:: Accio e Cardellino: Thank you Sammartini nel notturno sempre più. Ad aprile mitologia acerba sull’erba.


Sara Cardellino al Campo della Barra nell'aprile 2020




Accio e Cardellino 

THANK YOU SAMMARTINI NEL NOTTURNO SEMPRE PIÙ
Ad aprile mitologia acerba sull’erba 
Alla mi’ amata in ‘ampagna sulla ‘anna della bicicretta portata






Sammartini: NOTTURNI

 

 

Accio

ARCADIA IN APRILE 2020
(a Sara Cardellino)

 

Mi scorse il fauno imbroglione sulla ripa del lago.
Da carte imbrattate d’inchiostro ricavava barchette.
D’età nel grigio era gentile ancor nei lineamenti:
amabili labbra sue rosse sembravan tinte
nel vino. Mi venne incontro porgendomi natante
odorosa di sciolte parole profumo di canne.
La sospinsi sulle acque chete mentre imbruniva.
Perso ogni timor accettai corona di fiori.
L’acconciai sulla fronte entrando nel notturno
di Sammartini. Al che chiesi: Sei Fauno che imbroglia?
-Sol la poesia che mena con sé doglia!
-Sei imbrattacarte?
-Sol se l’amor vien vissuto e messo da parte.

Doppo due facili rime sincere a lui mi concessi
‘ome se nata in quer momento fussi
‘ome l’intreccio della flutta traversiere col basso
oh tempo beato nel cor preso al lazo.

 


Sara Cardellino

I NOTTURNI DI SAMMARTINI PER ACCIO E CARDELLINO
IN FUGA ARCADICA E VERRNACOLA



Cardellina Arcadica
al Campo della Barra


(9 maggio 2010, Venezia) - Accio, Accio stamani mi son svegliata col ricordo della nostra ultima fuga, dal cascinale vecchianese, verso il Campo della Barra. In tempo di divieto: che spasso raggiungere in bicicletta, seduta sulla canna, con la mascherina protezione dal Virus Covid 19, in fuga, quasi notturna, sulla strada sterrata bianca come nei quadri macchiaioli, verso questo appezzamento che coltivi poco meno di un Km fuori Vecchiano. Pedalavi e ridevi della mia “fifa” di cadere. Che ritrovata allegria. Mai stata in bicicletta in questa maniera. Tu che neppure avevi azionato il fanale. Mi baciavi i capelli nel venticello e il collo dicendo: “Sara stai fermina non ti mòve a dir-di nò sennò si ‘asca ner fosso". Abbiamo camminato tra gli ortaggi che mi illustravi mentre il terriccio m'entrava nelle scarpe. Siamo stati abbracciati nel capanno mentre ti sentivi una specie di Renato Fucini con le sue “Veglie di Neri”. Adesso immagino di ingentilire il bozzetto rusticano che abbiamo vissuto con i “Notturni a 4 per flutta traversiere due violini e basso” di Giovanni Battista Sammartini. Compositore eccentrico e trattato malamente in patria e nella storia della musica.
Dopo che ti avrò rivelato cosa ne scrisse Haydn, e se ti piacerà, pardon “ti garberà”, la composizione, immagino ti rimarrà simpatico.

“Sammartini imbroglione e imbrattacarte” lo definì Franz Joseph Haydn. Non sappiamo cosa mosse il fondatore dello stile classico a cotanta ferocia. Probabile, essendo io nel ramo, che il sommo austriaco gli, come dici tu anzi te, “montasse il nervoso” ritenendo le sue prime sinfonie debitrici del milanese. Con fratello Giuseppe celebre oboista.

Di fatto Giovanni Battista Sammartini è stato amato e bistrattato sia dai suoi contemporanei che dalla storiografia successiva che soltanto negli anni ’70 del Novecento s’è dedicata a studi seri sulla sua opera. Nel corso della sua esistenza, siamo in pieno Settecento, nessun editore italiano si degnò di pubblicare le sue musiche; al contrario di quelli stranieri che, dal parigino Clerc al londinese Simpson e Walsh, non si lasciarono sfuggire le sue sinfonie e i vari lavori strumentali. I Notturni come quelli che ti faccio ascoltare in video, da Venezia, si eseguivano al calar della sera che andava verso la notte in spazi erbosi e ameni.

A mio avviso questi Notturni superano il linguaggio barocco: con garbo eleganza capacità di sospingere chi ascolta, se innamorato, a un palmo da terra. Tu lo sei Accio di me?


 


Ir Bosco della Nada e di Lalo - olio su tela - 1970




“Impressionismo con sacco colorato per il mare”. Fotografia di Sara Cardellino, marzo 2020, nelle soffitte der ‘ascinale che ò con esto titolo ribattezzato. Il quadro lo dipinsi a diciotto anni per mi-mà assieme ad altri. Esto sta qui in soffitta da ando morì nel 1995 ir su Lalo. “Qui Accio, in questo bosco verso ir mare, venivo col tu’ babbo ed erimo ‘ontenti ‘ome du’ ‘olombi. Lo tegno in ‘amera ogni anno una settimana per riordà ando ci sposammo. Poi gliè giusto stia discosto in artra parte della ‘asa. Ir mi figliolo pittore à reso proprio un ber servizio a su’ genitori”