:: Accio: Aquileia in tre tra godimento e Ahia! - Gioco epico senza capo né coda per Sara Esserino

 

CDS: "Achille ad Aquileia incontra varianti del mito epico " 
a Sara Esserino per divertirla

 

Accio

AQUILEIA IN TRE TRA GODIMETO E AHIA!
(a Sara Esserino questo gioco epico transmoderno senza capo né coda)

 

Erano dunque rimasti in tre, al riparo sotto la tenda dei capi: Ulisse il Peter Pan, Achille l'eroe imperfetto e Agamennone, futuro uxoricidato. Fuori un silenzio che neanche ad un funerale. Gli altri capi, guidati da Aiace lungo la spiaggia, si tenevan compagnia, stretti stretti intorno al fuoco; cantavano sotto voce qualche canzone di pirati, si raccontavano a pezzi e bocconi leggende di dei e mostri marini, ma sempre con l'orecchio ben teso alla tenda, laggiù, ancora illuminata dalle lampade e dal grasso di bue.


Le notte in verità era assai bella. Gli dei avevano apparecchiato ai loro prediletti una tavola imbandita per tutti i sensi, per sostenerli e donar nuove forze a quelli più stremati, affinché l'indomani lo spettacolo delle battaglie risultasse di loro gusto: dolci olezzi di fiori d'Acaia, trasportati in groppa a soffici nubi dal sembiante di fresche fanciulle; centinaia di capre e vacche che da sole sui propri zoccoli s'immolavano, colando nei tizzoni la loro pinguitudine; Dioniso spronava qua e là, nell'ombra a colpetti di tirso, teneri animaletti da fiaba ad affacciarsi e decorare così l'adamitica scena di un ritrovato paradiso! E il tempo passava, con le vergini di fiato odorose di timo e santoreggia che gozzovigliavano già brille intorno al fuoco sacrificale. Ohibò che accade?, ecco tutte le immortali sagome affacciarsi, tra il perplesso e il preoccupato, dallo specchio cristallino dell'Olimpo.


"Che accade?", tuona il padre degli dei. "È mai possibile che non ne combiniamo una buona! Atena figlia mia, e tu mio giovane Eros, prendete in prestito il cocchio del sole a vostro zio e fratello, e dateci dentro! Con le buone o le cattive, ognuno alla sua maniera, ma obbligateli a godere del nostro divinissimo dono!".

 


 


Scesero dunque i due, ma presto si accorge Atena della voce garrula che in monodia ridonda nella piana dinnanzi a Troia: è quella del suo amato Achille!, sospira marziale. Al solito e in modo troppo teatrale per l'esiguità dei fatti, Atena fa alzare improvvisa un densa nebbia, e tutt'intorno i poveri Greci tremanti dal ghiaccio improvviso, quel fresco salmastro che per indole geocaratteriale proprio loro non garba, tentano una quanto mai confusa ritirata al caldo dei giacili, ognuno dentro la sua tenda.


Si avvicina Atena al fianco del suo beniamino, dagli altri non vista; tutta s'adatta in aspetto, precisa identica al fido Patroclo, amico fraterno d'Achille, prima di comparire. "Che accade dunque, mio buon amico, la tua figura par sconvolta ben oltre quanto conviene a un guerriero della tua schiatta. Di' dunque, confida a me, Patroclo, quasi tuo sangue, cosa t'angustia."