:: Claudio Di Scalzo detto Accio: Lucca Giovanni Boine Karoline Knabberchen

 
Fabio Nardi - Lucca con Boine e Karoline Knabberchen
14 febbraio 2017 - Bancarella chiusa

 


 

Fabio Nardi

BOINE TORNA SULLA BANCARELLA CHIUSA

(a Karoline Knabberchen il 14 febbraio)

Mia dolce Ranocchietta sta piovendo a diretta nella nostra Lucca. E tu con umorismo elvetico forse avresti esclamato: tanta acqua tanto raganella canta. Sono partito da Vecchiano per inventare una preghiera, a te diretta, avendo accosto un libro a noi tanto caro. Di un autore come Giovanni Boine.

Se la lettera, questa lettera che penso per te riuscirà a forare gli spazi interstellari e il manto della morte vasto come l’oceano alle Lofoten sulle tue spalle bianche sui capelli chiari… allora saprai che il tuo Fabio ne aveva pensata un’altra delle sue, per dirla alla vecchianese, vernacolo che tu imitavi, in casa di mia madre Elvira Spinelli. Che ancora nella sua vecchiaia, nel suo mal di cuore curato con pericolosi coagulanti,  a volte ti ricorda. Sa, lei madre, che tu sei stata la mia fidanzata e che ancora ti amo. E sono passati 34 anni. Forse nella sua devozione verso il figlio che ama ti tiene tu fidanzata amante lontana accosta. Si tratta sempre di fedeltà d’amore. La chiesa, nostra, Karoline, è costruita su di una pietra che non può scalfirsi. Ancora è grande, e ancora di più, l’amore che provo per te. E prima o poi te lo dirò da vicino. E tu angelo come nella tradizione dantesca e dell’amore cortese intergalattico accoglierai me con parecchia pece sulle spalle. Non ce l’ho fatta forse a migliorare tanto da quando te ne andasti. Anche se ce l’ho messa tutta! Sono soltanto capace d'inventare questi omaggi per te che poi come capirai non funzionano. E mi fradicio inutilmente la giacca il volto perché poi ci lacrimo disperato come un bimbo.

Avevo pensato in questa domenica di raggiungere la bancarella, chiedere all’amico che conosco da tanti anni, di posare il libro dove lo trovammo a fine 1983. La bancarella è sempre la stessa. L’avrei messo nel settore “Poesia”. Dove ci son tanti poeti che nulla valgono. E che ora intasano il web con poesie mediocri sui loro blog. Allora non c’erano. E allora era più facile distinguere chi valeva, i maestri, dai poeti  roboanti convinti d’esser geni perché si trastullano coi miti con le religioni.

-Fabio andiamo dal tuo amico bancarellista in Corte del Biancone, dietro la Chiesa di San Giusto, forse tra i libri usati c’è il libro con gli scritti di Giovanni Boine che ha pubblicato Garzanti. E del quale abbiamo letto sull’Indice dei libri.

-Ma come pensi sia possibile che un libro uscito nella primavera di quest’anno sia già a dicembre tra i libri usati?

-Magari ne sono disfatti, si disfanno anche del Vangelo? Dai andiamoci! Io credo ai piccoli miracoli.

E quando giungemmo, ricordi Karoline?, era proprio in cima alla pila. Tu saltasti di gioia. Ti brillavano gli occhi più delle illuminazioni natalizie. Mi gettasti le braccia al collo rimproverandomi per la mia mancanza di fiducia!

Ero così felice per la tua gioia che mi sarei messo a cantare con il coro nella chiesa che festeggiava il Bambin Gesù. Eri tu la bambina mistica portata a me da una cometa svizzera. Caspita Karoline! com’è tremendo e bello ricordare la felicità passata.

Ecco, stamani, volevo, questo libro di Boine -  che  a me era rimasto perché secondo te dovevo capire dei Frantumi basilari per avvicinarmi a un Dio un po’ meno cattolico - fartelo di nuovo “vedere”. E insieme dirti la mia dedizione. Invece la bancarella per la troppa pioggia era rimasta chiusa. Il bancarellista sempre lo stesso, ora sessantenne come me, se n'era stato nel letto al caldo. E io ero lì anche senza ombrello a guardare i teli verdi che sigillavano e mi dicevano l’impossibilità di un omaggio religioso  e d’amore assoluto.

Poi mi son detto. La Bancarella chiusa è un simbolo che tra me e Karoline la vicenda terrestre è chiusa, e niente può riaprirla. La Tua morte ci separa. Però posso su questo telo che magari simboleggia i milioni di Km che separano il paradiso da questo inferno terrestre dove vivo, posare Giovanni Boine - un santo un martire delle lettere italiane. Per quanto gli fecero gli intellettuali alla Prezzolini per come soffrì la croce della Tisi -  e lo stesso raggiungerti se scatto una fotografia al libro al telo verde. Anzi meglio raggiungerti lì dove sei. Perché non è una ricostruzione illusoria del passato ma un presente drammatico, vero tragico, che dice di me e di te. E di come niente possa separarci!

TUO FABIO NARDI

 

 

POST SCRIPTUM 

VECCHIANESE MISTICO

Tornato a casa, l’Elvira, la donna che ti regalava i limoni quando partivi per la Svizzera, vedendomi fradicio e col viso segnato, m'ha dato un asciugamano. E siccome quelli soliti erano bagnati, ne ha preso uno dall’armadio, dal corredo che per me cucì, di lino, bianco. Lei sarta. Ho visto le cifre FN sul bordo. Ho pensato che se avessimo potuto sposarci questo asciugamano sarebbe stato nella nostra casa. Me lo sono passato sul volto. L’ho premuto. Mi sono comunicato. Mondato. Karoline. Un altro tuo piccolo miracolo. Lacrime comprese nel bianco. 

 

 


                                                                                                      
                                              CDS: "Il 20 agosto 1984 alle Lofoten di Karoline Knabberchen" - 40 x 80



 

Claudio Di Scalzo

IL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN
 

Il Canzoniere di Karoline Knabberchen, è un immaginario, per estensioni tematiche, che tiene in sé presupposti speculativi che sono anche carne e sangue, reale, di un’avventura poetologica e narrativa. Romanzo. Il personaggio di Karoline ha il cuore angelico oceanico, e può contenere anche altre firme, che ne dilatano il battito. Come per il fumetto e cinema e serie televisive auspico che altre firme ne scrivano un altro lemma, di questa partizione. Transmoderno.

Nel suo viaggio terrestre e da presenza oltre la morte Karoline ci dona il suo elenco di illusioni e allusioni perché noi si possa, io e Fabio Nardi, comporre l’atto consustanziale alla sua biografia con testi creativi che siano anche recita, preghiera, religione, alchimia. L’angolatura prospettica della storia di Karoline Knabberchen morta, taglia la parola personale perché accolga nella ferita un sistema di immaginario in dialogo con la prosodia, la cadenza, il respiro adatto ai nomi del reale e di quanto lo valica.

La presenza della "ranocchietta" saltellante Knabberchen, noi due, Claudio Di Scalzo e Fabio Nardi, la conduciamo nelle pieghe del mondo per danzare ogni rapporto di creazione linguistica come fuoco in-fatuato tra pagina stampata ed elettronica, sperando somigli a fuoco divoratore dei tempi a noi consentiti non spegnendosi. Scriviamo perché la voce di Karoline Knabberchen vinca ogni consumazione. E resti racconto per chi la vorrà incontrare.

L’arditezza si confà a questa scommessa, nostra, con la delicatezza di una giovane donna svizzera, che sostò a Pisa, nei primi anni Ottanta, e nel paese di Vecchiano, e che molto viaggiò nella sua breve esistenza (Guarda.Engadina 17 IV 1959 - Lofoten.Norvegia 20 VIII 1984), a volerne raccontare, nei generi più diversi, ogni reale extratestuale per proliferazione di eventi e apparizioni.

Dai rami del bosco a Guarda, dove Karoline nacque, arriva il muschio del tronco che s’affida a un nord perenne, e la fragranza scaldata dal sole autunnale dei rami a Sud. Se immaginate chi scrive che questo tronco abbracciano avrete il rigore circolare costruttivo che ci anima.

Però il poema necessità che il bosco e il tronco e i rami da noi scelti guardino il mare, e noi con loro, l’oceano e il cielo stellato che di esso fa calco nel visibilio di certe notti, perché noi cerchiamo una semantica della forma che sia pura, e il Sacro s’accosta soltanto all’immensità. In questo processo, e ci sentiamo molto antichi, le nostre identità si mischiano negli spazi vissuti a quelli da vivere, all'intreccio del già scritto a quanto verrà versato nell’abisso concavo dell’immaginario. E le nostre psiche avranno la loro morfologia - spacchiamo il presente nel passato e futuro, invertiamo i tempi - nello sguardo della donna svizzera che ci guida.

Ogni procedimento artistico diventa, se sposato, un anello da portare al dito indice con cui si scrive; io e Fabio Nardi nel Canzoniere di Karoline Knabberchen ne accettiamo che esso distringa la mano e le ossa e la pelle nella crescita del procedimento artistico perché ogni lacerazione reale abbia legittimazione nella trama iridescente della fascinazione di quanto verrà letto e guardato nell’opera avendo al suo stesso interno la finzione della poesia: perché ogni anello ti consegna a una fede e insieme ti lacera le falangi se mai volessimo staccarlo dall’impegno preso. L’amore per Karoline Knabberchen è per sempre!

La tensione nell’immaginario per Karoline è unificante. Come la paglia tagliata conserva l’oro e la recisione della falce.

Ogni rappresentazione porta con sé l’eterogeneità e sta alla tensione unficante – useremo la dialettica? – estrarre dal caos del “racconto” quanto ha forza detto mito del sacro nella vita nella biografia poi morte e quanto vale meno di un’ombra di scodella rimossa vuota dal tavolo.

Karoline Knabberchen raggiunse con Fabio Nardi, la tomba di Giovanni Boine a Imperia/Porto Maurizio. (Da questo viaggio la raccolta: Clikka:  Karoline Knabberchen: La Resurrezione di Giovanni Boine) Una tomba può rivelare che quanto sembrava noto nasconde l’gnoto in cerca d’altro nome. L’esperienza stratificata nell’oblio del poeta ligure, visitata da Rina Rétis, rivela che il nostro immaginario è sempre affamato di alterità, verso quanto si rivela dedizione, custodia, cura, e anche un gorgo nell’oceano può somigliare ad un fiore che ancora fiorisce nel circolo dell’eternità da depositare dove la pietra parla.



 

                                                                     




 

PERSONAGGI PRINCIPALI DEL "CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN"

KAROLINE KNABBERCHEN

Poetessa svizzera che studia letteratura e filosofia all’università di Pisa

e che si suicida venticinquenne alle Lofoten, Austvågøy, il 20 agosto 1984

FABIO NARDI

Fidanzato vecchianese di KK e artista fotografo dalla vena eclettica

LIBERTARIO NARDI

Babbo sempre evocato senza tomba fissa

ELVIRA SPINELLI

Madre di Fabio, sarta in ogni luogo apprensiva

ETEOCLE SPINELLI

Nonna di Fabio

ANDRI KNABBERCHEN

Padre dei pomeriggi in barca

GERDA ZWEIFEL

Madre severa, signora degli incubi

RUT ZWEIFEL

Nonna dei garofani rosa

UGO SENTITO

Filosofo misteriosofico

 



                                           



 

PIANO DELL'OPERA

KAROLINE KNABBERCHEN. CANZONIERE D’AMORE IN VITA

Libro-Introduzione

"Le età dell'angelo svizzero Karoline Knabberchen - Diario Bagnato"

La freccia di sabbia. Libro Primo. Due tomi.
Due piante nel nocciolo. Libro Secondo.
Bave. Viaggiatori da Biblioteca. Libro Terzo. 
Quaderno illustrato vecchianese. Libro Quarto.
Viaggio intorno a un volto. Libro Quinto. Due tomi.
Spuma sulla carrucola in risalita. Libro Sesto.
Anello Rovente. Libro settimo.

KAROLINE KNABBERCHEN. CANZONIERE D’AMORE IN MORTE

Il verso annuale della ranocchia. Fiabe del camino. Telegrammi sott’acqua. Candele spente. Libro Ottavo.
Come apparve la morte a Karoline Knabberchen. Karoline disegna. Libro Nono.
Filosofia da baita. Proiezioni musicali. Libro Decimo.
Tavolozza per Gaudio e Requiem. Cardiodramma. Libro Undicesimo
Fabio Nardi - Karoline Knabberchen. Epistolario. Lettere. Biglietti postali. Cartoline. Libro Dodicesimo

 

Del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” in trentasette anni sono stati pubblicati pochi estratti da “La freccia di sabbia”,
“Quaderno illustrato vecchianese”, “Viaggio intorno a un volto”,
“Cardiodramma”, soprattutto sulla rivista poi annuario Tellus, e sporadicamente in mostre collettive di poesia visuale negli anni Ottanta.

CDS cura il racconto illustrato in versi e prosa e fotografia: "Karoline e il fotografo"


 

SULL’OLANDESE VOLANTE ALCUNI CAPITOLI DEL CANZONIERE DI KAROLINE KNABBERCHEN


CLIKKA

KAROLINE KNABBERCHEN D'ENGADINA


Karoline Knabberchen

Karoline Knabberchen ammalata

Karoline Knabberchen - Innocenza tua e mia

Libro perduto di KK