:: Claudio Di Scalzo: Storia con designers. Da AMORI A BASSA QUOTA

 

Claudio Di Scalzo

 STORIA CON DESIGNERS
(da AMORI A BASSA QUOTA)

Scoprì con sgomento… che l’ex fidanzata, architetto di successo,  usava poi sui social e sulla rivista on line “Designer Duemila”, in quanto pubblicava in quanto commentava, lo stesso identico linguaggio usato verso lui nell’epistolario e-mail e nelle cornici progettuali di quanto ideato assieme per possibili oggetti da proporre ad aziende di settore.

Ebbe una specie di vertigine con nausea. Linguaggio ricco di metafore e simbologie, a volte enfatico, teso a suscitare ammirazione ed a compiacere il destinatario rendendolo unico nei complimenti. Nelle attestazioni di stima e d’intesa per le linee oggettuali prodotte. Per i materiali usati. Dunque era un linguaggio valido per ogni tempo e spazio e persona. La singolarità e l’originalità del linguaggio come segno così come deve essere il modello ideato sia esso lampada o tavola o vestito… non esisteva.  Non era mai esistito. In lei per lui.

Quella rivista poi!, alla quale si era sempre rifiutato di  collaborare. Nonostante avessero tanto insistito. Era un nido vipere in carriera dove elegantemente si "sputtanavano" con il linguaggio aziendale e tecnico-teorico superlativo, ipertrofico, per poi approdare alla pace armata, in attesa d'altre violente ed educate sciabolate su quanti premi aveva preso l'uno, o l'altro, su quanti prodotti dell'uno o dell'altro in Italia e all'estero erano stati diffusi, recensiti, dai grandi critici del settore, sulle cucine-poltrone prese a modello di titanica fantasia dai vari seguaci: e osannate. Tu disegni sempre lo stessa scrivania da 40 anni, tu hai progettato una bicicletta l'altrieri che ho pensato con venti anni di anticipo. E così via. Sarà anche adatta al Duemila, questa rivista, si disse, ma le lotte intestine somigliano agli scannamenti del medioevo. E alle invidie che Giotto raffigura a Padova con bocche che dimenano serpenti anziché lingue. Si complimentò con se stesso per esser stato sempre alla larga da ogni rivista su carta stampata e poi on line d'architettura e designer. Almeno in questo son stato saggio. Monologò. La saggezza dell'antico chierichetto uso al catechismo di base. In materia di peccati mortali.   

Ripensò allora alla modesta geometra che aveva conosciuto prima di Alessia, la geometra del piccolo comune ligure sulle colline di Sarzana: Paola. Andò  a ricercare le sue lettere semplici e a volte indulgenti un po’ nel sentimentalismo, ma le sentì così autentiche così sue che ne ebbe commozione. La designer di successo e l’anonima geometra, definita “la mediocre artigiana” da Alessia, che curava addobbi pubblici e arredamenti per interni,  in un piccolo paesino della Liguria di levante, aveva scritto qualcosa soltanto per lui e i disegni, anche semplici, di fioriere e delle nuove luci per l’asilo, erano soltanto per lui… non lampade di successo con luce stratosferica che elevandosi nella sera creava cerchi, sorta di verbo immaginifico, in espansione come la filosofia reggente il progetto; e con descrizioni che poi andavano bene per scambi con qualsiasi altro designer ben introdotto nei meandri del business filosofante cambiamenti epocali nel rapporto persona-oggetto-vissuto…  l’uomo scosse la testa. Sembrava che il suo petto l’avessero frullato in qualche montagna russa d’ultima tecnologia per spaventi garantiti. Pensò che veramente era un allocco. Un creativo designer allocco. Spense il pc. Uscì nell’aria del mezzogiorno boccheggiando aria pulita.  Entrò nella prima chiesa che trovò. Prese a pregare. Con ostinata sensazione di purificarsi. Un prete si avvicinò posandogli una mano sulla spalla. Ha bisogno d’aiuto?. Sì, rispose voglio confessarmi e prendere la comunione.

Cara Paola, so che ti sorprenderai a leggermi. Abito non molto distante da te. Da alcuni mesi. A Marina di Carrara. Mi sono licenziato da ogni attività nell’azienda in cui ero designer e addetto al settore librerie da alcuni anni. Ti raggiungo con una lettera tradizionale su carta in busta con francobollo. Spero ti arrivi. Mi sono tolto da ogni spazio on line. Anche lì mi sono licenziato! Lavoro in un centro di recupero per ragazzi con problemi psicologici e relazionali. Una scuola gestita da suore e preti coraggiosi. Invento per questo ragazzi oggetti per divertirli e altri per migliorare le loro camerette e i luoghi dove mangiamo e il giardino dove giochiamo assieme. Sono sereno. Avendo avuto problemi di salute appena mi rimetto in sesto vorrei salutarti. Ho riletto quanto mi scrivevi e visto le foto dei tuoi progetti per il paese. Spero tu li abbia realizzati. Sono adatti ai miei occhi al mio animo. Come spero quelli che realizzo io per la tua comprensione, di bene, verso me. Saluto da qui la tua famiglia.