:: Claudio Di Scalzo e Fabio Nardi e Sara Esserino a Imperia-Porto Maurizio cittą di Giovanni Boine

 

 Claudio Di Scalzo, cimitero di Porto Maurizio - Foto Fabio Nardi, 30 marzo 2011
Foto Sara Esserino


 

L'album Porto Maurizio-Imperia Transmoderno, nasce (anche) da un nomadismo surrealista 

e dai miei studi, obliqui, su Giovanni Boine. Iniziati in Università a Pisa.

 

 

Claudio Di Scalzo e Fabio Nardi e Sara Esserino

A IMPERIA-PORTO MAURIZIO CITTÀ DEL BOINE 
 

Qui venni a fine marzo 1981, dunque 30 anni fa, con Karoline Knabberchen, ed ero Fabio Nardi.

Da Vecchiano, sotto mia insistenza, Fabio Nardi con la sua Reflex, s'è convinto a seguirmi (qui venne, con me, io autore lui personaggio e doppio, nei primi anni ottanta con la sua Karoline Knabberchen che stava scrivendo LA RESURREZIONE DI GIOVANNI BOINE e lui scattò una foto sull'indicazione di lei che è una preghiera alta che li tiene uniti)  a Porto Maurizio, oggi quartiere d’Imperia, nel tentativo di ripercorrere, nei pochi giorni a disposizione, gli itinerari boiniani; ed infine andare a salutare lo scrittore portorino sulla sua tomba.

Fabio, tentennando, anche per tema di rivivere in angoscia l'assenza della sua Karoline morta il 20 agosto 1984 alle Lofoten, a venticinque anni,  ha accettato ed ha ritirato i biglietti per il Genova-Ventimiglia (Boia, deh, Fabio, si va a toccà quasi la Francia, ho detto scherzoso, in vernacolo con il quale si chiacchiera spesso) e di lì a poche ore siam giunti sull’ariosa e agrumata Riviera Ligure di ponente.

Abbiamo affittato una graziosa casa vacanze a Oneglia, il quartiere di Imperia che dal mare, sul lato a levante del fiume Impero, s’inerpica in una dolcezza tutta d’ulivi, sù sù sù fino al borgo di Costa d’Oneglia, sorto, assieme ad altri  limitrofi nel medioevo come riparo delle invasioni saracene, appena sotto il profilo del mare, per sfuggire a pericoli e violenze. 

Poi abbiamo preso ad andare a piedi da un capo all’altro d’Imperia e poi di nuovo indietro, e sopra e sotto, per tornare alle tre case dove il poeta Giovanni Boine abitò; tutte sul mare, le case del Boine. Perché la sua malattia, la tisi, richiedeva le cure dell’aria salmastra, il sole ligure a picco pesante sull’aperto orizzonte. E Fabio Nardi, ovviamente, ha scattato fotografie. Che non avevamo più dal suo soggiorno qui con Karoline Knabberchen nel lontano marzo 1981.

 

La prima casa dove Boine abitò in Porto Maurizio - Foto Fabio Nardi

 

Siamo passati davanti a quello che un tempo fu il Bar Papetto (oggi negozio di parrucchiere) dove Boine trascorreva molte delle sue giornate; abbiam sfilato rapidi-attenti davanti alla casa gialla in Corso Garibaldi dove, al numero 56, imposte verdi socchiuse che occhieggiano verso la costa, colonne che sembran reggerne ancora il passaggio, Boine morì il 16 maggio del 1917.

 

 

 Salita al Monte Calvario, accosta alla Chiesa delle Grazie

Foto Fabio Nardi

 

E poi dalla Chiesa delle Grazie (dove sulla destra ascende tortuosa ripida la Salita al Monte Calvario; i luoghi de “Il peccato”, del giovane B. e di suor Maria) l’orizzonte dischiuso sul Mar Ligure, e a sinistra il Parasio, antico quartiere tutto viottoli e scalinate, con l’imponenza della Loggia della Collegiata, come scudo a protegger il borgo.

 

Il Parasio visto dal molo lungo, su cui Giovanni Boine era solito passeggiare

Foto Fabio Nardi

 

 “C’era, d’innanzi, lo sghembo tumulto dei tetti rossi o d’ardesia con su, torreggiante, la gran massa bianca della Collegiata in alto e i suoi campanili quadri pesanti come a difesa; da un lato a destra, i dorsi lievi-argentati dei colli d’olivi sconfinavano, svanivano l’un dietro l’altro dolcissimi verso ponente (e, su, l’infinità trasparente dell’arioso cielo); dall’altro, di là dai tetti, la punta ferrigna del bleu del molo più lungo e la stesa uguale del mare con qualche freccia movente di vela (…).

Ma l’undicesimo giorno persuase l’amico ad uscire con lui e così passeggiando arrivarono piano al convento. Il quale era mascherato sulla piazza a mare dalla facciata della dipinta chiesuola e si stendeva dietro, incuneato nascosto fra la salita murata del Monte, le masse verdi-folte dei cipressi e dei pini, e, in alto, di certi gran lecci neri d’un confinante vecchio giardino. La chiesa era zitta, non dicevan più vespro: essi costeggiarono lenti il parapetto a sinistra della strada che s’allargava qui al mare in chiuazzuolo, a terrazza, dove fra il selciato nell’angolo rompeva in aiuola il mostruosamente carnoso fogliame (puntuto) di un grande cespuglio di cacti (…): e guardavan giù, passando, sulla spiaggia ghiaiosa l’onda queta e dolce frangersi al sole.” (da Il peccato)

 

 La Chiesa delle Grazie, a Porto Maurizio,

dov’è ambientato il romanzo “Il peccato”

Foto Fabio Nardi

 

Domenica l’incontro più intenso, annunciato dal richiamo acuto d’un falco sopra le teste velluto degli ulivi; incontro avvenuto nel silenzio perfetto del piccolo cimitero di Porto Maurizio, un Père Lachaise in miniatura: il saluto all’avello di Giovanni Boine. Che fu attimo di cui qui ora non scriviamo per "Imperia-Porto Maurizio Transmoderna"; che germoglierà scrittura altra, nelle forme e nel tempo opportuno. Del rapporto poesia-viaggio-biografia, mia e di Fabio Nardi  e di Karoline Knabberchen e di Sara Esserino