:: Dampyr: Serata al Grand Guignol. Nota Claudio Di Scalzo

 
 
 
 
DAMPYR
 
SERATA AL GRAND GUIGNOL
(Enea Riboldi-Alessio Fortunato-Mauro Boselli)
 
 
 
 
 
 
 
NOTA DI CLAUDIO DI SCALZO
 
Enea Riboldi evoca in copertina l’atmosfera del Grand Guignol e a lato l’immaginario fine ottocento per eccellenza: la Belle Epoque nella città che si nutrirà di lì a poco delle visioni di Odilon Redon e dell’Umorismo Nero di Breton e di Cadaveri Squisiti. Dampyr, l’eroe figlio di vampiro e dei vampiri e del male nemico è però uso anche a frequentare l’altro immaginario, colonna d’ogni estetica evocante la guerra luce/buio, e cioè la Londra vittoriana. Questo numero, il 158 della serie, con tavole d'alto onirismo allucinatorio (in punta Pilot!) di Alessio Fortunato e sceneggiatura di Mauro Boselli, è dedicato al Grand Guignol, e cioè al teatro dell’eccesso in materia di vizio e delitti, e gli autori riescono, con disegno eccellente - e sotteso erotismo, che non guasta poco poco rende evocazione più vasta nel loco! - e trama con colpi di scena e metanarrazione smaliziata (chi si figura scrittore o poeta dovrebbe imparare dagli sceneggiatori dei fumetti e della storia del fumetto l’evocazione) a dare all’immaginario l’adatto rapporto visuale tra sogno e teatro, tra azione ed adorazione del pennino dove misfatti e giochi delle lame e degli artigli non si concludono chiuso il sipario. Perché Dampyr è un feuilleton a striscia china che ha più luoghi – e libri evocati, questo Grand Guignol s’impernia sull’iperdecadente “Giardino dei supplizi” di Octave Mirbeau - dove agire le proprie “torture mitologiche”, direbbe De Quincey che d’immaginario nerofumo torturante se ne intendeva.