:: Claudio Di Scalzo: Balaustrata sulla pagina di Boine. Con foto Sara Esserino di Accio Piccione

Giovanni Boine a Porto Maurizio-Imperia

 

 

 

BALAUSTRATA SULLA PAGINA DI BOINE

(appunti scritti ad Imperia in ottobre)

Quest'interezza che pigli e mi rassodi, tutt'anse in geroglifica memoria; Ecco che la bagni l'accovacci nel cencio tuo zuppo di parola.

A te sguardo-prigione, a me istinto di liberazione: Nodoso groviglio d'illuminazione.

Gracida il vento: son di pezza e m'attorciglio attorno al tuo nome. Muta tomba, da cui fermenti disapprovazione.

Dalle verdi altitudini, gli ossigenati spazi del presto-riverbero di gioia; gioioso anelito di bimbo-parola. Ecco plana la vertigine e si gira: rimpolpa in tumore il salto-dissoluzione.

In biche, come sure distinte e incatenate, le febbri inforcano il mio inferno, intercalate; il male è infermo, la santità non sana.

Crudo e solo. Crudità bruciante sinfonici abbandoni; fuori dalla tana t'inoltri dentro il mio nome. Scambiamoci la tomba: essa scandisce il nostro andare?

Rivoli dallo sguardo uno scapicollar d'asciutte lacrime, tutta secca la corteccia che t'avvolge; crescono in filari soluzioni, ma l'occhio spilla il cielo. Sulla capocchia dello spillo si regge la tua filosofia.

I sismici sistemi della fede son rantoli di buio; s'ammalla la voce nel suo girovago laudare. Fuor dalla storia s'ammala il tempo; dentro, si tramuta in tormento.

Quando, dalla chiesa in Oneglia, ebbro-ozioso pieghi al mare, è tutt'intorno un molle frusciare d'ulivi; come quando carezzi col baffo-velluto, col ruvido ciglio dei baffi, la carne rosa del collo.

Segui il sentiero con argini di rospo; l'argine-gracchiare dell'alveo notturno. Si sfa dolce intorno la sera, sopra il solido corpo delle mitologie.

I rospi gonfi come limacciose voci di fantasmi; il gracidare lento-ansioso è respiro d'agonia in seno alla notte.

Ma poi lampeggia improvviso in guizzo, s'adagia nella coscienza in bigio scodinzolare: affanno di fedele amico, dai terrazzamenti d'ulivi giù giù lo senti abbaiare.

Dio, come in guazzabugli di tiepida aridità ti vedo danzare! Come in profetiche pestilenze ti sento issar sull'asta il nome mio di candide resistenze! Come (come!) ardi il silenzioso gemito in sciarade d'ignoranza!

Così scodinzola il cane della solitudine e gratta le pulci di misticismo. E giù giù per il capicollar d'ulivi, giù tra ciuffi di misticanza il rotto passo in affanno sento avanzare; passo rotto di rotti sistemi e formule e logiche invertebrate, giù giù al frantoio dell'animo dirette.

 

Di Scalzo con i piccioni di Boine - Foto Sara Esserino 

(Imperia, fine marzo 2011)

 

 

NOTA

Imperia, il suo porto, vie, Parasio, trattorie, biblioteche, cimitero, sono meta della coppia Transmoderna Accio e Sara

 

 

 

La balaustrata in cui dialogo con i piccioni - scherzosamente ribattezzati di Boine, perché qui l'autore veniva a guardare i treni in arrivo nella piccola stazione sottostante e più in là il mare - è quella che appare nella foto in esergo. Ottobre a Imperia-Porto Maurizio, dopo la nostra permanenza in marzo,  ha aggiunto altri grani al rosario della nostra dedizione a una vita che fu tra le più drammatiche del nostro novecento e i cui esiti in letteratura sono tra i più alti e meno conosciuti.