:: Claudio Di Scalzo: Trilogie Transmodernità complici i Rolling Stones

                                             

 

 

Claudio Di Scalzo

TRILOGIE E TRANSMODERNITÀ SENTIMENTALE

Son cresciuto a trilogie quattordicenne e quindicenne. E mi chiamavano, a ragione, dalle mie parti, Accio. La trilogia di Dumas: “I tre moschettieri”, “Vent’anni dopo, “Il visconte di Bragelonne”; La trilogia di Emilio Salgari: “Il corsaro Nero”, “La regina dei Caraibi”, “Jolanda la figlia del Corsaro Nero”; La trilogia di Sofocle: “Antigone”, “Edipo Re”, “Edipo a Colono”; la Trilogia di Sergio Leone: “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”; i primi tre numeri di Kriminal disegnati da Magnus: “Il re del delitto”, “Il museo dell’orrore”, “Omicidio al riformatorio”; la trilogia “nervosa” dei Rolling Stones: Satisfaction (1965), “Get off Of my Cloud” (1965); “19th Nervous Breakdown” (1966); accosto alla trilogia “amorosa: “As tears go by, Con le mie lacrime” (1966, in italiano)  “Lady Jane” (1966) e “Let’s spend night together” (1967), che mia nonna Messinella scoprì, con disappunto, che la prediligevo ormai a quella che mi aveva entusiasmato, in precedenza, di Mozart: “le nozze di Figaro”, “Don Giovanni”, “Così fan tutte”.


 

Ci sarà un rapporto tra questa mia formazione e quanto scrivo sull’Olandese volante, in questo febbraietto corto e maledetto,  in “transmodernità sentimentale”?