:: Claudio Di Scalzo: Postmodernariato o Transmoderno? Maderna e Califano

 
 



Claudio Di Scalzo

POSTMODERNARIATO O TRANSMODERNO?

(Con Maderna il dilemma ci sverna, con Califano il dilemma porta lontano)

È mia convinzione - anche per solidificare in una rotta possibile l’esperienza dell’Olandese Volante e quella mia di autore che si dedica all’ascolto della musica classica e alle poetiche dei maestri - che alcune composizioni tra i due poli estremi del barocco e dell’avanguardia, metti di un Maderna, possano offrire suggerimenti a chi, confidando nel Transmoderno, intende realizzare narrazioni e composizioni visuali. Prendiamo ad esempio l’intervento con “Don Perlimplin” di Bruno Maderna sulla commedia di Garcia Lorca. La protagonista diventa un flauto mimante la voce umana e poi la partitura maderniana intreccia un madrigale del jazz brani registrati e canto avviandosi verso l’utopia quasi di un nuovo tipo di arte sonora. Riesce il tentativo del sulfureo compositore? A distanza di decenni possiamo registrarlo nell’alveo o dell’avanguardia che vaticinava un’opera che mai finisce, in progress, oppure come un episodio anticipante il post-moderno perché ri-unisce materiali e poetiche diverse cedendo anche ad un valore commediante, ironico, che poi è il sale originario di Lorca. E non è, spesso, tutto il Postmoderno un gigantesco “commento” al Moderno e alle sue utopie? Se così fosse oggi l’epoca di quello che chiamo del “commento infinito diario scontento”, sui social network e sul web a cornice di blog e siti vari sarebbe l’estenuazione di quanto con Lorca e Maderna ebbe ben altri esiti.

Nel 2013 o si accetta come orizzonte insuperabile, per chi si affida a forme poetico-narrative-visuali, la linea dei mi piace, delle condivisioni di video per proiezione melensa autobiografica, dei commenti che manco di striscio son paratesti ma vacui incesti, oppure l’esperienza d’avangurdia o proto-postmodermna di Bruno Maderna può suggerire di continuare la simulazione dei generi che agguantano il Reale, in ogni finzione web e su carta “complessa od aleatoria”, come scrive R.M. Rodríguez Magda (Transmodernidad, Anthropos, Rubí, Barcelona, 2004), convinti che questa Transmodernità, è, appunto “una situazione strategica” per l’autore nel suo stare nelle arti come nella società. Questo compie L’Olandese Volante rendendo patetica ogni operazione sul Transmoderno compiuta da filosofi marca Facebook che scambiano questa avventura di pensiero ed estetica e politica come l’ennesimo gingillo in forma di glossa, con cui imitare i filosofi veri i cui libri segnano la storia della filosofia. E la conferma dei risultati di questa rivista sta nella Barra Rossa in alto, la biblioteca del veliero, e nello scafo con le sue sezioni. Cioè il nostro “Don Olandesimplin”. “Tutto il resto”, direbbe Califano, “è noia!”.