:: Accio e Sara Cardellino: La Tomba aiuola di Giovanni Boine. Caladium. Con ricordo di Karoline Knabberchen


Accio fotografo: Caladium sulla tomba aiuola di Giovanni Boine
5 settembre 2020 - Cimitero di Porto Maurizio





Accio e Sara Cardellino

LA TOMBA AIUOLA DI GIOVANNI BOINE. CALADIUM





"La luce che Karoline Knabberchen intercetta
sulla tomba di Giovanni Boine"
1983 - Fabio Nardi



clikka

KK: La Resurrezione di Giovanni Boine

(per problemi del portale, non ottimizzato iPhone le foto sull'OV per questo testo non appaiono. 
Vetusto dopo dieci anni necessiterebbe di costosi aggiornamenti)



 

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Il primo fiore che s’astrae fotografato sulla tomba aiuola di Giovanni Boine nel cimitero di Porto Maurizio è il CALADIUM. Per le foglie a forma di cuore rosso pulsante nel verde. Colore della tisi colore passione che batte cassa toracica nella fotografia.

Dio crea il corpo ai poeti coi lacerti dello spazio ove troveranno casa coi ritagli del tempo che vivranno nell’amore insidiato dalla malattia mortale. Che lo sia anche la poesia neppure Dio lo sa o forse, come mi disse Karoline Knabberchen, lo intuisce la parte oscura in Lui che si nega al Male ma non può evitarlo agli uomini.

Ricordo a Sara Cardellino le parole della nostra amica che venne qui nel 1983 un anno prima di morire a venticinque anni (Guarda Engadina 10 aprile 1959 - 1984 20 agosto Austvågøy Lofoten Norvegia): scrivendo la “Resurrezione di Giovanni Boine” ispirata dalla fotografia del sole traversante il cipresso che scattò il suo fidanzato Fabio Nardi.

Sia il primo fiore posato sulla tomba del poeta in cima alla collina che guarda il mare: anche quello ove si perse l’angelo svizzero: simile a preghiera che tiene nel bulbo eterna dedizione. Le due fotografie hanno luce similare a unirle. Pertanto Karoline Knabberchen e Fabio Nardi possono riconoscersi, grazie a Giovanni Boine, in quanto vivono Accio e Cardellino quando accostano il poeta pure da loro letto e curato: nel giorno 4 settembre 2020.

 


Caladium



 

Le foglie del Caladium hanno diverse combinazioni. Convulse intermittenti come quanto si scioglie in quella fotografata che rosseggia radicandosi nel sangue offerto alla data del 16 maggio 1917. Quando il poeta muore.

Pianta bulbosa in autunno si necessita di estrarre i tuberi dalla tomba lasciandoli foderati delle parole del poeta e messe ad asciugare, per le molteplici lacrime, in luogo aerato ma non al sole. Tagliando, frantumando alcune metafore e scelte stilistiche, ne appariranno altre da piantare ancora sulla terra che posa sulle ossa del cuore Caladium di Boine.

I tuberi poetici di Boine che il Caladium conserva valicano come inutile ogni riflessione teorica di accademici divulgatori profittatori che rendono la tomba lastra di marmo in cui specchiarsi eccellenti becchini. La Tomba aiuola dove il Caladium rosso s’infoglia necessita di terra grassa torba letame secco sabbia grossolana. Boine stesso nutrì la sua opera terrestre con l’ebbrezza di ricavare moto nutriente da quanto è oscuro celato pulsante male affinché reggesse stelo del bene realtà rivelata luce elastica raggera.

 

 
Sara Cardellino a Porto Maurizio Cimitero di Boine
guarda la tomba del poeta il 4 settembre 2020


 

 

LA LEGGE DELL’AQUILONE DI ACCIO MONELLO CHE PER SEMPRE VALE

LA TOMBA AIUOLA DI GIOVANNI BOINE e quanto in vari generi ho ideato per il poeta nei giorni che vanno dal 4 al 7 settembre 2020 a Imperia a Oneglia rientrano nella “Legge dell’Aquilone” che inventai da bambino adolescente monello sull’argine del Serchio. Sara Cardellino quando gliela racconto - vuole ascoltarla sempre con qualche altro capitolo - mi carezza il viso colmo di rughe le stempiature nel grigio e sento la sua mano come quella che nessuno mi dava allora neppure la ragazzina alla quale garbavo ma che non poteva avvicinare Accio né difenderlo.

Monello ritenuto cattivo ero scacciato dalle congreghe dei ragazzi anche perché figlio di Lalo che non era né democristiano né comunista bensì anarchico o trotskista: scansatelo dicevano i loro genitori. Soltanto Don Gino il parroco aveva riguardo per me. Il Cristianesimo giunge fino a qui. Se ben inteso.

Monello creavo aquiloni fantasiosi leggeri che facevo volare in alto sul Serchio sull’argine anche per farli vedere agli altri ragazzi alla ragazzina che mi garbava. Poi li nascondevo tra le canne. Ma li ritrovavano e, o me li fracassavano, o me li rubavano nominandoli di loro proprietà. Allora non avevo altra scelta che farne ancora di più belli che volassero più in alto.

Quando il 9 gennaio 2017 e giorni seguenti scoprii dalla Rete che Giovanni Boine curato sull’Olandese Volante era stato portato nel dicembre 2016 in altro sito da chi mi aveva chiesto di “giocare” con me un aquilone per Boine provai dolore infinito. Nausea e tristezza che mi hanno “piegato” in due. Come quando ero bambino. Anche perché Giovanni Boine atteneva a Karoline Knabberchen (Guarda Engadina 10 aprile 1959 - 1984 20 agosto Austvågøy Lofoten Norvegia) morta tragicamente. Non restava che applicare la “Legge dell’Aquilone”.

Qui ad Imperia, su richiesta esplicita di Sara Cardellino: “Vengo con te ancora alla Tomba di Boine, dopo che lì andammo nel marzo 2011, se raccoglierai quanto Karoline scrisse e tu stesso decenni fa; se sistemerai finalmente quanto sperso ne “La sgraziata vita. Soliloquio con la tomba di Giovanni Boine” se... inventerai altro per il poeta e per me da leggere da vedere”. E così sto facendo così ho fatto con “La tomba aiuola di Giovanni Boine” (qui pubblico la prima parte però fotografie e testi sono una ventina) e tanto altro ancora. Perché la mia Signora e Maestra me l’ha chiesto. E nel 2017 mi carezzò il volto dolente dove le rughe sulla fronte sembravano filo spinato che ballava. Guarendomi. La nostra vicenda attiene pure al Melodramma. Del resto lei è musicista di gran talento.

L’uso sconsiderato di Boine che stava sull’OV ha causato “piega”, per dirla con Deleuze, e piaga, Getsemani, per dirla col Vangelo, nella mia vita. Come una carta che si piega il segno più non si può togliere. Come un bacio ricevuto tradente l’ulivo di Lalo al Campo della Barra esso marchia. Ma su queste date del dolore fo volare aquiloni e a terra nella tomba di Boine rosseggiano fiori come il Caladium. Questa è Religione questo è Comunismo. Che guarisce e apre al Bene. Alla felicità possibile sulla terra in attesa di andare altrove dove ritroverò Karoline Lalo il Pazzo. Questa Grazia eterna cerco. Di altro non m’interessa.

Per me l’estetica collima con l’anarchia libertaria con essa sto nella mia stirpe con i vivi con i morti. Non posso insegnare nulla in etica all’altro perché ho compiuto azioni ingiuste e praticato scelte scriteriate: sono un “Ladrone” sulla Croce che s’avvicina a Cristo. Niente di più. E so che chi scrive sentendosi o è artista può avere vita biografica e azioni pure insensate e intinte nel male e lo stesso ideare opere di alto ingegno e belle. Quindi se chi portò Giovanni Boine e altri generi e Karoline Knabberchen "in uso" volgare in una rivista e con persone con le quali non voglio avere niente a che fare alle quali non somiglio in un’unghia realizzerà alta opera poetica confermerà che etica ed estetica possono viaggiare separate. Però è necessario che LA LEGGE DELL'AQUILONE riveli cosa io seppi e so fare. Intendendo che altri altre possono fare meglio di me, se ci riescono. E sennò vorrà dire che hanno creato scempio, in un gelido gennaio del 2017, come quei ragazzi feroci verso Accio fecero: inutilmente avendo come contropartita soltanto quella di entrare capitolo in un romanzo col ruolo adatto che meritano e dove in questo caso c’è Giovanni Boine. Che vollero "usare" a sproposito enfaticamente presso intellettuali in sedicesimo che ricordano Papini Soffici Prezzolini tormentatori di Boine: ambigui e con l'ego smisurato. Sopra di loro nel vento del web i miei aquiloni sono adatti a neppure notarli.