:: Il Quartetto di Debussy con Dukas e Dufy

 

 

Paul Dukas

Il Quartetto di Debussy è una composizione in cui l’intensità del colore sembra predominare sull’espressione propriamente detta. Ma si tratta di un’apparenza. Secondo la definizione stessa del temperamento di Debussy, egli si propone di caratterizzare soltanto sentimenti musicali, contrariamente a quanto si può osservare per molti compositori ai quali la musica serve per manifestare in maniera veemente impressioni e pensieri generici. Ciò potrebbe indurre un ascoltatore superficiale a credere che la musica di Debussy non voglia dire nulla, e in questo si sbaglierebbe di grosso. Se nel Quartetto non si trovano accenti incisivi, né sviluppi quasi drammatici frequenti in altri musicisti e tali da giustificare la teoria di Wagner, vuol dire che la composizione di Debussy è priva di significato? Sì, se si ammette che il monopolio dell'espressione appartiene esclusivamente ai tremolii e alle settime diminuite. No, se si pensa che al contrario, la musica strumentale reca in se stessa i propri scopi e che, lungi dal rivestire un significato più o meno estraneo, essa deve commuoverci senza uscire dal suo specifico campo d'azione. Si sa quale era era l'opinione professata da Mozart. Per il maestro la musica doveva sempre restare musica, qualsiasi cosa si proponesse di esprimere. Recentemente la scuola russa si è richiamata allo stesso principio. Sotto questo profilo Debussy, anche se la nostra affermazione gli sembrerà paradossale, sembra riallacciarsi a Mozart. Vi si riallaccia al pari di Weber, di Chopin, di Schumann e in generale al pari di tutti i maestri che hanno manifestato una specie di orrore per la drammatizzazione esagerata della musica. La filiazione da Beethoven è del tutto differente. E' costituita soprattutto da compositori che hanno manifestato una tendenza opposta, una sorta di disagio nei confronti della musica pura senza preciso significato, e che hanno sempre cercato di determinare il senso delle composizioni sinfoniche che ammiravano. Ad esempio, Berlioz e Wagner. Il Quartetto di Debussy reca il segno del suo stile. Tutto è disegnato nettamente, malgrado una grande libertà nella forma. L'essenza melodica della composizione è concentrata, ma ha un sapore molto ricco. Basta a impregnare il tessuto armonico con un apoesia penetrante e originale. La stessa armonia, malgrado la grande audacia, non è mai urtante né dura. Debussy si compiace particolarmente delle successioni di accordi soffici, delle dissonanze non crude e più armoniose, nella loro complessità, delle stesse consonanze; la sua melodia vi scorre come sopra un sontuoso tappeto sapientemente ornato, dai colori privi di toni violenti e discordanti. Un tema unico serve di base a tutti i movimenti della composizione. Alcune sue trasformazioni sono particolarmente attraenti, con la loro grazia inattesa. Per esempio quella che si trova al centro dello Scherzo (questo movimento è soltanto un'ingegnosa variante del tema). Niente di più suggestivo del ritorno espressivo del tema ritmico accompagnato dal leggero fremito delle note ribattute del secondo violino e della viola e dal pizzicato del violoncello. Se dovessimo manifestare una predilezione fra i quattro movimenti, sceglieremmo il primo e l'Andante, la cui poesia è veramente squisita e suprema la delicatezza dell'invenzione.     

 

 

Violino forma perfetta. Risultato di pazienti religiosi liutai nel tempo lungo della strumento che si modella in musica. Dufy offre al rosso di sostenere la forma immaginata del suono. Unisce tavolo e parete verso lo sguardo di chi è tentato il violino d'mbracciarlo, perché si dà, lo strumento e il foglio, con quieto segno vitale. Immaginate la musica sul bianco immaginate le corde sotto i vostri polpastrelli. E sentirete gli occhi su di voi di Debussy.