:: Claudio Di Scalzo: Mar ghiacciato di Karoline Knabberchen 1 - Pagine di Diario bagnato

CDS: "Il diario bagnato di Karoline Knabberchen alle Lofoten", I

collage + acqua di mare

 III 2015

 

 

Claudio Di Scalzo

TRITTICO DEL MARE GHIACCIATO

(pagine di diario bagnato) 

 

1

Se ne prendi l'inconsistenza, se ne osservi l'impalpabile bellezza; se spezzi il pane dell'ignoranza e briciole fini fai piovere a terra: tua dimora è il tempo. Io, Fabio mio, rifuggo il giogo degli uomini. Giacere dentro un infinito: unico laccio un tuo ricordo - bello quanto sventato! Tremo sopra il pertugio aperto dalla tua scorza sul cedevole che in me dimora; perché da quella breccia ramifica - in lei - si divarica il tempo, il fenomeno: io e te divisi, inaccessibili l'uno all'altra. Inamidata assenza (dirai), perché nasce nel candore - e dalla durezza - dell'amore. A te sempre legata dal filo dell'estinzione: anche questa (mi suggeristi un giorno) è appartenenza. A ciò vale l'urto: spinta verticale in cui io precipito e tu assolvi, da cui il foro ininterrotto del tempo (il nostro tempo, e il tempo lì fuori) riassorbe e lenisce - sutura liquida, sovrumana - le nostre memorie. Io cercavo la salvezza, ma vagamente. Solo a tratti ne possedetti il senso: a quel senso (vicendevolmente) appartenni, anche quando fu solo nero che cola dentro lo sguardo. In te Fabio tentai la tregua, e tu (ch'eri la perfezione d'ogni mia ricerca) confermasti tuo malgrado l'irriducibilità dell'assoluto al frammento. Tu ed io separati dentro un'infinitezza ancora più sacra, ancora più terribile. Un gesto, nessuna soluzione; ma l'apparire d'una seconda, luminosa possibilità. Perché l'amore è duro come la morte, recita il Cantico dei cantici: lo presi in parola. E in te brillava la concretezza vitale che in fondo, oltre il gesto, vi potesse esistere il perdono.

 

...CONTINUA

 

 

 

 STAMANI SON BAGNATO PUR'IO 

Dopo aver scritto "Mar gelato di Karoline Knabberchen",  non mi vergogno a confessare che gli occhi hanno lacrimato. Allora come bambino che non sa davanti al dolore narrato del tragico, alla voce della mia Karoline che tornava a me, a me ora con i capelli grigi, sia che fossi il fidanzato Nardi o l'Autore, non ho potuto che inventare un prosaico collage bagnato. Piego carte come per una barchetta, dal nylon modulo onde, dalla bic evoco il vento, da due matite un residuo sole e cielo, dall'acqua di mare del mio mare pisano che protettivo mi porto dietro tra le montagne in bottiglia, ricavo il bagnato per intriderlo sulla carta con la parola evocante il simbolo; così s'è realizzata l'illustrazione adatta. O almeno soltanto quanto stamani so inventare; ma penso basti. E abbraccio da qui, nel tragico evocato, l'Angelo svizzero.