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C'era una volta la Poesia

:: Divulgato Sartre Pillolato 1 - Tellusfolio Scalzo
25 Gennaio 2014

 

 

 

DIVULGATO SARTRE PILLOLATO 1

(ovvero Sartre in pillole manualistiche per marinai rossi coriacei)

 

Jean-Paul Sartre (1905-1980), rappresenta, in qualche misura, la riduzione ai termini rigorosi del discorso esistenzialista avviato da Heidegger e Jaspers. Sartre, uomo di multiforme ingegno, si cimento in molti campi della cultura; fu saggista di psicologia, scrittore politico, critico letterario, romanziere, autore teatrale, e anche filosofo. Ma in tutte le opere, per quanto di genere diverso, circolano i temi del suo esistenzialismo, che trovo sistemazione inL'essere e il nulla (1943), e in L'esistenzialismo è un umanesimo (1946), saggi preceduti, non solo cronologicamente, ma anche contenutisticamente, dagli scritti La trascendenza dell'Ego, abbozzo di descrizione fenomenologica,L'immaginazione, Saggio di una teoria delle emozioni, e L'immaginario. Negli anni Cinquanta, poi, Sartre tento di armonizzare il suo esistenzialismo con il marxismo; tentativo che fu esposto organicamente nella Critica della Ragion Dialettica, la cui pubblicazione ebbe inizio nel 1960.

Ne L'essere e il nulla Sartre si propone di fare, come dice il sottotitolo dell'opera, un Saggio di ontologia fenomenologica. Come si vede, egli si muove nella direzione del discorso heideggeriano, assumendo, analogamente a quanto fa il filosofo tedesco, la fenomenologia come metodo d'indagine.

Il discorso, dunque, è sull'essere. Ma, per portarlo avanti, dice Sartre, bisogna distinguere il «fenomeno d'essere» dall'«essere del fenomeno». Secondo la fenomenologia, gli enti «si manifestano» a me che «li intenziono»; dunque, l'ente si fa fenomeno per me; pertanto bisogna distinguere la manifestazione in quanto tale, che è il «fenomeno d'essere», e ciò da cui il fenomeno scaturisce, ossia l'«essere del fenomeno». Il «fenomeno d'essere» pertanto rimanda sempre all'«essere del fenomeno», come alla sua condizione, come al suo fondamento.

Il fenomeno d'essere è un appello all'essere; esso esige, in quanto fenomeno, un fondamento che sia transfenomenico. Il fenomeno d'essere esige la transfenomenicità dell'essere. (L'essere e il nulla)

Tuttavia, l'essere di cui io colgo il fenomeno, «non si risolve nel fenomeno», e parimenti «non si trova nascosto dietro» di esso né può essere «distinto» realmente da esso. Insomma l'essere è «coestensivo al fenomeno» ma «deve sfuggire alla condizione fenomenica», cioè non può esistere solo in quanto «automanifestazione». L'essere, perciò, «deve oltrepassare e fondare la conoscenza che se ne ha».

Anche io sono «essere», la mia coscienza è essere; tuttavia questo essere ha carattere specifico. La coscienza è anzitutto «tetica», «intenzionale», «posizionale»; cioè è sempre «coscienza di qualcosa»; e questo «qualcosa» non coincide con la coscienza stessa, è esterno ad essa (ad es. un tavolo) e le si rivela come «fenomeno».

Ma per essere «tetica» essa dev'essere insieme coscienza di sé. Tuttavia, mentre come «coscienza di qualcosa», essa «pone» qualcosa come suo oggetto, come «coscienza di sé» essa non pone che se stessa (coscienza non tetica); mentre, cioè, il tavolo è conosciuto, la coscienza non è «oggetto» di conoscenza; mentre il tavolo esiste per me che ne percepisco il fenomeno, la mia coscienza non esiste per me come distinta e posta da me; la mia coscienza sono io stesso. Mentre l'essere del tavolo è riconosciuto da me, l'essere della coscienza c'è senza un riconoscimento, senza un atto conoscitivo.

Husserl ha posto in chiaro come la coscienza sia sempre coscienza di qualcosa. Ogni coscienza è posizionale in quanto sempre essa si trascende per raggiungere un oggetto, esaurendosi in questa posizione stessa: quanto vi è di intenzionale nella mia coscienza attuale è diretto verso il fuori, verso il tavolo. 
Tuttavia la condizione necessaria e sufficiente perché una coscienza conoscente sia conoscenza del suo oggetto, è che essa sia coscienza di se medesima come conoscente questo oggetto. Si tratta di una condizione necessaria, perché se la mia coscienza non fosse cosciente d'essere coscienza del tavolo, sarebbe coscienza del tavolo senza esser cosciente di esserlo, ossia sarebbe una coscienza ignorante se stessa, una coscienza incosciente: il che è assurdo. 
Che cos'è questa coscienza di coscienza? La coscienza di sé non è sdoppiabile (in coscienza conoscente e coscienza conosciuta)...; bisogna concepirla come rapporto immediato e non cogitativo di sé a sé... In altre parole ogni coscienza posizionale di un oggetto è nello stesso tempo coscienza non posizionale di se stessa. (L'essere e il nulla)

Dunque, c'è una differenza sostanziale tra l'essere che diviene «fenomeno» per la mia coscienza, e l'essere stesso della mia coscienza. Il primo è un «essere in sé», il secondo è un «essere per sé».

L'essere è sé. Ciò significa che non è né attività né passività. Non si può tuttavia dirlo «immanente a se stesso», perché l'immanenza è sempre un rapporto a se stesso. Ma l'essere non è rapporto a se stesso, è invece se stesso. Riassumeremo tutto questo dicendo chel'essere è in sé. 
Che l'essere sia in sé significa che esso non rinvia a sé, come fa la coscienza di sé: questo sé esso lo è. In realtà, l'essere è opaco a se stesso e lo è perché è pieno di se stesso. È ciò che diremo meglio affermando che l'essere è ciò che è. 
L'essere è, l'essere è in sé, l'essere è ciò che è. Ecco i tre caratteri che l'esame provvisorio del fenomeno d'essere ci permette di attribuire all'essere del fenomeno. (L'essere e il nulla)

Detto in altri termini l'essere è «pieno di sé», è «massiccio» senza distanza tra sé e sé. Quindi è sempre «identico a sé»; è immodificabile. Non può essere ciò che non è, né può non essere ciò che è. E non rimanda ad «altro da sé», come sua ragion d'essere, o causa, o fine. Esso è; ed è ciò che «di fatto è»: «coincide» senza residui, «in una piena adeguazione», con se stesso

Nell'essere cosi concepito non sussiste la minima dualità, è ciò che esprimiamo dicendo che la densità d'essere dell'in-sé è infinita. Esso è il pieno L'in-sé è pieno di se stesso e non si potrebbe immaginare una pienezza piú totale, una adeguazione piú perfetta di contenente e contenuto nell'essere non sussiste il minimo vuoto, la minima incrinatura, attraverso cui possa insinuarsi il nulla. (L'essere e il nulla)

L'essere della coscienza invece è tutt'altra cosa, la sua caratteristica è che «non coincide con se stesso»; se la coscienza fosse «piena», «massiccia», «opaca», «in sé», non sarebbe «trasparente a sé», non potrebbe essere «presente a se stessa», non sarebbe «coscienza di sé».

La presenza a sé sta ad indicare che una impalpabile fessura si è insinuata nell'essere. Se è presente a sé significa che non è piú totalmente sé. La presenza è una degradazione immediata della coincidenza, perché suppone la separazione. Ma se chiediamo ora: che cosa separa il soggetto da se stesso? dobbiamo rispondere: nulla. (L'essere e il nulla)

Cioè, non c'è «qualcosa» che separi da sé la coscienza; tuttavia la separazione, la distanza, c'è; è una distanza praticamente nulla ma c'è; c'è in seno alla coscienza perché questa possa essere coscienza di sé, presenza a sé. O, detto in altro modo, la coscienza, per essere tale, non dev'essere un «essere in sé»; se «essere in sé» è «qualcosa», la coscienza dev'essere «nulla»; ma che cosa può «rendere nulla», «nullificare» la coscienza? La coscienza stessa! Dunque la coscienza, per esser se stessa, deve nullificare il suo essere, l'identità con se stessa, la sua «inseità», il suo «essere in sé». L'essere della coscienza pertanto dev'essere nulla, nel senso che deve continuamente «nullificarsi» per essere; l'essere della coscienza anzi consiste nel suo «nullificarsi» continuo, nel suo trascendersi, nel suo porsi al di là di se stesso.

In tal senso la coscienza non è «in sé», ma «per sé».

L'essere della coscienza, in quanto coscienza, è tale da esistere a distanza da sé come presenza a sé; questa distanza nulla che l'essere porta nel suo essere, è il nulla. Ne viene che affinché esista un sé, occorre che l'unità di questo essere comporti il suo proprio nulla come nullificazione dell'identico. Il per-sé è l'essere che si determina esso stesso ad esistere come tale da non poter coincidere con se stesso. Cosí il nulla è questo buco d'essere, questa caduta dell'in-sé in quel sé in virtú di cui si costituisce il per-sé. Il nulla è la messa in questione dell'essere da parte dell'essere, cioè proprio la coscienza o per-sé (L'essere e il nulla)

Sicché la coscienza, come essere, introduce il nulla nell'essere in generale.

Il nulla, essendo nulla d'essere, non può venire alla luce che in virtú dell'essere stesso. E viene infatti all'essere ad opera d'un essere singolare, l'essere dell'uomo, l'Esserci. La realtà umana, l'Esserci, è l'essere in quanto, nel suo essere e per il suo essere, è il fondamento unico del nulla nel seno dell'essere. (L'essere e il nulla)

E poiché l'essere in sé ha senso e significato per la coscienza, l'essere ha il suo fondamento non in se stesso, ma nella coscienza; che, a sua volta, e contemporaneamente, è fondamento di se stessa. La coscienza, nullificando il suo in-sé, attua se stessa, e nullificando l'essere in-sé che sta fuori di essa stessa, lo fa esistere, fa si che esso ci sia per lei. 

Il per-sé è l'in-sé perdentesi come in-sé per fondarsi come coscienza. La coscienza trae dunque da se stessa il suo esser coscienza e non può rinviare che a se stessa, in quanto è la propria nullificazione; ma ciò che si annulla nella coscienza, senza tuttavia potere esser detto fondamento della coscienza, è l'essere in sé contingente. L'in-sé non può fondare nulla. Se fonda se stesso lo può soltanto dandosi la modificazione del per-sé. E' fondamento di se stesso in quanto non è già piú in sé: qui incontriamo l'origine di ogni fondamento. Se l'essere in sé non può essere né il proprio fondamento né quello di alcun altro essere, il fondamento in generale viene all'essere in virtú del per-sé. Il per-sé non soltanto fonda se stesso come in sé nullificato, ma con lui fa la sua prima apparizione il fondamento come tale. (L'essere e il nulla)

 

... continua

 


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