:: Claudio Di Scalzo: Tre foto per Nada e Lalo, I

 

CDS: "Compagnia e solitudine" - Pasqua 2016, ai miei genitori

 

 

Claudio Di Scalzo

COMPAGNIA E VINTA SOLITUDINE

al camionista Libertario detto Lalo, alla sarta Nada

con citazione da Apollinaire per due sposi.

 

L’ADDIO

Ho colto d’erica un rametto

L’autunno è morto non scordarlo

Non ci vedremo mai più in terra

Odor del tempo brullo rametto

E tu ricorda che t’aspetto.

(trad. Giorgio Caproni)

 

Sul muretto s’è esercitato col muschio con la crepa il tempo che passa e con mestiere scassa. Muratura e cotto in mistura fu realizzata da mio padre. Che ora dimora in una cassa. Con quanto resta del suo corpo da eroe spartano. Fotografia che giochi nel lucor pasquale d’ogni resurrezione tieni accosto per me la fisicità degli oggetti e il simbolo che li interpreta nell’ora di pietra di terra.  Il giardino abbandonato sotto al noce abbracciato alla magnolia rivela con voce primaverile l’apparenza valicabile (stamani?) e promiscua del mondo in silenzio. Che verrà rotto dalle campane sonanti a distesa. Il vaso a sinistra per chi guarda, pur’io, il mio io?, fotografo è di coccio e l’altro  a destra di plastica. S’intravede il basilico che deve vedersela con fili d’erba che non conosceranno alcuna ricetta. Nell’altro vaso cosa sarà interrato? Il timo? Che in virtù del moderno plasticato recipiente crescerà poi per primo?

 

 

Sotto al noce un dondolo abbandonato e rugginoso. Su cui giocarono tre bimbi felici d’abitare nei mesi con le feste e in estate una casa dei balocchi dove il nonno mangiafuoco spartano li proteggeva e mai avrebbe permesso diventassero ciuchini. Proteggeva anche me nei miei trent’anni in epica rossa e sgargiante nella post-ideologia. E se non sono diventato un ciuco artista lo devo a Lalo. Che m’ha insegnato, cari figlioli, l’epica del singolo libertario nei segni del mondo. Dietro le mie spalle di fotografo oggi c’è ancora lui. Ancora padre. E abbiamo capelli grigi uguali. E lo stesso profilo segnato da rughe, sembriamo fratelli nell’es che ci siamo riversati l’uno nell’altro, mentre fissiamo il dondolo. Che dondola ancora nella consolazione pasquale e in questa fotografia di resurrezione. E questa è la forza dell’arte quand’è anche sangue e stirpe. Che tiene tutto insieme. Il profumo del basilico e del timo con la ruggine. E mia madre, la Nada, che dice, dalla cucina, a mio padre… per indorare la pietanza portami un rametto. Odor del tempo brullo rametto. Ricorda Lalo che t’aspetto. Mia madre completa la fotografia  E io obbedisco volentieri e lascio cadere foglioline nella crepa. Firmandomi crepascolaro a Pasqua.

 

...CONTINUA