:: Claudio Di Scalzo: Traducendo Stevenson questa poesia per Sara Van de Cardellino. Bocca di Serchio Samoa |
Claudio Di Scalzo TRADUCENDO STEVENSON QUESTA POESIA PER SARA VAN DE CARDELLINO. MENTRE LASCIO IL WEB E OGNI ATTIVITÀ ESTETICA.
Robert Louis Stevenson non terminò, morendo alle Samoa nel dicembre 1894, il suo romanzo Weir of Hermiston. Come premessa c’è una poesia dedicata alla moglie Fanny Van de Grift. Cambiando dedica nella traduzione e nome della citta stevensoniana ne ricavo stamani, nell'agosto, dedica per Sara Cardellino. Ella custodirà quanto inventai e che forse è un’opera. clikka: Sono in pericolo Sara. Ho bisogno di te Sara, nella primavera 2017, quand’ero in pericolo, ferito, sperso con mia madre quasi morente in ospedale, è venuta a salvarmi. Rispettava il “Patto” che firmammo nel nostro primo legame. Anche se erano passati 5 anni e 5 mesi nella separazione. Diventava così “La donna che visse due volte nel cuore dello stesso uomo”. Sara Cardellino nel nostro secondo legame ha molti nomi e personaggi tra cui: Zerelda Zee Cardellino, Sara Chan Butterfly,… in questa mia dedica e traduzione diventa Sara Van de Cardellino. Perché, unica, non solo è giunta quando ho chiesto aiuto, per stringermi le mani e abbracciarmi, ma ha, col suo tangibile atto d’amore, dato significato a quanto scrissi e dipinsi e fotografai in tanti anni, anche per vicende drammatiche vissute da giovane. “Pertanto ora, nella mia fine, come uomo che tanto si dedicò a faccende estetiche, e che lascia il web e ogni attività nei segni, se qualche pregio ha la mia avventura, se è nata un’opera, se un fuoco arde nella pagina imperfetta, sia lode a te”. A te mia Sara. cds "Stevenson alle Samoa" part. olio su legno Robert Louis Stevenson TO MY WIFE A Fanny Van de Grift I saw rain falling and the rainbow drawn
ALLA MIA COMPAGNA a Sara Van de Cardellino
La pioggia che scende con l’arcobaleno disteso su Vecchianuir, ho visto. Porgendo l’orecchio ho udito ancora nel mio paese a distesa campane percosse diffondere l’aspro vento marino. E qui da lontano, mentre penso alla mia stirpe e alla mia terra, scrivo. Tienili tu questi scritti: sono tuoi. Perché fosti tu che cesellò la spada, soffiò sulla dormiente brace, tenne per me sempre più alto il bersaglio; parca di lodi e prodiga nei consigli – chi, se non tu Sara? Pertanto ora, nella mia fine, se qualche pregio ha la mia avventura, se è nata un’opera, se un fuoco arde nella pagina imperfetta, sia lode a te.
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