:: Claudio Di Scalzo: Il sogno di Giovanni Boine preso per il naso


CDS: "Il naso di Giovanni Boine nel sogno della presa in giro" I

Tecnica mista su cartoncino duro - 30 x 40

 

 

Claudio Di Scalzo

IL SOGNO DI BOINE PRESO PER IL NASO

Quella sera Boine aveva mangiato con gusto un piatto abbondante di frisceu. Pescetti, pastella, baccalà.  Son meno qui e più di là, si disse ghignando sulla sua possibile morte per tisi. Che un piatto tipico non poteva certo curare. Ma era per certi versi di là, perché si sognava. Con la pancia piena indigesta che gli avrebbe tentacolato qualche incubo addosso. Era da un’altra parte. E sempre per  il solito gioco che il sogno compie sulla realtà, il naso con cui aveva annusato l’odore aspro del salmastro dalla sua terrazza verso il mare, era diventato parecchio lungo. Massiccio. Spropositato.  Ci annuserò chi viene a prendermi, si disse da umorista. Immaginando una signora da lui molto amata, che nessuna sua biografia su di lui da morto avrebbe mai rivelato, pensò, perché proprio non l’aveva mai vista né incontrata, ma che sperava di conoscere. A questo poema mai scritto Giovanni Boine, commento lui stesso l’impresa, dondolando il naso, a cui non ho aggiunto una parola che fosse una su carta, lavoro da due anni.  Mentre aspetto di incontrarla.

C’era qualcosa, lo sentiva lui stesso, in questa vicenda che non quadrava. Non tornava a nessuna logica. Questa sua attesa poi che cos’era? Si diede una risposta che lo fece rabbrividire, fino alla punta del lungo naso, semplice, ovvio, lampante, sono uno scemo come me lo capisce solo ora, è un innesto che vivo qui del "ceppo inutile del male". Quest’attesa di due anni è la mia malattia. E siccome non conosco la donna né ho mai scritto un rigo su questa storia d’amore impossibile, ah ah ah, già proprio impossibile, disse tossendo sangue e macchiandosi il naso che pendeva fin quasi verso la cintola, è evidente che sono uno scrittore scemo che merita ogni burla del male.

 


FOTO SMARRITA

CDS: "Il naso di Giovanni Boine nel sogno della presa in giro" II

 

 

A quel punto una mano di donna, delicata ma ferma, gli strinse il naso, e comincio a portarlo con sé. Costringendolo lui alto a curvarsi e a tossire. Quest’attesa di due anni si disse è la mia malattia e la presa in giro che merito in materia d’amore. E credo proprio anche nella materia poetica. Poi segui il suo naso strattonato da quel braccio scuro e dalle spalle che decidevano il cammino. Rassegnato e senza curiosità verso dove la silenziosa e ferma signora l’avrebbe condotto. La gentilezza di Giovanni Boine che aveva scritto sull’agonia e sul nome immobile in una tomba, giunse a temere che tossendo avrebbe macchiato i polsi della donna amata che lo prendeva per il naso e che neppure conosceva. A quel punto le sue labbra ebbero una piega sardonica ed esclamò: non appartengo mai del tutto al tragico, sa, signora sconosciuta che mi prende per il naso, o in giro detto meglio, sto infatti pensando, da umorista, che adesso il mio nome è una tomba mobile. Ridacchiò. La Donna fece spallucce e continuò, indifferente, a trascinarlo come voleva.