:: Claudio Di Scalzo: Ieri è partito mio cugino

 

 

Claudio Di Scalzo

IERI È PARTITO MIO CUGINO ANGELO

Ieri è partito mio cugino Angelo. Detto “Cucchio”. Perché tutti nella famiglia abbiamo un soprannome. Il mio è “Accio”. Con Angelo prima che partisse, il giorno prima, a casa sua, a Vecchiano, passeggiando nel giardino, siamo giunti al cancello. Un alto cancello d’inizio novecento per i cascinali. La vedi la colonna di destra ad entrare? Certo che la vedo. Smussata, stondata, fin quasi a renderla circolare. Il muratore ci deve aver lavorato di fino. La sinistra invece è rettangolare. Lo sai perché questa colonna è tonda?, mi chiede mio cugino. Tu eri piccino e forse non lo sai. Sto zitto. Capisce che non ne ho notizia di questa storia. E invece la conosco. Perché mio padre procedeva a istruirmi con l'apologo e l'azione. Però volevo sentire il racconto, il punto di vista di mio cugino Angelo che partiva. E chissà quando l’avrei rivisto. Tuo padre, mio zio, Lalo, quando faceva marcia indietro con il grande OM 642, per caricare qui in agraria, urtava la colonna di destra. Fracassava fanale e targa e strusciava le sponde. Avrebbe potuto prenderla più discosta la manovra di rinculo, ma non voleva cambiare la sua guida, e allora per un giorno o due stondò la colonna con martello e scalpello e poi fece marcia indietro come voleva lui.

Ho visto commuoversi mio cugino Angelo che partiva. Tu Accio, cugino mio, hai fatto come Lalo nella manovra della tua vita. Voglio che tu sappia, ora che parto, come la penso. Io mi sono accomodato nella manovra a lato più di una volta. E mi dispiace d’aver sterzato. Se rammenti la colonna di Lalo è segno che la tua etica non ne ha sofferto. Ho detto. E sono felice a sentirti rammentare, oggi che parti, mio padre, e qui, a questa colonna, stanno insieme un figlio e un nipote. Dietro la colonna è probabile ci sia qualcosa di molto più grande di noi. Custodirà questo racconto. Quello di Lalo l’ha già letto. Saprà del tuo. Poi del mio. Se ne ricorderà.

Mi ascolta mio cugino che parte. Ha gli occhi lucidi. Mi porge la mano destra. Gliela stringo. Angelo ma ti sono tornati l’anulare ed il mignolo che perdesti da ragazzo per colpa di una bomba trovata sul monte!, esclamo. Sì, ho di nuovo cinque dita. Oggi è davvero una giornata speciale. E cinque dita servono nel viaggio che sto per fare.

 

NOTA NECESSARIA

Questo racconto è un’elegia. E insieme dichiarazione rivoluzionaria e d’amore. Con mio cugino ho giocato assieme. Lalo di soprannome e Libertario di nome era uno spartachista. La colonna stondata è il suo monumento. A questa colonna appartengo anch’io. Da camionista dei segni. Ho teso e tendo alla mia manovra.