:: Claudio Di Scalzo: Fumettista pittoricista e non pittore

  

 

 

Claudio Di Scalzo

 PERCHÉ IL FUMETTISTA È PITTORICISTA E NON PITTORE 


Ma perché i fumettisti, anche di gran rilievo, che pubblicano in albi a grande distribuzione, quando affrontano la pittura, espongono in mostre, con loro dipinti, dipinti non tavole dei personaggi abituali, appaiono scontati e spesso, mi si perdoni ,non eccelsi? Ricordo ancora quando a Lucca Comics mi sentii quasi costernato dinanzi ai dipinti di Enrique Breccia che altro non erano che un modesto surrealismo che Breton non avrebbe esposto neppure nel dopolavoro degli operai Renault. C'era una sproporzione abissale tra il suo segno assolutamente originale nel fumetto e la pittura a olio. E poi ho visto dipinti di quel disegnatore uso a realizzare fumetti erotici più che transmoderni direi transessuali con vacanze nel revisionismo sulla Resistenza, ed anch’essi, in tele grandi, più che dilatazioni tardo-pop non propongono, un pop molto castigato nel vetrinismo scic, che al confronto i maestri newyorkesi come Rauschemberg e Warhol sembrano dei Nietzsche del gusto dionisiaco che sbarellano, irridenti, la merce esposta nei supermercati. Di recente su Facebook ho sbirciato una mostra dove ci son figure che sembrano i disegni del taccuino di un Klee bambino alle elementari. Allora tento una risposta, suggeritami dalle mie navigazioni anche su Facebook, dove sto anche con spirto sociologico alla Baudrillard, se si mercanteggiano segni tanto val conoscerne l’economia politica, o no?

 

 

Nei post di “amici” e “amiche” FB c’è come un’attrazione verso l’eloquio accademico del disegno: dai minori che mai conobbero i venti cubisti e fauves ed alcuni manco quelli impressionisti o post impressionisti di un Gauguin, a quelli che proprio son pompiers e tali rimarranno in eterno. Insomma è come se la lezione della “distruzione e ricostruzione” della figura non li riguardasse né quella della cancellazioni nel perimetro della tela. Tra un disegno di Alma-Tadema e uno di Kirchner la loro scelta va al primo. Ecco che non avendo introiettato l’estetica moderna del Novecento, la più fertile, sono abissalmente al di qua di ogni stile che possa aprirli all'esperienza fertile in pittura. Non si può vivere-produrre pittura, anche in epoca transmoderna, senza ammettere-accettare-imparare da chi ad un certo punto ad una Demoiselle d’Avignon fece il volto da statua lignea africana.