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:: Claudio Di Scalzo: Raquel di Stelio Fenzo a Riminicomix
23 Giugno 2014

 

 

Claudio Di Scalzo

RAQUEL DI STELIO FENZO A RIMINICOMIX

(Edizioni Voilier)

A Rimini, dunque in una località che rima con sinuosità al femminile in estate, apparirà il 4 luglio, in una mostra, l’immaginario erotico declinato da Stelio Fenzo in tre eroine, da lui inventate e disegnate negli anni Settanta, per la Ediperiodici di Barbieri: Belzeba, Jungla, Raquel, fra l’altro raccolte in un elegante portfolio di tre stampe, numerate fino a 99 e firmate dall’autore. Unitamente la mostra dal titolo“Da Jungla a Simba” curata da  Seriacopi e Laggetta delle Edizioni Voilier, proporrà lo spazio dell’avventura ricreato da Fenzo con una iper-verzura orientale, e un animalario fondamentalmente post-moderno richiamante i topos popolari di molteplici vicende di intrighi, passioni, amori tentacolari, dove eros  e thanatos brigano e s’arroventano in una giostra infinita di corpi in selvaticheria tutto sommato tranquillizzante. Poi il 17 Luglio, sempre nella rinomata cittadina, a RIMINICOMIX, presso lo stand Voilier, verrà presentato il volume “Raquel”, adesso in corso di stampa. E di cui scrivo, non avendo al momento l’edizione, ma rifacendomi alle tavole che mi ha spedito in visione il maestro ed a certi albi che ho in biblioteca originali dell’epoca.

 

 

 

Raquel fumetto è frutto, potremmo dire spremuta, dal film,del 1972, di Burt Kennedy  “Hannie Caulder”, in traduzione fantasmagorica italiana “La Texana e i fratelli Penitenza”, con protagonista Raquel Welch; storia di una donna a cui  assassini uccidono il marito violentandola, e che matura la sua idea-colt di vendetta, anche grazie ad un cacciatore di taglie amico. Sembra che Tarantino abbia tenuto d’occhio questa trama per il suo Kill Bill. Raquel Welch allora era simbolo incontrastato della bellezza made in U.S.A., e che divulgata da Hollywood, sorvolo su ogni riferimento alla maturità espressiva dell’attrice perché è anche un luogo comune divulgato che Bellezza = ocaggine, s’impose in Europa e in tutti i terminali dove arrivava eco del multiforme sogno americano. Anche tra i rigidi custodi, in Italia, dell’ortodossia marxista versione monastero penitenziale staliniano, circolava il mito di Raquel, ed anche il fumetto di Fenzo scosse più di un solitario “rivoluzionario”.  Personalmente ho sempre pensato, fin da giovinetto, che ogni rivoluzione politica dovesse “trafficare” con l’immaginario e le arti popolari, pop, e non avevo remore allora a tenere accosto ad Adorno o Marx i fumetti di Jungla e Raquel. Guadagnandomi parecchie rimostranze ortodosse delle quali non m’importava un fico secco. Sarebbe interessante, e credo che alcuni studiosi del settore lo abbiano fatto, come Marconati, organizzare un’analisi oltre che fumettistica anche sociologica degli influssi del fumetto erotico nella liberazione dei costumi. Forse più che la rivoluzione sessuale e intellettuale, sempre di marca USA, poté il fumetto come “Raquel”. Un simbolo nudo e libertario che s’aggira svestita ma armata in avventure mozzafiato per trama e per forme. Positiva la ri-edizione filologica dei personaggi creati da Stelio Fenzo, presso Volier, per tre motivi: è uno dei più abili disegnatori del corpo umano e soprattutto in movimento o in tensione di gesti; ha capacità di assommare nelle tavole evidenti oggetti ed atmosfere post-moderne con citazioni dalla sua lunga produzione di fumetti popolari; i suoi personaggi hanno sempre un marcato aspetto anche umoristico, parodico, direi sbarazzino e auto-ironico. E questo non guasta, anzi ne è eprincipale, in materia di fumetto che suggerisce un qual certo erotismo.

 

C’è poi una riflessione “politica” da fare. E credo che circoli poco. La liberazione sessuale proposta da queste eroine, da alcuni viene considerata prpoedeutica del futuro molto più hard avuto in seguito nel fumetto. Non credo sia così. Questi fumetti erano libertari, si muovevano in una società repressiva e spesso clericale, combattevano contro censure ed ideologia anche conservatrici nella stessa sinistra culturale, ed avevano una funzione positiva. Il seguito, con il sesso anche patinato, di riviste dove la trasgressione era routine, spesso firmata da apprezzatissimi disegnatori usi alla pubblicità d’ogni merce, non ha avuto e non ha secondo me alcuna funzione liberante: bensì alienante. Questi fumetti fanno il paio con certo cinema incentrato su ogni feticismo e sadismo e si sposano perfettamente con la moda e le grandi firme. E’ tutto un altro immaginario. Quindi i personaggi di Fenzo, versione d’eros pop, non son soltanto storia del fumetto o archetipo di quanto venuto dopo, sono un possibile viatico a riprendere il filo dell’avventura dove s’era spezzato: e cioè divertimento, ed eros inteso, come avventura nel segno più completo dei sensi in gioia di vivere.

 

 


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