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:: Sandro Ivo Bartoli al Festival Puccini (racconto e dialogo)
02 Dicembre 2015

 

 

 

SANDRO IVO BARTOLI

AL MESE E FESTIVAL PUCCINIANO 

(e per l’occasione rivela, dialogando con Accio, storie sull’antenato “sciupamusia” e su Puccini)

Chi ben conosce la mia vicenda forse ricorda che fra i miei avi figura un musicista importante e con trascorsi illustri: quel Senofonte (!) Prato Accademico di Sicilia e collaboratore di Toscanini (era abile suonatore di clarinetto, come il babbo di Ferruccio Busoni), che aveva stretto rapporti di franca e duratura amicizia con il grande Giacomo Puccini durante gli studi all'Istituto Pacini di Lucca (oggi Istituto Musicale Boccherini, dove anche io, anni fa, passai qualche anno da speranzoso scolaretto). Le voci di famiglia raccontano che i due Maestri condividessero diverse passioni: le belle donne, la caccia, il vino e la musica - più o meno in quell'ordine - e che incontratisi per caso sul lago di Massaciuccoli durante una battuta di caccia, fucili alla mano e rematori al seguito, il Maestro Puccini abbia apostrofato il mio bisnonno con un toscanissimo "O cosa giri, sciupamusiche?". A detta dei biologi della genetica, è ben probabile che anche io sia diventato uno "sciupamusiche". Ma è con grandissima gioia che mi accingo a partecipare alle celebrazioni del Mese Pucciniano 2015: il 18 farò compagnia al grande tenore Jonas Kaufmann per l'assegnazione del Premio Puccini, il 19 prenderò parte al rituale Concerto degli Auguri della mia Accademia de'Concerti assieme a Marco Fornaciari, la mia dolce metà Debra Leanne Fast, Francesco Scarpetti e Francesca Gaddi in un programma a sfondo operistico ed il 20 eseguirò l'opera omnia per pianoforte del Maestro "padrone di casa" accanto a toccate di Bach-Busoni e Alfredo Casella. Ne sono, ovviamente, felice ed onorato!

 

 

Figuriamoci se'r mi Accio Claudio Di Scalzo si lasciava sfuggire lo "siupamusia". In verità, i vecchi raccontavano di "siupamùsie", al plurale, ma per il lettore odierno il singolare vecchianese va più che bene. Grandissimo onore, suonare al (CLIKKA) Festival Puccini Torre del Lago; ogni volta che ci vado, è un tuffo in un passato ricco di memorie: quelle di famiglia, quelle di tanti amici "intenditori" che non ci sono più (Giorgio del Baraglia, babbo della Cosetta e della Mariarita, sopratutti: fine muratore, Maestro di Rascel, aveva un orecchio micidiale, capacità critica per la lirica e un sarcasmo tutto toscano inimitabile. La sua risata, poi, era multiuso: levava di torno ogni ombra, rischiarava anche le giornate più buie, e faceva venir voglia di sorridere anche nei momenti meno allegri)...

Caro SIB… uso "sciupamusia" qui, in terra retica, per bollare tutti coloro che sui media e anche in discografia seondo me la musia la gabellano per bona e invece è rancida. O loffia. O proprio musica non l'è. Nel tuo post aggiungi altri aneddoti e biografie che meritano di non andar disperse. E, quando avrai tempo, questa tua avventura narrante, la devi organizzà in un libro. Meglio 'un potevano trovallo, di te, per sta accosto a Puccini! Nel mese e nell'anno nel tempo novo che verrà. A Natale son giù dalla mi' mamma Nada e allor con te brinderò alle 'ose belle alle note belle ai maestri.

 

M'hai ripreso lo sciupamùsie, e ora mi sono venuti in mente un mucchio d'aneddoti... Anzitutto Puccini, il grande cacciatore, cor fucile era piuttosto deboluccio (uno s”padellatore”, come si dice qui). Mi padre studiò il violino su uno strumento che nonno Senofonte aveva grattato al grande Maestro in una gara di tiro. Puccini scommise, appunto, il suo violino e nonno, da quel gran spaccone che era, il suo pianoforte a coda Steinway & Sons (si trattava bene, lui, sai com'è). Non c'era paragone (a meno che il violino non fosse stato, che so, uno Stradivari): il pianoforte a coda tedesco valeva di più. Ma nonno vinse (alè!) e quel violino ramingo passò di mano, servì a mi'padre quarche anno, e poi finì mangiato da'tarponi in una soffitta, fine ingloriosissima per una strumento dal pedigree così illustre (devo aggiungere che, ad averlo oggi, varrebbe probabilmente una fortuna?). Giacomo e Senofonte: sorti alterne. Puccini nacque povero (eh, famiglia di musicisti, che vuoi), Senofonte unico erede d'una facoltosa famiglia. Giacomo, baciato in fronte dalla dea bendata, assistette al nascere dei diritti d'autore, e colle sue opere immortali divenne ricchissimo (aiutato, pare, anche da una certa parsimonia tutta lucchese); Senofonte, privo del genio creativo di Giacomo, trovò il sistema di scialacquare un patrimonio imponente con “le donnacce” e uno stile di vita sempre al di sopra dei suoi mezzi. Salvò il salvabile trasportando la sua numerosa tribù di figlioli in America, a Chiago (quartiere Cicero: allora una topaia, oggi rione “chich”): loro a lavorare nelle fabbriche, lui a suonare con Toscanini. Tornarono nel '20, credo, e tanti vecchianesi attempati ricordano il Bar Eolo, gestito appunto da Senofonte e varie figliole. Oggi è ricordato come il fondatore della Banda Musicale del paese... Qui ci sono ancora tanti dei suoi studenti. A quei tempi era d'uopo che il Maestro di banda si accollasse la responsabilità d'insegnare i vari strumenti alle nuove leve: Piero di Lolle, Roberto Benassi e diversi altri ricordano ancora ogni cosa (Piero suona sempre il sassofono baritono nella banda: o che omaccio sarà?), e viene spontaneo chiedersi se i Maestri di quell'epoca avessere qualche “vantaggio” rispetto ai docenti di conservatorio odierni, ma questa sarebbe un'altra storia...

Accidenti a te, Accio. Io c'ho da stughià, e'nvece son qui a fa'la lotta colle memorie...

 

 

CDS

PIANOFORTE E NARRAZIONE

 

 

 

Il pianista Sandro Ivo Bartoli , generosamente, affida all'Olandese Volante, alcune sue narrazioni sulla musica che interpreta sui compositori sulle biografie dei maestri unendovi un umorismo bonario e a volte sulfureo. Rientra per questo in una grande tradizione di narrazione orale e scritta che ha i suoi maestri nell'ottocento toscano con Collodi e giusti e nel novecento con Malaparte e Maccari. Ovviamente per un interprete del piano come lui, questa vocazione letteraria, la tiene a lato, e come faceva Puccini la dona in incontri conviviali agli amici toschi... però io l'ho sempre pensata anche come una componente di assoluta originalità accosto al suo pianismo che lo rende tra i maggiori in Europa.


 


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