:: : Erbario T X. Con Sara o della personificazione del lutto. |
SU TELLUSFOGLIO 9 GENNAIO 2020
ERBARIO TRIESTINO X Dolina (Erba trinità – Hepatica nobilis Miller)
Era una sorta di breve poema Ti devo la vita, o una qualche forma di vita: se ci pensi un attimo, soffrivo il male di tutte le spose.
Così la pallida sposa ricorda l'inizio e la fine che non giunse. Perché tutto era già alla fine girando sul proprio asse. E le fresche voci degli invitati, lì dove le giungevano, chiudevano in gola come un sospiro invalido che in fondo macera il tuono. Mia piccola Venere di carne e ossa, mia fiammula ardente e arsa, i nomi franosi di tutti quei lidi tu li conosci. Con scarpe consunte, fino alla corrente oscura che rianima le rocce sei venuta; tieni in mano le scarpe, che non ti sono mai state utili. Tutti eravamo molto scettici nei tuoi panni. Ma tu capovolta liberavi il tuono da dentro la tua religione, e le porte sbattute verso l'esiguo anelito: eravamo tutti raccolti nella cattedrale, ma non sapevamo – non avevamo compreso – che quello era il fuori, ed era esiguo e non aveva alberi, non boschi o laghi, non aveva i larghi orizzonti marini; null'altro che pietra aveva, e il silenzio imposto dall'officiante sul pulpito d'avorio. Tu sola posasti un fiore sulla tomba di Anatole, a te sola fu chiara a notte la strada del piccolo cimitero brumoso, a te consegnarono la chiave che apre sotto ogni rigo un pertugio da cui fuoriesce ed empie di sé l'animo paterno, e con piccole sillabe colorate.
CC.: "Anatole Mallarmé" - 16.6.2014
du jour pauvre et dont je ne me doutains pas (1)
La mia preghiera sfocia in tremula luce mentre intreccio una corona d'erba trinità. L'ho raccolta nel giardino di Anatole, dove le zolle sono più morbide e il vento tace. In un luogo senza impeti ho colto la corona per il piccolo Anatole. Amo le corone, senza inizio né fine e qui giunge e termina il mio corteo nuziale. La terra è piena di vermi, ma essi baciano la fronte al piccolo Anatole.
(1) Stéphane Mallarmé: "Per una tomba di Anatole". “della luce povera/e di cui non mi/rendevo conto”.
Sara o della personificazione del lutto Udine - Chiesa di San Giacomo Apostolo
Claudio Di Scalzo LETTERA °°°°° IN VISITA NELLA CHIESA DI SAN GIACOMO APOSTOLO AD UDINE Cara Chiara, dunque hai raggiunto Udine. Con facilità abitando a Cormons. Sei entrata nella Chiesa di San Giacomo Apostolo. Avrai anche letto quanto affidai al semi-eteronimo (clikka) Margherita Stein su Sara o della personificazione del lutto scolpita da Antonio Corradini (Este, 1668 - Napoli 1752). Ora è il tuo turno di scriverne. Qui, mi piace pensare, sta la forza e la rotta, originale, dell'Olandese Volante. Sapendomi triste per la morte del mio cugino Angiolo, e tanto coinvolto dalle nostra recente visita nel paese di Karoline Knabberchen a Guarda in Engadina e poi a Castelmur in Val Bregaglia, hai scritto sull'erba "Trinità - Dolina - Erbario Triestino" dove compare Anatole il figlio di Mallarmé morto in tenera età e immagino che pianta e sfortunato giovinetto siano stati il viatico per scoprire quanto Sara aveva da rivelarti, per poi confidarlo anche a me, sulle tre candele accese fotografate accanto alla sua veste in materia di Speranza e Carità e Temperanza per oltrepassare il lutto.
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