:: Claudio Di Scalzo: Imbecillità con Morte XV

 
CDS: "Salata Maretta divertita dall'eros di Covato poco" - 21.VI.2011

 

 

PREFAZIONE A SCHEGGIA

"Imbecillità con morte" è una scommessa narrativa e disegnata - aperta al corredo sonoro - che si è impennata  e nutrita dal 2009 al 2011: nel senso che di anno in anno ne ho aggiunto  e curato un tassello. Senza mai darle forma definita. Ora L'Imbecillità, escludendo per il momento la Morte, sia del protagonista, che non sono io, bensì Covato Poco, sia dell'autore che son io, conto di concluderla. La voce femminile appartiene a Salata Maretta. E rimanda a Sara.

 

Claudio Di Scalzo

SALATA MARETTA E COVATO POCO SI SCRIVONO 

(spiritualmente eroticamente stupidamente)

XV

 

Cara SALATA-sì MARETTA-no…

siccome al mattino mi sveglio con le molle

tra libertinismo e spiritualismo...

ti dico (spiritualmente)

fior di brina ti tengo in palmo,

la linea della vita bagna 

in cadenza di geroglifico 

sciogliti in me

 

- POI -

(se permetti) (in modo libertino) 

Salata mi garbi tanto 

occhi viso labbra procaci 

il cazzo lo succhi d'incanto 

e sento che vivrei di soli tuoi baci 

 

(variante meno brutale)

 

Salata mi piaci tanto 

occhi viso labbra procaci 

il fiore lo lambisci d'incanto 

vivrebbe di soli tuoi baci     

Tuo Covato Poco

     

Amore salatino. Potrei scriverti ogn’ora.

Lo sai. E chiamarti.

Ma ti so dentro giornate complesse,

dove la mia presenza ti creerebbe scissioni

e gelo. E so che quanto ti ho scritto

è da retrobottega.

 

 

 

Covato Poco, la mia natura sedicente romantica, che riesce a sopravvivere con sforzi d'ironiche spigolature e che ormai ha assunto (consentimelo) ombreggiatura pisaneggiante, apprezza nel profondo entrambe le tue versioni... forse ora, vuoi perché sto tornando alla biblioteca ********, prediligerò quella "floreale", ma non escludo che fra uno scaffale e l'altro mi capiti di sfogliare con il pensiero pagine più vivaci e sfiorarmi la bocca con l'indice guardando la grande vetrata che, anche se non è, immaginerò rivolta alla tua camera d’Etruria... Aspetto di entrare nel retrobottega. Forse questa sera con più tranquillità. Leggere anche tue poche righe è medicina così portentosa, carezza così dolce (e gioiosamente lasciva) che le giornate si tingono di ben altro colore. Serbo nelle pieghe più segrete la Tua sensibilità, la scelta di una pista a lato. Mi sono sentita abbracciata, leggendo le tue parole.
Come donna (alta bassa marea) di Covato Poco non ti deluderò: ingoierò noncurante i rospi in forma di tue ammiratrici. O le ammiratrici in forma di rospi. Ahimè: sempre rospi sono... e quanto è mio la mia bocca fragola aspetta. Senza reti o lami. 

TUA verso il freddo del mese, spettinata nella frangia primaverile. Ingenuità conturbante?