:: Accio e Sara Cardellino: La notte del camionista con Debussy






 

Sara Cardellino - Claudio Di Scalzo detto Accio

LA NOTTE DEL CAMIONISTA CON DEBUSSY

Quando c’è un viaggio per andare lontano faccio come mio padre. Il mio maestro e compagno comunista. Vado a letto presto e parto a notte fonda col camion carico di spinaci per Milano o Torino o Marsiglia. Andavo con lui e avevo tredici anni. E guidavo sull’autostrada quando lui dormiva nella cuccetta. Ho ancora la patente del camion. Potrei fare il camionista se non insegnassi in un corso geometri. Ho il rimpianto di non aver continuato il mestiere della stirpe. Sarei stato più felice. Però sono lo stesso un Camionista dei segni.

Parto presto la notte. Alle tre o alle quattro. E non sono solo. Ho con me Sara. “Una sola infinità di Sara Cardellino”. Prima dell’alba le tavole saranno molte. E anche i frammenti di versi legati a Debussy. Al Debussy stanotte delle “Sei epigrafi antiche”.

Sara Cardellino mi suggerisce i percorsi, mi manda quanto scrive o scrisse o scrivemmo assieme sei anni fa - ha custodito tutto non ha pubblicato dopo la separazione un rigo sorto nella coppia - e diventa nuovo carico per il camion che viaggia: è la mia signora e maestra in musica. L'unica assieme a mio padre a cui, alla pari, do retta, e ne seguo la parola. Vive due volte in me, in date diverse. Io, da Camionista dei segni, ci aggiungo gli spinaci sempreverdi dell’acquarello della matita della fantasia. A volte sono Braccio di Ferro con Sarivia. Un fumetto. Altre, con lei, lambisco il sublime, perché se intendi cosa confida Debussy in “Bianco e nero” in “Sei epigrafi antiche” per due pianoforti, qualche segreto lo scopri di sicuro.

 


Sara Cardellino, l'amata - settembre 2017

 

 

“Le sei epigrafi per pianoforte a quattro mani sono ancora più schive, se è possibile, di “En Blanc et noir”. (le stampe di Debussy ti aspettano / nella melodia divisa delle mani che sono io / Epigrafi intercapedine del timore che scatena il paradiso). Schivo anche l’artista che fugge il riconoscimento a quanto inventa e si mantiene, schivo, e libero, nel dedicarsi al proprio respiro più segreto".

"(L'epigrafe di Debussy immagina sia come il bombo che trangugia avido la foglia e ne secerne seta: continuerai l’ascolto nel cerchio notturno di me e te che ricorda cosa fummo cosa saremo senza il presente? Puoi amarmi fino a questo rischio?)".

"Vuoi che ti scriva che è iniziatico Debussy? Certo! apre a quanto non necessita di lodi onori ricompense. La “chiave” sta nel fuggire quanto altri, tutti o quasi cercano, farlo sopra un camion che parte si ferma riparte sosta cambia percorso: dall’autostrada alle strade polverose di campagna alle impervie di collina… è il tuo mestiere di Camionista dei Segni".

"(L’abbecedario delle epigrafi di Debussy confida il possesso sulla leggerezza del suono che vive mortale l’attimo: possiedi me perché possiedo te senza averti conosciuto ancora abbastanza nella morte che mi dai quando mani staccano la tastiera. Le mie la rialzano e ancora dita suonano. Se scoprissimo chi di noi due dà dolore chi dà gioia che salva... l’amore finirebbe. E’ accaduto una volta, so che non accadrà più. Il suono a quattro mani così inteso è per sempre!)".

"ll carico verrà pesato non con basculla - uso il termine di Lalo, ti farà piacere! - solita, adatta a dare prezzo a quanto sta sul pianale. Ma del peso di questi segni e della ricompensa che non è terrestre ti scriverò un’altra volta”