:: Claudio Di Scalzo: Lautréamont foto (per Imbecillità con Morte)

 Fotografia, presunta,  di Isidore Ducasse conte di Lautréamont

ritrovata da Jaccques La Frère

 

 

Claudio Di Scalzo

Sopra la fotografia di Lautréamont

(per il poema visuale "Imbecillità con Morte/Salata maretta e Covato Poco)

La fotografia che ogni navigatore può “guardare” di Lautrèamont, dell’autore dei Canti di Maldoror, "usandola" per corredare commenti vezzosi o turpi-confettosi su Facebook, e che anch’io ho utilizzato per creare un testo da pubblicare sull’Olandese Volante, a corredo di miei collage e scritti per IMBECILLITA' CON MORTE dedicati a Salata Maretta e Covato Poco, non è una foto certa, come, superficialmente vien accolta e rilanciata in Elevazione Santa Al Cubo In Rete (ESACIR). È una presunta! foto del poeta e giovane autore morto ventiquattrenne mentre i prussiani, nel 1970, si slanciavano contro Parigi. E le cui spoglie ossute furon poi buttate nell’ossario Pantin. Me lo dice un mio appunto vergato sull’edizione Gallimard del 1970 che ho nella biblioteca domestica qui, a Vecchiano, in quel di Pisa. Dove, sette anni dopo, stando ancora a Parigi nell’albergo di mio zio lenino in Montparnasse, annotavo che Jacques Le Frère aveva pubblicato un libretto presso Pierre Horay editore dove ricostruiva con il suo fortunato ritrovamento fotografico icona santa, con santissima edizione di una Iliade commentata da Lautréamont. Purtroppo non trovo la fatica da investigatore di Le Frère in stampa fratello A farsi bello. Riapparirà. Ma con l’edizione della Pléiade Gallimard e la memoria di me con accostamento a trafiletti della mia Calligrafia giovanile posso tentare di rammemorare. Non evitando, chiaramente, di sorridere perché sembro diventato in tutto e per tutto un Covato Poco in filologia verso un progenitore del Surrealismo. Verso un’esile ombra in posa che da Breton a Dalì a Blanchot resero fin troppo corporea. Con interpretazioni e disegnate deiezioni.

 

Il Lautréamont di Dalì

 

La fotografia fantasmatica nelle sue sfumature seppia ectoplasmatiche non fu accettata da tutti, allora, come veritiera. C’era infatti, complice le mirabolanti interpretazioni del gruppo Tel Quel, a cui fui devoto, di Sollers, una vera e propria caccia ai “resti” di corpi transitati in quel di Francia dalla Belle Epoque fino al cranio di Artaud sbattuto in manicomio sovra un ceppo. Investigatori  a frotte, tra cui il Buon Jacques Le Frère, animati da venature religiose, passioni inconsulte, e miraggio di fama, si diedero alla cerca dei papà del surreal-dadà in soffitte e da antiquari e presso parenti alla vicina e alla lontana con corredo di album scolastici! sì, album scolastici anche di Isadore Ducasse nel liceo di Tarbes. E da lì risalire alla “scoperta” come accadrà a Le Frère di volti esangui e grafie angeliche demosvaporate. Di colpo l’angelicato da Dali, il funereo e cinereo di Breton, il ciuffino di Valloton (a cui ho prestato attenzione nel mio ri-incorporeamento disegnato assieme alla foto ricordata), son andati a farsi benedire nell’interpretazione più esaltata e finta. Era riapparso il filiforme ululatore nel buio animalesco d'ogni inconscio: Conte Lautréamont!

 

 

Però, ahinoi!, nella fotografia il maledetto sembra un bravo ragazzotto di campagna poco conte e molto contadino ancorché col fiocchino.

Non ho più seguito la questione se nel frattempo le gote di Ducasse - guardandoci mentre solleviamo il coperchio dell’ossario dove non riposa - son riapparse più o meno veritiere, mi piace però immaginare che se la lapide sua da certe facilonerie surrealistiche virate nell’esagerato maledettismo onirico sbranatorio francioso surreal-telquizzante venisse umoristicamente restaurata non sarebbe male. Io l’ho persino collageato e accostato alle toppe Flector per il mal del mio collo troppo strattonato in incidenti d’auto. Eh sì, per raggiunger Parigi giovinastro dove stava il mio astro quasi ci persi vita nel contrasto con un Gardareil! e di quel lontan Dolor in una Mail lo ricordo presso Maldoror.   

 

 CDS

"Colonna della sottrazione 1870 meno 1846 = Ossario Pantin