:: Giovanni Boine: Agonia e ceppo.

 

L'Ulivo di Libertario e di Boine al Campo della Barra-Vecchiano

Foto Rina Rètis 29 luglio 2012

 

 

 

GIASONE  E IL CAMPO ALLA BARRA CON L’ULIVO DI BOINE

 

 

GIOVANNI BOINE

 Ordunque egli intendeva attraverso l’analogia e il mito di essere spirito e legge e libertà e creazione. Vittoria, processo, libertà superante. Ma il male; ecco ecco il male per contro (E tu vuoi intender lo spirito senza aver colmato e passato l’abisso del male?) Perciocché gli pareva, sì, d’aver come assorbito in sé, cancellata, disciolta l’antica opposizione del male e della biblica colpa; s’era persuaso, sì, che la colpa era scala del bene e che veramente non è, (ma e perché essa torna, e perché si ripete e perché ciò che logicamente par superato ricorre e ritorna? E che cos’è quest’effettivo disordine nel logico ordine? Dico questo incosciente, insistente ricorso e ritorno), s’era persuaso che la colpa, il male morale come atto non è ed è bene, ma il fisico male, il macigno, questo non scioglieva questo non riusciva ad intendere. L’inutilità del male fisico, questo inutile ceppo!”

 

CDS

AGONIA E CEPPO PER DUE DATE

Ho letto questo passo tratto da "l'Agonia" (aprile 1913) di Giovanni Boine  la notte del 10 febbraio 2017 al Campo della Barra. A Vecchiano. Sotto l'Ulivo dove morì mio padre. Avevo un coltello nella glottide sulla cui lama c'era scritto "tu strozzi le idee in chi ami". Ero stato qui anche il 17 luglio 2011. Allora sulla lama piantata nella mia gola sgrammaticata e che perdeva la parola in un balbettamento terribile c'era scritto: "Sei inaffidabile". Sia la prima che la seconda volta il mio petto è diventato un ceppo inutile disertato dall'amore.