:: Claudio Di Scalzo: La messa sfocata a tropo 1

 

 

 

Claudio Di Scalzo

LA MESSA SFOCATA A TROPO

(a didascalia della fotografia "Pesce spada a Marina di Vecchiano")

Il titolo a questa frammentaria raccolta in progress sulla fotografia viene, ovviamente, da “La messa a fuoco”. Atto fondante del soggetto che fotografa. Vangelo. Verbo. Però intriso in una velata ironia, alla Duchamp?, perché la messa a fuoco, messa intesa pure come rituale noioso, si riversa nella deformata messa a tropo. Tropo inteso nella Retorica tradizionale, dal tempo dei greci, come uno “spostamento” di significato. Una sua deviazione o, più recisamente, devianza. Uso, dunque, in fotografia, Allegoria, Catacresi, Metafora, Sineddoche, Metonimia, Antonomasia, Eufemismo, iperbole, Litote, Ironia, Perifrasi.

La fotografia “"Pesce spada a Marina di Vecchiano" del 28 Agosto 2015  probabile rientri in una messa a tropo con Iperbole e Ironia. 

La fotografia in esergo risente anche del mio interesse, verso due fotografi, due maestri come Cartier-Bresson ed Elliot Erwitt. Il primo, a cui si ispirerà anche l’americano, scrisse “L’importanza dell’attimo”. Erwitt, ed a Lucca è terminata il 30 agosto una retrospettiva molto ben curata, coglieva sì l’attimo, però, operava centinaia di scatti. E poi sceglieva. E qui giungo alla dialettica, anch’essa vangelo, dei tempi lunghi/tempi corti. Che non sono quelli soltanto del diaframma. Della Reflex. Anche nell’epoca digitale. Bensì quelli dell’appostamento temporale sulla scena della fotografia.

Prendiamo il mio “pesce spada”. I tronchi bruciati rimandano al “muso” del pesce”. Sullo sfondo la battigia. Ho scatti senza presenze su di essa. Ma secondo me non bastava. Ho atteso per ore un pescatore col giacchio, la rete che vien gettata in acqua da riva o immersi fino al busto. Sarebbe stato un correlativo fondamentale. Non c’era alcun pescatore. L’ho cercato per a lungo per chiedergli se mi faceva una posa ma niente! Allora mi sono appostato dietro i tronchi in attesa di qualche bagnante. Metti un venditore ambulante con tappeti svolazzanti neri o colorati. Nessun venditore faceva al mio caso. Poi sono passati due bagnanti e l’uomo teneva un cane col manto nero. Ecco la foto adesso era realizzabile secondo la mia interpretazione dell’attimo.

I limiti alla mia azione però stanno in un momento tecnico insuperabile. Dispongo di una modesta Nikon Coolpix 29. Una macchinetta digitale senza zoom e lenti adatte. La dicotomia si regge pure su questi limiti. Non può valicarli. Necessito se non di una Reflex Nikon quantomeno di una, più abbordabile per le mie finanze, bridge.

Un'ultima nota. Ogni fotografia, come questa può diventare illustrazione di una vita italiana catastrofica. Marina di Vecchiano è inserita in un parco, quello di Pisa-Lago di Massaciuccoli, ma sera ci sono idioti e vandali che accendono fuochi simili lasciandoci attorno immondizia e bottiglie. Al mattino i bagnanti respirano fumi e calpestano resti vari di cibo. Possibile che in un Parco non ci sia mai, dico mai!, per tutta l’estate una vigilanza?