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:: Claudio Di Scalzo: Sandro Ivo Bartoli a Vecchiano
11 Maggio 2014

 

 

Claudio Di Scalzo

IL PIANISTA DI GRAN TALENTO E IL VERNACOLO PORTENTO

(Tra Liszt e Machiavelli)

A Vecchiano, nel pisano, per tradizione, nelle famiglie vecchianesi da secoli (poi ci son quelli “piovuti da fori”, e ditemi voi se questa non è cultura linguistica!), forte e incisiva è la presa in giro, il sarcasmo, l’umorismo crudo e bonario su se stessi e gli altri. Una prassi giocata spesso sul rovescio. Dire una cosa nelle parole significarne un’altra nel concetto, che io uso anche in terra alpina di Valchiavenna; e spesso, i miei studenti, e le persone che mi frequentano a scuola, i “colleghi” ci mettono un po’ a intendere. Parecchio i professori, ahimè! Ma io dico sempre che se "intendono", la 'apisci l'antifona!?, come io parlo, loro intendono anche Boccaccio e Dante, che spesso erano gergali, crudelmente affettuosi verso il mondo, e portavano sempre la cultura non in alto sopra le teste ma all’altezza dei vissuti: dunque anche del corpo.

 


 

Ne è un esempio il mio amico Sandro Ivo Bartoli - uno dei maggiori pianisti italiani ed europei, uno che suona e incide musiche di Malipiero, Casella, Chopin, Respighi e spesso integrali, metti Liszt-Busoni con la Brilliant, che ogni appassionato di musica deve avere perché di “riferimento” - capace di scherzare, in vernacolo su se stesso al piano mentre studia con amici e in particolare con Luciano Marianetti, su Facebook, in merito a Monteriggioni, paesino medievale storico nel senese. Con una salace ironia - ne trascrivo il post in calce - che, per me, è veramente cultura. E come ho ricordato nel Fumetto Transmoderno “Nietzsche a Vecchiano dice…”, chi possiede Sapere non lo mostra a ogni piè sospinto, ci scherza; Bartoli potrebbe parlarci di partiture, biografie di grandi pianisti, di interpretazione, ed invece gioca con gli amici vecchianesi. E, questo esempio lo insegnerò anche ai miei studenti, proprio oggi. Ricordando anche Machiavelli che gioca a carte con gli amici a San Casciano val di Pesa e poi a casa scrive "il Principe" (Lettera al Vettori, 1513). Perché, se uno capita a Vecchiano può trovare Bartoli al Mirovino mentre gioca a carte e s'accapiglia su una picche o un asso. E che poi a casa suona Malipiero. Ma se, in estate, il viaggiatore, passa da dietro la piazza, ad un cancello verde può trovare anche me, Claudio Di Scalzo detto Accio, che chiacchiera con Agostino e il su' figliolo Albertino di 'ani che abbaiano tutta notte e di ranocchi pescati nel lago di Massaciuccoli-Puccini (e qui torna la musia, e Puccini vernaoleggiava in quel di Torre del Lago, non so se mi spiego, e beveva vino, e s'industriava, lui che lo volevan le contesse, con le puppute 'ameriere) talmente grossi, mi dice Agostino, che il su nonno ci si fece un cappotto con la pelle.
Ed agli acculturati su Facebook dico: imparate! questa lezione di stile. E da quanto vado narrando anche la via di fuga dagli antidepressivi per vincere le frustrazioni, la mancanza di una sana sessualità, l'eccesso di euforia isterica per la bigiotteria culturale.

 

 



MONTERIGGIONI! O 'gnorante! 'un siamo mìa grulli, noiartri! Piuttosto, vedi d'andà a beve un fiasco di vino nero, che giù di lì ce l'hanno dimolto bono! E bada di mandanne giù un bicchiere anch'alla mi'salute, che io, poverino, son qui che lavoro com'un miccio, è cardo, e la voglia latita! Saluti!” (Sandro Ivo Bartoli)

 


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