:: Claudio Di Scalzo: Sara Senta salva L'Olandese

                                  

 

 

Claudio Di Scalzo

 

 

ALFREDO CASELLA E BAMBINA FORMICA PUMA

 

 (a Sara Cardellino - ore 3,00)

Tornato in valle da Vecchiano-Lucca... è notte fonda, mi metto sulle tracce di Alfredo Casella, come mi hai suggerito: “In questo compositore troverai la chiave per entrare nell’Infanzia di te monello Accio. Mi sembra più adatto, per iniziare, di Schumann, c’è il novecento, le avanguardie, e la scia stravinskiana: ascolta e medita sui “Pupazzetti” che appaiono nei 'Cinque pezzi per pianoforte a 4 mani di Casella'. Li trovi in video su Youtube'.

Siccome non riesco a dormire disegno e scrivo.

I Pupazzetti potrebbero costituire una bella impresa in tele impegnative. C’è il gioco inventivo illimitato, l'umorismo dispettoso, e qualcosa di astrattamente infantile che potrebbe coinvolgere certi miei pensieri. Mi vengono in mente alcune atmosfere parodico-umoristiche nella Prima Sinfonia di Mahler con animali post-umani di già? e uomini regrediti a marionette?

 

Claudio Bambinello Pupazzetto

 

 

I pezzi sono Marcetta, Berceuse, Serenata, Notturnino e Polka. Mi studierò, mia Musa Musicale Cardellina, queste composizioni.

Ti ho disegnato Sara Cardellino che diventa il personaggio della Bambina Formica Puma. Da personaggio a personaggio. Domani, nel giorno pieno, ora sto crollando di stanchezza!, e me vado a cuccà dopo aver disegnà, potrebbero materializzarsi: Accio-Pupazzetto e Sara Formica Puma. Con i testi adatti a quanto di graffiante c’è nell’infanzia mia e tua. Inconsci compresi che ci siamo graffiati. E ora che ci penso da qualche parte devo avere un catalogo su di una mostra che vidi dei “pupazzi” disegnati da Derain. Domani lo cerco.

Buonanotte, Sara-Puma, per quella che rimane, e penso al cielo sulla tua città dove anche tu sei tornata dopo l'ottovolante vecchianese-lucchese (come l'hai chiamato tu). Ma prima pulisco i pennelli. E appuntisco le matite. Il bravo artigiano, io sono un artigiano dell'immaginario!... deve sistemare gli attrezzi.

 

 

 

 

 

 

SARA SENTA SALVA L'OLANDESE

 

 ovvero storia d'amore con musica in età diverse e uguali

a Sara Cardellino-Formica Puma, mattino dell’11 aprile 2017 

 

La fiaba musicale, ispirata da Alfredo casella con il suo  “Pupazzetti op. 27.Cinque pezzi per pianoforte a quattro mani.  Marcetta, Berceuse, Serenata, Notturnino, Polka”, inizia così.

C’è, c’era una volta,… Pupazzetta Formica-Puma, molto Formichina nel mattino veneziano. Disperata dal vetro dell’auto che la porta in vacanza senza i genitori. Lei è sola e guarda fuori le figure che sorridenti la salutano, e la fotografano, ma la piega della sua bocca dice tristezza infinita. Deve ubbidire. Deve essere una bambina diligente che rispetta il volere di mamma. Nessuno verrà ad aiutarla. Invece si sbaglia. Se nel suo compito c’è scritto che deve terminare con tutte le regole grammaticali in venti righi, lei, Pupazzetta svolge la prova perfettamente, sa tutte le regole, sa come usare benissimo la grammatica, è da 10, prende il bel voto e rispetta il giudizio. Anche dietro al vetro dell’auto è così. Nessuno verrà ad aiutarla per salvarla dalla tristezza che prova e che proverà per tutta la cosiddetta vacanza. Sono regole e vanno rispettate. Nessuno può aiutarmi. Invece si sbaglia! Questo nel compito non era previsto. L’arrivo di Pupazzetto Accio. Un monello Terribile che non rispetta nessuna regola grammaticale. Che supera le pagine che gli danno scrivendo e se non ha più parole ci aggiunge disegni. E che poi il maestro gli straccia sul viso col voto Tre. Dicendo. “Tale padre tale figlio!”.


Pupazzetto Accio è figlio di un anarchico. La bambina Formica-Puma lo guarda sbalordito mentre apre lo sportello e gli dice: “Tira fuori il Puma che è in te”. E lei nel suo petto dove poi crescereanno, ma ora non ce l’ha, delle delicatissime piccole puppine a ciliegia, sente ardere qualcosa che non aveva mai provato. Scegliere. Decidere. Ribellarsi. Prende la mano di Accio e corre via. Con lui. Dove mi porti chiede il monello. A giocare sul Brenta a fare nave verso Venezia. Mi garba, dice il bimbo sotto un ciuffo ribelle di riccioli. Un giorno io avrò una nave grande e so già come la chiamerò. Come, chiede la Bimba Formica-Puma. L’Olandese Volante. Cribbio una nave fantasma! Ma anche un po’ maledetta. Ma sei sicuro Accio di voler guidare una nave così. Certo dice lui. La bambina Formica Puma tace un attimo. Lei è studiosa. In casa la musica circola. Sa di Wagner. E che L’Olandese Volante ha un capitano Daland che ha bisogno di trovare, essendo maledetto, Senta. Perché lo salvi nel cristianesimo. Ma tace non vuole angustiare quel bambino generoso che è giunto a liberarla. Passano assieme un giorno che sembra lungo un anno. Con giochi unici  e un’intesa bellissima, son tanto carini, che una turista li fotografa assieme, mettendoli in posa, sotto ad un rampicante di rose. La donna pensa che la rosellina più bella è la bambina (e ci fa rima) e che il rampicante che forte valica il muro con rami e foglie spavalde e il bambino. Scattata la polaroid la signora la dona alla Formica-Puma perché la ritiene più giudiziosa. E che saprà conservarla al meglio. Poi continuano i giochi sull’acqua e sul prato della Villa palladiana. A sera ritrovati dai genitori che la chiamano la coppia si separa a malincuore. E prima che venga riportata a casa dove Formica-Puma avrà la sorpresa che i genitori la terranno con sé dopo la sua fuga temendone altre dove l’avevano affidata, dice al monello: Come posso ricambiare per questa gioia per questa libertà che mi hai dato Bimbo Accio. E lui risponde che lei non gli deve nulla, l’ha fatto perché ne aveva voglia. Se non ne avevo voglia non lo facevo. È la regola dell’anarchia anche e soprattutto per i bambini. Lei lo guarda con occhi neri lucenti: che verità bellissima cercherò di seguirla. Ma proprio non posso far niente per te? Dimmelo. Il bambino si mette la mano nei capelli, pensa,  e poi dice: Se un giorno sarò io prigioniero, se sarò in pericolo di una tristezza infinita che temo irrimediabile, penserò il tuo nome Formica- Puma  e tu verrai a salvarmi. Sì sì, dice la bimba mentre tenuta per mano si volta quel muso ardito di un monello incredibile, verrò se mi chiami. Verrò. E per un attimo pensa all’amico che perde e che vorrebbe diventare marinaio su di una nave tanto misteriosa e terribile senza sapere in che destino si sarebbe ficcato. Perché non sa la grammatica e tantomeno quella dei grandi musicisti come Wagner. Ma poi ancora gli sorride e caccia i brutti pensieri. È stata felice ed ora è formica e anche puma e sa difendersi sa cos’è la libertà.

In un giorno d’aprile, mentre era sola nel suo studio, a studiare un concerto per flauto che avrebbe interpretato, a breve, sentì una voce, simile ad un adagio, struggente, e distinse la voce di Accio che chiedeva aiuto. Che le diceva. Sono in pericolo, se puoi vieni.

La donna, erano passati dei decenni, Non era più una carina Pupazzetta di Casella, ma una giovane elegante signora - anche lui non sarà più un Pupazzetto di Casella pensò - si vesti, uscì, prese l’autostrada, e andò a trovare l’uomo detto Accio. Intuì con facilità dove stava.  Sapeva anche con che nome, lo avrebbe reincontrato. E sapeva quello che aveva lei.

Giunse a Bocca di Serchio. Stava calando un “Notturnino”. Vide un veliero insabbiato e quasi disalberato. L’Olandese Volante. La nave misteriosa e maledetta in amore. Poi vide l'Olandese che le veniva incontro. E prima che L’olandese, un tempo Accio Monello, l’abbracciasse, gli disse: Sono Senta, sono venuta a salvarti, mio Olandese.