:: Il Bambino sulla sedia febbraio 2017.

 


 

CDS

BAMBINO SULLA SEDIA

A GENNAIO A FEBBRAIO

IN DOLORANTE GUAIO

 

Scrivo

Perché mi privo

Di tutto

Questo è il mio frutto

Rivelato dolore

Spennellato colore

Aureola di spine

Da  piccino so già la fine

Il Bambino sulla Sedia  è lì dall’otto gennaio quando gli hanno comunicato che se vuole ricevere il credito in lire del su’ babbo deve spiegare perché è un poeta e recita in questa casa – ostile - stupide rime da prendere in giro con lancio di palline di mollica; e lui riflette sul perché padre e madre lo mandano lì: il primo tanto fiero nel suo anarchismo finisce per mettere in croce il figlioletto l’altra pensa che ben vestito e cucito i contadini s’impressionino e versino nella sua cartelletta tranquillamente quanto devono da mesi al marito che con la sua anarchia fa soffrire la famiglia: io non mi piego a chiedere quanto mi devono se sono uomini i soldi me li portano e sennò che se li godino! Sì  e poi cosa mangiamo?, le massime che tu usi come ti pare a te, risponde la Nada, non resta che mandare il Bambino in missione!

E l’imberbe poeta va e sa che soffrirà. È un poeta piccoletto il mondo gli va già stretto. Gli picchia sul petto. Ferito aspetterà di guarire e sa già che l’amore finisce per ferire nelle sue tormentate spire che lui sulla sedia rimarrà mentre la festa sarà sempre più in là da dove lui sta.

Anche per la poesia. Che altri scrivono, che altri commentano.  Divulgano. Nelle riviste, nei laboratori, tutti con un’età da grandi e competenti non come lui che ha una manciata d’età claudicante e centinaia d’anni di martirio cristiano sul petto.

E intanto i giorni passano, e lui sta sulla sedia in quella casa ostile,  è già febbraietto corto  maledetto, per me mai sarà benedetto si dice in rima. Questo dieci febbraio mi porterà alto guaio. Si dice.

Tra chi lo irride e gli fa recitare poesia definendolo scimmietta con la cartelletta c’è una Bambina che lo guarda silenziosa. Con espressione interrogativa con gli occhi smarriti. L’ha vista alla Prima Comunione con il suo bel vestito bianco. Il Bambino sulla Sedia pensa che con l’ostia consacrata di Gesù in lei, alta poesia si dice, la Bambina della Prima Comunione lo difenderà. Lo desidera ardentemente. Sembra un primo amore! Anche perché lui l’ha vista saltare i fossi intrepida simile a lui quando è l’esatto contrario di quello che è ora, con un soprannome che incute anche timore, come Accio, e corre libero sull’argine del Serchio. Ma bisognerebbe che la Bambina della Prima Comunione si alzasse e abbandonando la sua famiglia andasse verso lui posandogli la mano sul petto che già la sua breve vita le ha spellato e lo facesse scendere e andasse via con lui a cercare una poesia che non si sa bene com’è ma adatta per il loro Sé... e Noi. Sorride alla rima il piccolo poeta bambino. E confida, ardentemente lo spera, che questo “miracolo di muta comprensione” accada.