:: Margherita Stein e Sara nel lutto. Sulla traduzione. A cura di Claudio Di Scalzo

 

Claudio Di Scalzo: "Scacchiera che dà velatamente scacco allo scacchista" - 1980

(montaggio fotografico poi pubblicato sull'annuario Tellus "Nomi per 4 stagioni", 2009.

 

 

 

Claudio Di Scalzo - Margherita Stein

ESTATE CON POESIA NON TRADOTTA DA VERSI NON SCRITTI

 

Non tradurre (in tedesco) quanto non ho scritto in poesia m’appare (nel senso di fantasma) come esercizio senza ragione, posato fra quanto sottraggo e aggiungo per star dietro alla penna, in moto perfettamente immobile. L’eretica Margherita esiste perche scompare nel non emerso dalla voragine che riguarda lei contadina lucchese lei poetessa che non vuole esistere. Che gioco mi gioco non traducendo il non scritto?

Sovverto le regole in una personale contro morte autentica – un attimo dopo esco da questo esercizio che allego per i non vedenti-udenti, prendo un taxi e raggiungo Udine, Chiesa di San Giacomo Apostolo, dove m’aspetta Sara o la personificazione de “Il lutto” di Antonio Corradini. 

Le poesie non scritte non tradotte, per gli studiosi del ramo (o della mia follia) fanno parte della raccolta “L’orto convertito al diserbante”.  

Questa non traduzione di non poesia puo sembrare una fiaba-cattiva strenuamente incauta nella sua assurdità distruttiva da apparire perfettamente bugiarda e apostata nell’amore per la letteratura.   

Non tradurre versi non scritti e il tradimento doppio della pagina e dell’io. Occupo con luttuosa fantasmagoria lo spazio raggirato verso la parola scritta e pensata. Ogni consistenza del corpo e annullata.

Alto sopra di me il cielo freddo della disfatta. Come una dedica alla scelta m’arrosso gli occhi a fissarne l’illimitato azzurro.

Perdita e perdono fecondano l’intuizione del linguaggio. Nomade, il non scritto cavalca il non tradotto, fiato il nome che portai come non autrice. In questa storia c’e qualcuna più ferita di me?    

Pensare di non tradurre in tedesco una poesia che non ho scritto sta nel desiderio di annichilire il mio linguaggio. Tendergli un agguato veramente fisico. Darmi una morte apparente nel gioco logico, ingannevole, di rendere il non scritto morto e ancora più morto non traducendolo nell’armoniosa cadenza che fu di Goethe se non a Weimar almeno in grembo alla sua serva. Intento a montarla.

Non so perché la mia indagine sul non scrivere poesia per non tradurla m’abbia condotto al coito del più grande poeta tedesco in animalesco accoppiamento.

Saprei tradurne il godimento. Ne sento l’eco?

Sarò a lungo l’ostaggio non rivelato per questo scacco che mi concedo da sola. La lingua preda della non scrittura non tradotta per rimanere fedele al candore mallarmeano (oh la parola ha ben da nascondere il flusso d’incontri che sale dagli eventi: la rugiada sull’orto lucchese o l’acqua che si rompe in polle catramose sul Serchio inquinato…) o devo aggiungere il misticismo negativo del buddismo Zen (cappello di paglia rovesciato sui pomodori, giallo appunto paglia sul rosso squillante appunto da pomodoro maturo)?

Non scrivere la propria poesia inclinata sul legno esistenziale (del frutteto che non secca ma frutti dona) per non tradurla – nel “racconto” tedesco freddato dal marmo dello stanco romanticismo – necessita di uno sguardo dolce, comprensivo, per coprirlo dal rimpianto. Che arriva, oh se arriva, senza poterti richiamare indietro, concederti un’altra possibilità, una ripetizione almeno… a quanto negasti. Ferita impossibile da ricomporre non slabbrata non cucita!

Precipito nel vortice cupo, unica veste per me e per la Margherita che fui proprio sul ciglio dove piscia il cane. Che prima annusa e poi orina.

Mi sento serva oggi e come serva di Goethe disposta a farmi prendere da dietro dal più grande poeta tedesco specializzato con le domestiche dai bei seni sodi.

dall'Annuario Tellus: Nomi per 4 Stagioni", 2009 

 

 

 

CDS: "Margherita e la barchetta del ricordo" - 1980. Foto/collage

Foto pubblicata nell'annuario Tellus 27, 2006

"Dalla Torre Pendente alle Alpi. Viaggi e altri viaggi"

Smarrito negativo e stampa originale qui viene pubblicata foto ripresa Annuario

 

 

 Claudio Di Scalzo detto Accio

NOTA SU MARGHERITA STEIN




 

Margherita Stein è nata nel 1960 a Lucca. Vive di rendita dalla coltivazione a frutteto dei terreni di famiglia, affittando la sua villa per sofisticati ricevimenti. Buona parte dell'anno risiede a Monaco. Traduce per diletto, scrive senza affetto, collabora episodicamente all'Olandese Volante per dispetto. (Sue notizie in IMMAGINARIO). Ha partecipato alla "Rotta del poema", poema visuale. 

Margherita Stein è protagonista di un'opera inedita scritta e visuale, anche con me fotografo. Con Margherita Stein sono stato fidanzato. Abbiamo viaggiato in Inghilterra. Anche alla ricerca di altre donne velate in scultura. Oltre quella di Corradini "Sara o del lutto" presente in San Giacomo apostolo ad Udine. Come quella di Raffaele Monti, a Chatsworth House, vicino a Bakewell a sua volta vicino a Manchester. (Questa vicenda è narrata fotograficamente in IMMAGINARIO sull'Olandese Volante)

Traduttrice con originale talento visionario ha rinunciato a qualsiasi carriera universitaria. Soffrendo di stati nevrotici ha praticato un femminismo singolarmente controcorrente e spesso sulfureo. Diciannovenne è apparsa provocatoriamente sopra un giornale per soli uomini in topless e seminuda creando allora scandalo tra gli intellettuali pisani. Rovinandosi ogni carriera universitaria. Fu questo il suo modo di omaggiare Bataille e Artaud. Ha tradotto per le mie avventure editoriali "Spedizione notturna intorno alla mia camera" di F. Xavier De Maistre; "Lenz" di Buchner; "Lettera di Lord Chandos" di Hofmannsthal; "Il povero musicante di Grillparzer" poi da Kafka, Fichte, Trakl, Hoelderlin, Coleridge, Swift, Rimbaud, Apollinaire, ecc. Non mi ha mai perdonato la mia intesa amorosa, fino a scriverne un intero "Canzoniere", con Karoline Knabberchen fidanzata del personaggio e fotografo Fabio Nardi. Ha insomma riunito fotografo ed autore in una sola persona. Fregandosene dell'astuta narratologia da me praticata. Quando ci siamo reincontrati a fine anni ottanta ebbe a dirmi con quei suoi occhi al miele stregato: "Se mi fossi suicidata io, e avevo più ragioni per farlo dell'elvetica isterica, quanto avresti scritto sarebbe stato un capolavoro, così son tanti tuoi libri che continuano una tradizione petrarchista". A volte penso che abbia ragione. E ancora provo un sentimento amoroso per questa sua ferina selvatica sincerità che attiene al sangue misto tedesco-lucchese che ha nelle vene.