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Rivoluzionari

:: Claudio Di Scalzo: Il giovane Trockij - Comunisti 1
04 Marzo 2016

  

 

 

 

Claudio Di Scalzo

INVECCHIARE ACCANTO ALLA GIOVINEZZA DELLA RIVOLUZIONE SCONFITTA

 

I comunisti europei, nella loro diverse appartenenze costituiscono, secondo me, il romanzo tragico, del primo Novecento. E' il secondo dopoguerra a cambiarne completamente trama e sviluppi. I regimi totalitari stalinisti. Le rivoluzioni orientali. Tanto diverse nella forma e negli ideali che avevano nutrito i comunisti e socialisti europei. Fin dal 1848 e dalla Comune di Parigi del 1891.

Il comunismo italiano, incarnato dal PCI, vive la sottomissione allo Stalinismo e all’URSS, così come la sinistra extraparlamentare la propone verso la Cina di Mao. Variante stalinista. Ignorata ogni eterodossia eretica del marxismo occidentale ed americano. Lo stesso Trockij viene considerato un traditore dai PC europei fino al 1989. Chi a metà anni settanta praticherà ipotesi armate, tipo le Brigate Rosse, si qualificheranno semplicemente come dementi specializzati in farseschi e orribili assassini: variante stalinista sclerotica per poi pentirsi e mostrarsi miserabili. Pentimento  a presa rapida. E spiate infami. Quanto ai comunisti italiani figliati dal PCI verso il liberalismo o farsesche, anch’esse, devozioni al comunismo storico dell’URSS, si sa come è andata  a finire. Questi “dirigenti” stanno tutti in TV. Mi spiace tanto per le migliaia, un tempo milioni di militanti sinceri ed entusiasti, ma sono stati presi in giro!

Personalmente, come testimonia la biografia, fin dai diciotto anni sono stato un marxista eterodosso. Privilegiando Il Situazionismo ed il Lettrismo artistico e il Consiliarismo olandese di Pannekoek. Senza una nuova estetica una nuova vita quotidiana alternativa in tutto al Capitale la battaglia è persa in partenza. Dal 1976, sciolta Lotta Continua, non faccio più politica. Non ho seguito i miei ex compagni in nessuna carriera culturale o politica. Le mie idee “rivoluzionarie” sono state sconfitte tutte. Tra chi li ha annichilite ci sono quelli che non capirono cha la morte del comunismo - financo della sua "narrazione" e teoria - è stata inflitta dal Gulag e dalle pistole delle Brigate Rosse in Italia. Non averlo rivelato costruendoci un nuovo racconto e progetto politico è la colpa dei vari "comunisti" italiani che io mai scuserò. Ma stare in Parlamento negli enti nei giornali nelle università in TV e poi nei social era ed è più comodo. E proficuo per lo stipendio e altri privilegi!

Ecco! i Trockij erano fatti di una pasta diversa. E così i comunardi francesi, e i bolscevichi, e gli spartachisti di Rosa Luxemburg e i partigiani italiani, e i cugini anarchici come Durruti. Nel mio Racconto biografico tutte queste figure, divise anche da odi feroci, staranno assieme. Ed userò la "mia" maniera estetica anche visuale per produrne esiti. E' tempo che i rivoluzionari abbiano l'estetica che meritano.

Bucharin accanto a Trotckij ed a Bela Kun. Sarà consolante invecchiare con loro stando accosto alla giovinezza eterna della rivoluzione sconfitta!

 

 

COMUNISTI

 

 

 

 

1

IL GIOVANE TROCKIJ

Nasce nel 1879 da una famiglia ebrea in Ucraina. Agricoltori con un fazzoletto di terra da custodire stando attenti che non si macchi di sangue in qualche persecuzione che appare rapida e straziante come il becco dei corvi sui frutti inermi. Inizia il suo noviziato rivoluzionario sul mar nero. Porti con genti che circolano pittoresche e le più diverse. Lo scandaglio dei suoi capelli mossi lo tuffa in conversazioni e racconti e vicende tumultuose. Non ha nemmeno compiuto venti anni che viene arrestato reo di propaganda sindacale tra gli operai di Odessa. Viene condannato a quattro anni di deportazione in Siberia. Legge l’italiano Antonio Labriola tradotto in russo che divulga il materialismo dialettico. Legge Plechanov altro divulgatore della Seconda Internazionale. Poi agguanta il capo di tutto: Il Capitale di Marx che è un’altra cosa rispetto ai tanti devoti.  Dalle catene siberiane collabora all’Iskra di Lenin. Scappa dalla prigionia. In questo periodo però lo divide da Lenin la concezione del partito. C’è il rischio compagno Lenin che la Direzione si sostituisca al partito ai militanti e che poi nel Comitato Centrale emerga un compagno un singolo che si proclami dittatore. Queste critiche saranno usate anni e anni dopo, da Stalin, per limare il piccone che spedità in cerca della testa nemica. Per ora sono schermaglie tra menscevichi e futuri bolscevichi. E Lenin non porta rancore, crede nella dialettica, e poi lui è un capo, come Marx, e sa che la forza rivoluzionaria ha più soggetti a interpretarla. Il giovane Troskij tra l’altro si allontana dai menscevichi poco rivoluzionari, secondo lui, nel fiancheggiare Madre Russia in guerra, nel 1905, contro il Giappone. C’è una regola! I socialisti i marxisti non possono appoggiare alcuna guerra imperialista. Intanto nella “Domenica di sangue”, a San Pietroburgo, il selciato vien lavato dal sangue operaio. Torno in Russia di volata, si dice, i rivoluzionari stanno dove il proletariato. Soffre in prima fila.

 

...CONTINUA

 

 

 


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