle stelle i cui filamenti di barba arriccia la brezza sopra il monte Spazzavento a Vecchiano - cicaleccio inopportuno ad Ade (che di Kore il cuor ingolla e trema l'attimo in cui il sonaglio astrale la desti; e, vegliando, essa ricompaia scompaiando con lievi tocchi di tallone il candido manto calato sopra il suo nome); e tanto ignoto ad orecchie umane come il gracidar sommesso del fior di loto lungo gli argini argillosi del Nilo; mentre lungo il Serchio se ben osservi ruggisce un pallido deserto in ampolla di vetro, per pesci rossi senza dio. Anche la stella comunista può brillare in piena solitudine diurna, accanto a Venere, vibrar la spada della libertà stagionale cantando accanto agli inni orfici l'Internazionale, con voce inerpicosa fin sopra la scarmigliata opposizione d'un Pantheon forestiero.


Ridi? E fai bene. Tra arcate sopracciliari ingovernabili stringo il mestiere di scalpellino, che a colpettini di lingua ben piantati nel nitore eburneo delle tue costole, intagli l'icona della bellezza criselefantina. Al tamburellante riso di Cibele frigelvetica, come piovasco erotico sul dorso d’un me ammansito leone,  voto polsi arte e scemenza al mito libertario minore cantato da antichi pastori lungo gli argini d'un fiume più adatto ai romantici virgulti bayroniani, che alle danze filologiche e tragiche "del o intorno" al capro.

 

 


Comprendi come io sia viaggiatore mimo-mimetico mitopoietico nell'interpretare gli stordimenti eroici di Karoline mia bambina - Kore, che soffia sulla testolina piumata del tordo caduto precocemente dal nido;
e senza opporre resistenza alcuna, comporrei un'epica di baci e toccatine per una tua giunonica apparizione nelle mie notti viareggine, moglie, tormentosa fiamma  nell'ossessione del coito extraconiugale.
Il broncio che occhieggia oltre la feritoia boschiva, quel musetto d'incanto e pornografica attrattiva, che squama la mia foia boccheggiante presa all'amo della tua divina nudità ferina; possiede, quel broncetto, certa mistica da chiesa che esige profanazione e dannazione in chi la compia.