:: Claudio Di Scalzo: Camera Mortuaria 13 di Medea T. Vir |
CDS: Tredicesima Camera Mortuaria di Medea T. Vir detta della "Memoria doppia di Bergson" - 17 luglio 2011
Claudio Di Scalzo 17 camere mortuarie per il 17 VII 2011
13
Di quello che si sciolse tumulto nella tempesta – parola in esilio nebbia coltello s’accende memoria contrazione di bocche occhi lacimati fessura e palla. Grazia furtata solitudine doppia per miniata astrazione del ricordo vuoi tu questo scompigliato bagnante nella tomba che scavai? La pineta lungo il mare ospita la brezza sopra piume sfatte di tortore modula un canto d’obliata festa. Di quello Medea T. Vir, annuncia secca che niente conserva di quanto le affidai di figli-files perché li ha cancellati: “Non ho più nulla di quello che mi domandi”. È il suo atto da personaggio sul teatro delle camere mortuarie. Gesto che resterà presenza, durata, e di cui le camere mortuarie, e ogni 17 luglio, a cominciare da quello fondante del 2011, e i seguenti ricorderà, misurandosi col passato. Questa presenza, del passato nel presente, le camere mortuarie, nel loro complesso e mostra, lo organizzano sulla teoria di Bergson. In questa durata il passato entra anche nel futuro come una palla fangosa che rotolando verso il basso dei cunicoli, della grotta luttuosa, si ingrandisce. Questo passato è dunque incancellabile. Compito dell’autore che vede parte della sua opera distrutta, è conservare questo passato nel futuro, l’esistenza nel futuro degli scritti cancellati, fino a piegarla a nuova opera. Questo passato che si accresce rotolando non viene conservato nella memoria, nel suo registro, rendendolo staccato dal presente, perché il passato si conserva da sé automaticamente, e questo vale per Giasone e per E l’autore, determinato dal suo personaggio e dall’amore incontrato, se è artista, adatto al duemila, può, e deve, dinanzi a fatti tanto luttuosi, operare un’arte e parola presa in filosofia. La mia, in questo luglio 2014, è quella bergsoniana. Come s’intende da questa orazione manualistica sottoterra con un “di quello” due facce e con un “di quello” con idolo sotto la bazza.
Materia del ricordo marmo nello scompiglio del sogno: lo stesso del fiume nella sera privata delle sue stelle a notte. Vola la freccia spacca la bocca nell’urlo sotterraneo perché l’idolo possa evocare l’immagine che si presenta perdita alla coscienza. Nel tramonto soprastante la camera mortuaria le case sforzate dalla memoria si nominano fiamma luglio muove vento verso persiane chiuse. La memoria vive d’immanenza del passato lenza nel presente consistenza. È qualcosa, qual cosa neh!, che “rimane in”, dal latino immanere, mi dice il vocabolario a me che il latino non so, sta nell’esperienza e penza e penza, e prende invadenza di “memoria-contrazione”. A questo punto Bergson si sdoppia, offre due facce alla memoria. Della prima contratta abbiam catacombato in rima adatta. Poi c’è la “memoria-ricordo”, e questa si esprime in immagini, il passato lo visualizza. Le camere mortuarie sono rappresentazioni per immagini: memoria-ricordo. Ah del fattaccio non mi scordo!, dice Giasone Accio. Questa memoria ha i suoi contrassegni. Ci impolpa e marchia carne e spirito. Memoria virtuale telematica son le camere mortuarie, che però si nutrono del ricordo dei libri cancellati e dei sogni cenere che li avvolsero. Queste immagini non sono soltanto ricordo sono percezione attuale. E di questa l’arte abbisogna e la scrittura anche. Diventano ricordo che si attualizza in immagine. Si manifesta percezione pura usando il ricordo. Della Camera mortuaria come percezione pure narrerò in “che mi domandi”. La prossima puntata-scheggia sms di Medea T. Vir.
ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011 Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”. Ne richiedevo l'uso perché il poeta e saggista Giorgio Luzzi aveva in progetto di scrivere sul mio percorso letterario-artistico per una pubblicazione. E contavo di spedirgli miei scritti e la seconda parte di una "Autoantologia" la cui la prima parte era stata pubblicata sull'annuario Tellus 30 "Nomi per 4 stagioni" nel 2009. Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. / Anche quest’anno, per l’anniversario, torno a narrarla, questa “distruzione”, con i miei strumenti d’autore. Divido il testo dell’infausto sms in 17 lacerti e ne ricavo 17 camere mortuarie dove deporli. A ricordo dei miei files distrutti. Le camere mortuarie come nella tradizione delle antiche civiltà in dialogo con i morti si raggiungono attraverso cunicoli e sedimenti neri, terrosi, violacei anche. Con improvvise vampe rossastre. Fuochi fatui? Sangue? Pixel telematici bizzarri? Le carte poi tele - ne ricaverò mostra in galleria – saran corredate da testi preghiera-elegia-lapide-evocazione funebre per resurrezioni da venire o già avvenute. Ed ogni testo avrà incipit da un osso dell’sms di Medea T. Vir. Questo ha deciso Giasone Accio. |