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Imbecillità con Morte

:: Claudio Di Scalzo: Amor Flector Ducasse - Imbecillità con Morte XIII
01 Giugno 2014

 

 

PREFAZIONE A SCHEGGIA

"Imbecillità con morte" è una scommessa narrativa e disegnata - aperta al corredo sonoro - che si è impennata e nutrita dal 2009 al 2011: nel senso che di anno in anno ne ho aggiunto e curato un tassello. Senza mai darle forma definita. Ora L'Imbecillità, escludendo per il momento la Morte, sia del protagonista, che non sono io, bensì Covato Poco, sia dell'autore che son io, conto di concluderla. La voce femminile appartiene a Salata Maretta. E rimanda a Sara.

 

 

 Montagna Mal-doloror Flector - Fitte chete tubolare in rete

(anche omaggio ai canti di Maldoror di Lautréamont)

 

 Claudio Di Scalzo 

 

Imbecillità con Morte - XIII 

AMOR FLECTOR

Quando m’apparve la nivea montagna Flector, con il suo sole in rete tubolare impiantato nel rosso più cupo venato di nero, seppi che il dolore alle mie ossa, al mio collo, alle mie articolazioni, per i troppi incidenti d’auto da me provocati per eccesso di velocità nei tempi della mia prima giovinezza, imponeva raggiungessi la cava delle tribolazioni e lì scavassi nelle fitte e nel calendario d’una vita insensata e matta. E quel biancore mi ricordò per un attimo il culetto sverginato di Salata Maretta che mesi prima avevo carezzato sui ribaltabili. Ogni atto di me soggetto Duca lo compivo sull’Asse dell’auto: dal sesso alle recite di poemi, alle gare col mio ciondolo Thanatos in petto scintillante dietro ai vetri. Flector amaro e febbrile col suo medicamento dictoflenac per articolazioni e muscoli e tendini e legamenti aveva la fragranza d’uno staffile e l’uso cutaneo che ne feci in automedicazione nel feltro sintetico film colla plastico sulla nuca era pura body art lucente cova, poca, dagli esisti schiudenti sovra l’infelice regno della notte a occhi aperti. Visionaria per artrite stazionaria da render mite?

 

CDS

Covato Flector

in doppio Cor 

Non c'è iato

tra Cuore e Culo flectoriato 

 

Stavo ancora dormendo quando ho sentito trambusto in giardino e per strada... i vicini che urlano, i cani che abbaiano! Aiuto! C'è lava incandescente dappertutto! Sta entrando al numero ventisette! Attenta attenta! Bausette! 

Come attenta? E' l'Amor Flector anco in ste’ ore doloranti epperò non imploranti bensì fortificanti di Covato Poco che s’è fatto di roccia e foco e sta arrivando da me per Flectermi in molte pose! Mi son alzata di scatto, e ancora vestita del mio nuovo prendisole giallo-di-giugno, del 1 giugno, in cui questa notte lo sognavo, l'ho amorevolmente raccolta in un vaso di vetro diamante. 

Ora è qui, accanto al mio letto, e quando voglio sentire il profumo e il tepore di Covato Poco, delle sue braccia, della sua stretta, apro il piccolo coperchio e ne esce l'Amore Flector. Di lui dinoccolato stortato accidentato in auto (dove m’à spesso conquistato e ignudato e anche sodomizzato e sverginato)

L'autunno, poi l'inverno. Arriveranno presto e saranno più aspri e cattivi dopo un'estate di luccichio sfolgorante. 

A settembre, che già va spegnendo l'oro dei giorni; a ottobre che porta il primo freddo e la nebbia, in questa città che si fa subito opaca. Poi nello scuro novembre di brine e di ghiaccio...

 

Salata Maretta Flector rende cotto Covato Poco nel cerotto 

 

 

Ma io aprirò il mio vaso prezioso d’Amor Flector e ancora Covato Poco mi scalderà. Lo amo vieppiù sapendolo nel collo stortato ne bollo in modo consolidato. Avrò il calore delle giornate di meraviglia, di gioia, di amore, di primavera e dell’estate, finalmente liberata dalle sbarre alla porta del mio cuore: ch’è parola ch’è natica liscia. Per sua cova che m’irrora.

Ora che i raggi mi scaldano tutta, ora che respiro l'aria più pura, difficile, quasi impossibile sarà ritornare nelle angustie di una minuscola cella.

Sempre verrà la lava in mio soccorso. E forse avrò meno freddo.

Nella mattina del nostro giugno perfetto, Salata Maretta t'accoglie Flector'autore mio!

 


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