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:: Claudio Di Scalzo: Stelio Fenzo
13 Settembre 2013

 
 
 
NARRAZIONE FUMETTO QUI ALBERGHETTO - 1
Claudio Di Scalzo
STELIO FENZO DAL VITTORIOSO AL WEB
Ho incontrato la prima volta Stelio Fenzo, il suo pennino e segno, intendo, come lettore febbricitante, per le tonsille infiammate, e per il bisogno d’avventura, sulle pagine del Vittorioso. Tanti giorni assente a scuola, nel mio paese, a Vecchiano, dove lo scrittore Tabucchi, mio compaesano, mentre io facevo le prime classi delle elementari già frequentava le scuole a Pisa, al liceo. Era, Il Vittorioso, un giornale a fumetti e brevi racconti e illustrazioni, con una impaginazione innovativa, e storie esemplari a contenuto morale. Lo trovavo  in parrocchia, da Don Gino, oltre che in edicola. E, nel PCI, il giornale Il Pioniere, fra l'altro curato da Rodari, non ebbe altrettanta fortuna: Nilde Jotti e Togliatti non amavano i fumetti e temevano che la rivoluzione potesse esser fumettata. Belle zucche! In ogni caso non aveva l’immaginario proposto dal Vittorioso. E neppure chi disegnava in modo così efficace storie che dal west si spostavano sui campi di battaglia napoleonici. Ho seguito Fenzo anche sul “Giornalino”, proseguo editoriale del Vittorioso. Cresciuto ho letto Capitan Moko - e l’ho riletto di recente cercandovi spunti per il veliero elettronico L’Olandese Volante - e Kiwi. In albi Mondadori. Che conservo gelosamente. Segno agile, dinamiche dei corpi in movimento precise, e soprattutto espressività dei volti in tutte le dimensioni dei vizi e delle virtù. La palestra dei giornali cattolici anche a questo serviva. Ma devo anche confessare, che alcuni albi, sia “Jungla”, sia  fiabe reinterpretate, mi ricordo un Gatto e Volpe collodiani, con i volti di Ciccio Franco e Ingrassia, che vendevano mercanzia sessuale, come fecero galoppare la mia fantasia sulle curve dell’eros. E non stavo più a letto con le tonsille infiammate. Di infiammato c’era altro. Ecco, c’è chi ha i suoi proustismi raffinati, io ho la mia ricerca del tempo perduto con i fumetti. Stelio Fenzo è un disegnatore di fumetti che sta nella mia infanzia e adolescenza. Di recente ho riletto la riduzione a fumetti - in albi che mantengono la forma divulgativa in chiusura delle tavole  di due romanzi dell’avventura con la A maiuscola, e cioè L’Ultimo dei Mohicani e Robin Hood. Li stampano le Edizioni Paoline. Dedite ad una linea editoriale che immagino anche un po’in difficoltà dinanzi all’invasione giapponese ed americana. Ma qui ci sono disegni e storia che appartengono al Canone del disegno e del plot avventuroso: e non è nostalgia scriverne, ma ricordare che anche il Fumetto e chi lo interpreta ha le sue gerarchie, nei risultati estetici: insomma ci sono i fondatori e bisogna conoscerne l’opera. E come bisogna distinguere fra ciò che in letteratura è dei fondatori, cioè dei Conrad e degli Hemingwey, rispetto a quanto venuto dopo, così va fatto per il fumetto. Il maestro Stelio Fenzo, lui non vuole esserci chiamato, ma io lo faccio in calce a questa breve narrazione, l’ho ritrovato grazie al Web. Ed avendo la cura di una rivista on line, avventurosa nel coniugare diversi generi ed arti, come L’Olandese Volante, lo ospito ben volentieri. È il grazie del monello vecchianese di un tempo e dell’uomo sale e pepe nei capelli. Di oggi.
 
 
NARRAZIONE FUMETTO QUI ALBERGHETTO è di-ramazione da Facebook L’Olandese Volante Comics verso la rivista di Arti Pensosità Letterature L’OLANDESE VOLANTE - QUI, albergano, trovano albergo, transitoria sosta, illustrazioni-copertine-fumetti di designer, disegnatori, fumettisti, di autori affermati ed in ascesa, illustri e non illustri, corredate da didascalie, lacerti di commenti e dialoghi, citazioni,  alcune in salsa détournement situazionista, e racconti brevi. 
 
 
Ripubblichiamo l’intervista ripresa dal Blog "Letto e Detto" su Stelio Fenzo. E comunichiamo che nella sezione Narrazione Fumetto qui Alberghetto, contiamo di ospitare altri fumettisti, di ogni età e valentìa. Lucca Comics del resto è alle porte. cds
 
 
 
 
10 DOMANDE A STELIO FENZO
1. Perché hai scelto il lavoro/mestiere che fai?
Ho scelto il mestiere che ho fatto da ben 65 anni perché ho sempre desiderato diventare un cartoonist da quando leggevo i cosiddetti giornalini settimanali da “ Il Balilla” (anni ’40)  poi “   l’Intrepido” Il Corrierino” “Topolino” eccetera.
2. Qual è l’aggettivo che meglio definisce la tua attività?
Esiste nel vocabolario italiano un termine che dovrebbe precisare il mio tipo di lavoro ed è: fumetto. Se leggiamo la sua interpretazione, veniamo a sapere che il termine è sovente usato con valore spregiativo. Ad esempio : “quel film è un fumetto” . Pertanto ho da sempre scelto, andando in prestito da una lingua straniera il termine: “cartoonist”.
3. Qual è il tuo primo ricordo di una biblioteca?
Il mio primo ricordo di una biblioteca e quello di quella piccolissima della mia parrocchia di S. Zaccaria che frequentavo per prendere a nolo i libri di Salgari. Anni dopo visitai spesso la biblioteca “Querini e Stampalia” a Venezia, ma questo accadeva quand’ero già all’università. Invece è nella Biblioteca Marciana che ho passato giornate per documentarmi  ed istruirmi durante gli anni del liceo. Dopo la maturità poi passai tre mesi a consultare un grosso volume intitolato (mi pare) “Le Religioni  Comparate” per verificare quanto mi era fino allora stato insegnato dalla Chiesa e da otto anni dell’Istituto Cavanis retto da sacerdoti. Ed è da quel tempo che dapprima scelsi l’agnosticismo per poi passare all’ateismo.
4. Come definiresti la biblioteca?
E’ difficile definire la biblioteca, ma la prima che mi viene in mente è: la sorgente della cultura.
5. Cosa ti piace di più in una biblioteca?
Di una biblioteca quello che mi piace di più è l’atmosfera che mi circonda.
6. Quale è stato il primo libro che hai letto?
Il primo libro che ho letto, anzi che mi è stato letto da mio padre, è stato “ I Promessi Sposi” su consiglio del mio maestro di terza elementare che lo aveva consegnato appunto a mio padre segnando i brani da saltare. Quel libro lo rilessi logicamente al Liceo con molta ostilità perché diciamo costretto a imparare paginate a memoria, ma lo rilessi con amore all’Università anche se la mia facoltà era quella di Architettura.
7. Quale libro ti ha lasciato un ricordo speciale?
Il libro che mi ha lasciato un ricordo particolare è stato senz’altro “ Le Avventure di Pinocchio” Di Carlo Collodi, che considero il più bello tra le centinaia di libri che ho letto e approfitto delle mie nipotine per rileggermelo nuovamente.
8. Quale libro consiglieresti a un giovane lettore?
Mi sembra ovvio quindi che questo è il libro che consiglierei ad un giovane lettore.
9. Leggere fa bene? E perché?
Penso che leggere è vivere tante vite. Mi ricordo i libri della Salani (rossi) che non avevano nessuna illustrazione e quindi costringevano la fantasia a immaginare quei personaggi vestendoli ed armandoli con quelle poche cose che conoscevamo di loro, quegli ambienti, quelle situazioni. Questa era una vera palestra per il nostro cervello ed è forse questo che mi ha spinto a scegliere di fare il cartoonist.
10. A quale altra domanda avrebbe voluto rispondere?
Cosa ti ha dato la professione che hai scelto? 
Ha creato in me il complesso di Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere. Ho cercato di ragionare con la testa dei ragazzi che leggevano le mie storie e questo mi ha mantenuto giovane come un elisir di eterna giovinezza!
 
dal Blog: LETTO e DETTO
 
 
"Jungla"
 
 
Nota Bio di CDS
 
Claudio Di Scalzo nasce l’otto dicembre 1952, di sette mesi, a Vecchiano-Pisa. Figlio di Libertario detto Lalo e della sarta Nada Pardini. Studia a Pisa come ragioniere e poi si laurea in lettere. Aderisce al movimento studentesco ed a Lotta Continua. Professando un marxismo situazionista. Cessa ogni attività politica allo scioglimento dell’organizzazione nel 1976. Partecipa ai primi eventi di Lucca Comics. Dove conosce Hugo Pratt, Pazienza, Sparagna, Lopez, Giardino. Perché ha un banchetto di fumetto d’antiquariato. Con il n. 1 de “L’Asso di Picche”. Questa storia l’ha raccontata in: “Corto Maltese camicia e cravatta” Diffonde materiale dei dissidenti nei paesi dell’Est e viaggia all’estero.  Nel 1977 è a Forte dei Marmi per convegni e incontri su “Dissenso e satira”. Risiede a Parigi e Londra dallo zio Lenino come aiutante in albergo. Diventa esponente della Mail Art e della Poesia Visuale.”. Pubblica sulle riviste di settore. Lettera, Tam Tam, Doc(k)s, L’Immaginazione, Zeta. Cura mostre di Art Brut con la Galleria Peccolo. Scrive, con catalogo, su De Chirico, Arturo Martini, Medardo Rosso, Michaux. E biografie artistiche su Villeglé, Deschamps, Maccari. Nel 1977 è a Forte dei Marmi per convegni e incontri su “Dissenso e satira.  Fonda la rivista Tellus. Per i tipi Feltrinelli pubblica: “Vecchiano, un paese. Lettere a Antonio Tabucchi” nel 1997. Dal Duemila sceglie di stare esclusivamente sul Web, pubblicando on line, fondando siti, giornali, blog: V.A.O.L. (Valtellina on line); Tellusfolio (Giornale telematico Glocale, 2005-2009); Tellusfoglio e Tutti i figli di Tellus; L’Olandese Volante (2012-2013, diretto con Chiara Catapano)
 


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