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Imbecillità con Morte

:: Claudio Di Scalzo: Imbecillità con Morte IX
18 Maggio 2014

 

CDS: "Nitrisco piacere mentale..." - 2005 - Tecnica mista su carta - 

 

 

PREFAZIONE A SCHEGGIA

"Imbecillità con morte" è una scommessa narrativa e disegnata - aperta al corredo sonoro - che si è impennata  e nutrita di decennio in decennio: 1973, 1983,1993, 2003, 2013. Nel senso che ogni decennio ne ho aggiunto  e curato un tassello. Senza mai darle forma definita. Ora L'Imbecillità, escludendo per il momento la Morte, sia del protagonista, che non sono io, bensì Covato Poco, sia dell'autore che son io, conto di concluderla. La voce femminile appartiene a Salata Maretta. 

 

Claudio Di Scalzo 

Imbecillità con Morte - IX

 

NOVELLETTA CON QUATTRO LETTERE CAVALLINE

 

1

NOVELLETTA IPPICA DOVE TUTTO E’ NORMALE MENO CHE LA  METAMORFOSI CAVALLINA

Cara Salata Maretta,…  nelle foto sulla rivista universitaria, confidente stranamente nell’arte surrealista, voi fino a ieri rimasti nella trincea del Tiepolo, i tuoi amici mi sembra adocchino un po’ troppo il tuo ancorché minuscolo e acerbo seno che quasi trentenne scopri nella camicetta bianca; allora, geloso alquanto, ti scrivo qui la storiella dei cavalli normali e del cavallo di razza. Appresa quando mio padre mi portava in San Rossore a scoprir coiti di stalloni e puledre purissime. Mia puledrina, seguimi. Nel recinto attorno alla criniera ariosa della Top cavalla ruota un cavallo normale, a volte più di uno, per eccitarla e muoverla al desiderio dell’accoppiamento. Petting. Flanella nitrente. Arrapamento equino. Ma il disgraziato cavallo normale, o i normali quadrupedi poi vengon portati via a cinghiate perché non mollano il profumo d’amplesso celestiale. A quel punto arriva il cavallo di razza, e sarà lui a montare la criniante cavallina in purezza e scioltezza. Ecco!, sia detto brutalmente i tuoi corteggiatori in università, assistenti mediocrissimi, li vedo come cavalli parecchio normali. E se sei ben scaldata, in settimana arrivo. Son nervoso? Certo il pelatino sembra abbia occhi a  periscopio sulla scollatura e le cosce. Via dal recinto!

 

2

   MEDITAZIONE SULLA BRUTALE NOVELLETTA IPPICA


Caro Covato Poco,… premettendo che le novelle in cui protagonista è il cavallo (normale o di razza) non hanno mai trovato in me buona predisposizione, foriere di catastrofi come sono, ritengo assai fuorviante, ambiguo, inutilmente criptico questo raffronto con l'universo cavallino. Suggerisco semmai, a elevazione della forma, dei contenuti e della felicità della destinataria, di rapportarsi al cavalleresco, e dunque all'ottava rima di dame, cavalier, arme et amori... ariostesca!  Se poi invece si opta per una focalizzazione rivolta alla linea interpretativa in cui il testo vive del già tanto citato (e sperato) gioco di rovesci, ebbene, ogni zoccolo e nitrito saranno allora concettualmente e stilisticamente accettati, così come nebbia, nervosi e scottature derivate. Aggiungo in conclusione, abbracciando ogni qualsiasi prassi scritturale e interpretazione testual-sessuale, che se il narratore possedesse un sistema più efficiente e in calendario più frequente nel raggiungermi, tanto struggimento e dell'animo e del fisico, mio nel sorbirmi riunione con occhiate sulle mie parti seducenti, e tue di Covato Poco in una qual certa gelosia, non ci sarebbero state! E la pila dei libri sulla storia dell’arte con la rivista universitaria, fresca di stampa o di recinto?, sul post-surrealismo sarebbe rumorosamente e felicemente caduta nell'assalto amoroso...

 

 

 

 

 3

SIMILITUDINI HARDCORE ARROSSATE SPORE

Amore, mio miele profumato Salato, stamattina presto ho pensato a te nuda su di me. E mi sono scavallato (con lo strizzo esclamativo) pensando al tuo culetto e alla tua lingua, (con altre immagini libertine)...e ho dormito fino alle 10,15... ora accendo la stufa... poi ti chiamo... e ti bramo e son contento anche se c'è la nebbia che poi cala sul cavallo nel prato che tanto lui-cavallo trotta lo stesso tanto la staccionata salta a fiuto se la cavalla nitrisce da qualche parte...  il cavallo non può farsi biscottare l'uccello dalla cavalla ma io si! L’ho fatto, te lo scrivo... ma lui potrebbe nitrirmi che da solo può leccarselo e io no - - - e siamo pari lui pensa, potrebbe pensare, se è di razza: povero scemo di Covato Poco! nel pittorico studio cascinal-vecchianese la nebbia la manda via la stufa e il tuo amore accaldato nudo sta lontano dietro una pila di libri da dove ti scrive che ha le labbra come un forno, così mi hai scritto Salata mia! - - -  e vorrei tanto mettertelo in gola!, perché sto peggio d’un cavallo che disperato se lo lecca da solo, e io quasi quasi lo poso sulla stufa, mi brucio l'uccello, sale il fumo, torna la nebbia, m'intossico dal nervoso,… la natura vince sulla cultura (lo penso rendendo la giornata scura?), stravince il cavallo nel prato, la cavalla che nitrendo lo sgaloppa, e peggio io e il mio amore, salato, a bocca aperta a cosce larghe a culo aperto sulla montagna di libri sbandieranti l’arte di spennellare il reale e l'ideale... ecco cosa ci si guadagna la domenica a guardare una rivista - Maretta mia, Salatina del mio regno animale, dove appari - a pensare animalesco il proprio coso, a cercare l'amore cavallino ...ad accendere la stufa che a breve si spegne… e cova braci e io Covato poco covo a lungo la voglia inappagata di te!

 

4

DAL RISVEGLIO AL CAVALLO DI RAZZA POETICA NASCOSTA

Sì,  Covato Poco che carezzo nel mattino epistolare,  la tua gelosia, seppur “fiondata” nello scavallamento erotico, mi coinvolge tanto! arrossisco non nitrisco semmai tossisco immaginando di sugger l'ibisco; il linguaggio esplicito mio Aretino moderno mi porta a ungere il ditino! E ti scrivo grazie salatamente in maretta mossa al desir più forte! Grazie,  seppur sia  parola che in parte abbiam bandito, fra noi; benché per me rimanga sempre un contrappunto continuo, sommesso... insomma, Covato mio linguaggio all’assaggio d’eros, grazie per aver rivelato i contorni della mia aiuola tanto curata quanto bisognosa d’esser invasa dal galoppo sfrenato! Grazie anche da parte delle puppine, che questa mattina soffrono con particolare acutezza la solitudine. Sarà la solita uggia promessa di pioggia sui canali?... m'immergo nelle tue carte epistolari. E' lì che un Covato Poco pisano e una Salata veneziana abitano. In ariose stanze d'origami, però le finestre guardano foreste stillanti carezze sulle gondole. Surrealismo, neh, avrai inteso! 
              Salata  TUA. Sì. 

                          Sono felice... anche nella lontananza. Sì, Salatina è proprio innamorata di quest'uomo

                                scovato pomo da tante detto acerbo incommestibile!
                       E anche se  una signorina delicata non dovrebbe scrivere così! 
                                    Anche se si dovrebbe giocare al darsi/negarsi...
                                           invece mi dono al Poco Covato. TUTTA! Colma presto lo iato da Pisa a Venezia.
      (e me ne vado, ridi ridi, con il ciuffo arruffato dal tuo bacio, su di me cavallino immaginato,

 a mangiarmi una fetta biscottata. A te il fieno)

 


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