:: Claudio Di Scalzo: Camera Mortuaria 4 di Medea T. Vir |
CDS: "Quarta camera Mortuaria di Medea T. Vir " - 17 luglio 2011
Claudio Di Scalzo 17 camere mortuarie per il 17 VII 2011
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Lo farei Col pugnale sulle vene che generano pulsare d’una poesia riflesso del fuoco a me negata – Che calino i volatili della morte per chiuderne le palpebre d’oro. Col trinciante ronda sulle metafore dove l’analogia d’eros s’inerpica leggera. Con lo squartatoio sulla pelle pesca delle assonanze in arabesco con le nuvole della spensieratezza. Con lo sgarzino che biscia s’insinui dove il vento ancora s’agita. Con lo spaccaossa per sudario adatto che porti al dirupo dell’inconsistenza la scrittura che m’affidasti. Tremano le code dei lombrichi sotto al becco dei cupi uccelli guardaspalle di maga, sobbalzi l’incisione di questo temperino per lavoro di fino prima del mattino. Lo farei (giornoenotte) d’affilare ghiaccio su quanto scrivesti d’aguzzare moria di figure che elevasti al rango di tortore fedeli. Di sbucciare in cicca spenta le perle d’ogni similitudine, di scuoiare in sassaiola di colpi ogni antifrasi antitesi bisticcio e pure ogni endiadi. M’applico coscienziosa per studi e laurea in magia grammaticale ai tuoi versi d’attore di contrabbando. Amasti un’altra e valga la mia mano con taglio punta dentata come atrio d’odio perenne recidendo i figli files della tua ingordigia d’iperboli in tradimento. Spossata Medea T. Vir s’addorme nella disadorna camera mortuaria ove sgocciano facce senza occhi in volute di fumo basso sulla pietra polverosa. Nella gora sotterranea il coro in criniera d’enfasi ne cattura le spalle sudate e la peluria superba. Sul marmo dove il libro è morto nell’ultima agonia spande il sole nero sciame zoppicante di raggi simili alle note di tamburo d’una banda di paese celebrante un funerale tra pentole dove bolle il maiale scannato per borghesi col conto florido in banca. Lavo le mani togliendo la tinta sulle dita. Con cura. Le poso sugli occhi che hanno visto la scena descritta mentre dipingevo. Sono roventi le ciglia sono violentate le orecchie dalle parole e note udite nella camera mortuaria. Raggiungo il mare che m’offre un’altra misura di quanto fui e attendo la mia sposa.
ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011 Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”. Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. / Anche quest’anno, per l’anniversario, torno a narrarla, questa “distruzione”, con i miei strumenti d’autore. Divido il testo dell’infausto sms in 17 lacerti e ne ricavo 17 camere mortuarie dove deporli. A ricordo dei miei files distrutti. Le camere mortuarie come nella tradizione delle antiche civiltà in dialogo con i morti si raggiungono attraverso cunicoli e sedimenti neri, terrosi, violacei anche. Con improvvise vampe rossastre. Fuochi fatui? Sangue? Pixel telematici bizzarri? Le carte poi tele - ne ricaverò mostra in galleria – saran corredate da testi preghiera-elegia-lapide-evocazione funebre per resurrezioni da venire o già avvenute. Ed ogni testo avrà incipit da un osso dell’sms di Medea T. Vir. Questo ha deciso Giasone Accio.
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