:: François Rabelais: Scrivere di queste cose…

 
 
 
 
 
 
François Rabelais: Scrivere di queste cose
 
Lettori amici, voi che m’accostate,
liberatevi d’ogni passione,
e leggendo, non vi scandalizzate:
qui non si trova male né infezione.
Apprenderete, se non sia per ridere:
altra cosa non può il mio cuore esprimere
vedendo il lutto che da voi promana:
meglio è di risa che di pianti scrivere,
che rider soprattutto è cosa umana.
 
Non avete mai visto un cane quando incontra qualche osso medullare? E’, come dice Platone, la bestia più filosofa del mondo. E come se l’avete veduto, avrete potuto notare con qual devozione lo sbircia, con quanta cura gli fa la guardia, con quale fervore lo agguanta, con quanta prudenza comincia a intaccarlo, con quanta passione lo spezza, e con qual diligenza se lo succhia. E chi lo induce a far cio? Quale è la speranza di tanto studio? Quale bene se ne promette? Niente più che un po’ di midollo. Vero è che quel poco è più delizioso del moltissimo di tutte le altre cose… A ppunto sull’esempio di lui vi bisogna esser savi: per poter annusare, sentire e apprezzare questi bei libri di gran succo, svelti nell’andatura ma arditi nell’assalto; e poi, con curiosa lettura e meditazione frequente, rompere l’osso di fuori e succhiare la sostantifica midolla (e cioè quello che io ho voluto significarvi per mezzo di questa simbologia pitagorica) con sicura speranza di diventare scorti e valenti in questa mia lettura.
 
Che Dio vi salvi e conservi, o gente dabbene! Avete avuto buona vendemmia, mi hanno detto. Non mi rattristerò certo per questo. Avete con ciò trovato rimedio infinito contro tutte le seccature, che è un’opera vituosa. Voi, le vostre mogli, figli, parenti e famiglia siete in buona salute? E’ una bella cosa, è una buona cosa, e mi fa piacere. Iddio, il buon Dio, ne sia eternamente lodato, e (se tale è la sua sacra volontà) vi mantenga così lungamente. In quanto a me, per la sua santa benignità, io sono a questo punto, e mi raccomando a lui di poterci restare. Io sono, mediante un po’ di Pantagruelismo (capite che vuol dire una certa lietezza di spirito, confortata dal disprezzo delle vicende della fortuna), allegro e sano; e pronto a bere, s evolete. Mi domandate perché, brava gente? Risposta irrefragabile: perché tale è il volere dell’ottimo emassimo Iddio, al quale io ottempero e obbedisco, del quale riverisco la sacrosanta parola di buona novella, cioè l’Evangelio…
 
Volendo adunque (io, vostro umile servo) accrescere ancor più i vostri passatempi, vi offro adesso un altro libro delal medesima lega. Si tratta degli orribili fatti e prodezze di pantagruele, al cui servizio son stato da quando son uscito di puerizia fino al momento presente in cui, con sua licenza, me ne son venuto a visitare il paesello dove ho puppato, e a vedre se c’era ancor vivo qualcuno dei miei parenti. Di modo che, per mettere ormai fine a questo prologo, così come io mi do a centomila panieri di bei diavolini, corpo e anima, trippe e budelli, nel caso che in tutta la storia mi scappi una sola bugia: allo stesso modo vi prenda il fuoco di Sant’Antonio, e il ballo di san Vito, e che vi venga una saetta, e possiate cadere in zolfo, in fuoco e in abisso, come Sodoma e Gomorra, nel caso che non crediate fermamente a tutto quello che io vi andrò raccontando in questa mia presente Cronaca.
 
François Rabelais
 
da “Dedica ai lettori” (Gargantua)