:: L'Olandese Volante, i neo-orfisti, i neo-indiani. Critica umoristica e tragica

 
Claudio Di Scalzo al ricordo pisano per Franco Serantini
fotografato da una compagna di passaggio
 
 
 
 
 
Claudio Di Scalzo
 
L’OLANDESE VOLANTE E I NEO-ORFISTI E I NEO-INDIANI

 

(critica umoristica della produzione poetico-letteraria in Rete)

(critica tragica e seria della produzione poetico-letteraria in rete con dieci santi)

 

Intanto una precisazione, su quanto leggerete, e anche per chi potesse ravvisarvi della crudeltà eccessiva, diciamo che uso il corpo e ora le rughe e le cicatrici per una narrazione realistica. Anche a rischio di sfiorare l'enfasi rivoluzionaria. Ma tanto essendo un fumettista mancato ciò sta nelle mie corde e forse Destino. Non somiglio in un'unghia ai letterati. Perché si può fare arte e poesia e romanzi senza essere letterati e intellettuali e io di ciò mi vanto.  

Come nuova frontiera, la RETE, la ritenni allora, libertaria. Dove organizzare una rivoluzione estetica e politica nei segni fino ad allora fallita. Dal 1968 in avanti. Un’altra illusione. Un’altra sconfitta. Ma ad essa sono stato fedele per diciassette anni. Tanti quanti sono on line. Dove ho fondato siti e giornali telematici glocali. Che, poi, per anarchismo non ne registravo proprietà e copyright, e così poi c’era chi se l’era intestato che ne prendeva la guida defenestrandomi.

Fino all’Olandese Volante. La prima proprietà che ho avuto nella mia vita. Ma che ho inteso dividere, alla pari, con tutti coloro, che avessero la mia stessa follia di pensare una letteratura e un’arte comunista e rivoluzionaria e nuova negli esiti e nei generi. Purtroppo si è riprodotta in rete ogni gerarchia vassallatica e alienata (Feuerbach-Marx) nella produzione della merce cultura (Marx, Benjamin, Adorno, Debord, Deleuze).

GERARCHIA VASSALLATICA che irridevo con il personaggio Buck Eden.

(Clikka) BUCK EDEN CONTRO LA GERARCHIA VASSALLATICA  

Il mezzo di produzione della merce cultura così come i vari strumenti di produzione sono saldamente nelle mani del capitalismo-schizo-spettacolarizzato. Gli addetti alla cultura, grandi  e piccoli, da chi pubblica presso grandi editori ed espone presso grandi musei e gallerie, a chi espone se stesso, corpo e parola, su Facebook, e sui siti autoprodotti, sono resi dalla Rete sullo stesso piano; la Rete è orizzontale, salvo nei guadagni, ma a chi si avvicina alla cultura e alla poesia, viene proposto-imposto (e facilmente accettato per ideologia alienata dai soggetti i quali aderiscono felici all’ideologia dominante del capitalismo) il meccanismo schiavistico-capitalistico di sfruttamento della loro merce-prodotta negli strumenti di produzione (siti e blog da riversare sul Mezzo di Produzione social delle multinazionali) ricevendone salario di una grande o minimale visibilità e pubblicazione.

Con pubblicazione, iscrizione a cenacoli poetico-culturali-letterari (sono migliaia), antologizzazioni varie, partecipazione a premi, a incontri a celebrazioni, a morti celebri, a commento quotidiano tra di loro iscritti, e su altri libri pubblicati a getto continuo. Senza mai raggiungere le cosiddette masse dei lettori. Che se ne fregano altamente di questa ideologia culturale che si riversa sostanzialmente in due filoni:

 NEO-ORFISTI VELOCI COME SCAFISTI e NEO-INDIANI DAGLI ULULATI VANI.

(ma prima di scriverne usando il genere umoristico perché diciottenne fui neo-dadaista duchampiano sulla pista del cor vecchiano e piano: ci tengo a ribadire verso le migliaia di persone, donne e uomini, veramente coinvolti dalla cultura, dalla bellezza delle arti, dai saperi che vadano oltre ai gerghi quotidiani invasi dal consumismo-spettacolarizzato in merci liquide e reali,… io provo affetto tenerezza e simpatia quando cercano “dialogo” in questa ideologia dominante-web capitalistica, perché sono onestamente dediti alla letteratura alla poesia alla pittura alla fotografia, e molti hanno talento e generoso altruismo, ma impiegano le loro risorse nei luoghi sbagliati dove si produce un dominio ideologico a cui finiscono per sottostare e, con la loro presenza, a legittimare. All’Olandese Volante in cinque anni non si è avvicinato un poeta un artista che abbia detto le vostre idee comuniste estetiche contro il modo di produzione capitalistico della merce poesia-spettacolarizzata ci convincono. Vogliamo imbarcarci rinunciando a ogni altro aspetto proposto dal web. Perché, anche i più valenti, e generosi, vogliono vendere la loro merce-poetico-letteraria e aspirano ad un mestiere-letterario riconosciuto. Tutto qui,...

...ma in questo qui ci sta la differenza tra l’impresa dell’Olandese Volante ed ogni altro sito o centro culturale-web.

L’olandese Volante è comunista, propone un mestiere-estetico rivoluzionario, e opera per produrre questa rivoluzione nei generi nei segni nei significati e nei significanti ereditati dal Nocecento.

E soprattutto non vende né commenta né mette in vetrina la sua merce per darle, status, valore di scambio (moneta-riconoscimenti); l'Olandese Volante si attiene al solo valore d’uso. Questo "scandalo" è perfettamente comunista e cristiano!

Tutto ciò è votato alla sconfitta più assoluta. Alla solitudine più assoluta. Ma sono convinto che, quando ripartiranno le rivoluzioni nel reale, da parte delle classi sfruttate, tra cui spero prima o poi sarà partecipe anche questo immane lumperproletriat culturale, sottoproletariato culturale, allora l’esempio dell’Olandese Volante verrà ricordato e sarà utile.

 

 

VEDIAMO UMORISTICAMENTE DUE POLI CULTURALI PRESENTI IN RETE 

COMPOSTI DA CENTINAIA DI SITI E BLOG

 

 

Olandese col bianco e il rosso alle prese

 

 

I NEO-ORFISTI VELOCI COME SCAFISTI a pubblicare ognidì commenti-recensioni più veloci degli scafisti. Una sorta di Neo-Arcadia-Web emulante la settecentesca, con poeti-sacerdoti e sacerdotesse-vestali solennemente nominate a ciò, e dee e servitori galanti che si scambiano l’oro dei loro versi, commentandoli, con aggettivi esorbitanti (e imbarazzanti) dimenticando che quanto riluce nella notte/web perenne - le presunte pepite - son nere come i sassi. E poi citazioni e citazionismo come piovesse. Insomma se mangiano un panino prima d'addentarlo bisogna ricordare gli scrittori o i poeti che han mangiato panini! Non oso immaginare cosa mi combinano con il loro eros citazionista! Qui vale la convinzione che intanto si filosofeggia e poi si munge da questa scheggia ogni poetica puleggia. Iniziò Monti. Poi un po' Foscolo con Le Grazie. E Leopardi con i suoi versi peggiori. Poi il Caldarelli del "Ritorno all'ordine" con i soliti Soffici e Papini. Fino a giungere al citazionismo di filosofia-poesia del gruppo Anterem degli anni Ottanta e alla "Parola innamorata" degli orfici Mussapi-De Angelis-Conte.  

Per i neo-orfisti conoscere tutto Heidegger e Lévinas e Derrida e Wittgenstein e altri cento filosofi (ma come fanno a stare assieme?) modella la poesia come il Pongo-Das. Che poi il volenteroso antologizzatore-poeta sistema in un presepe per voci prescelte che a tali precetti si sono adeguati scrivendo. Ottenendo il poeta-filosofo di modellare poeti e poetesse e di incastrarsi  meritoriamente nel loro dettato che dalle sue teorie discende. Che mostruosa idiozia! Non funziona così la poesia. Perché da Saffo ad Alceo in poi non è che questi poeti leggevano tutto Parmenide Platone Eraclito Aristotele e poi scrivevano i loro poemi e versi. Era l’incontrario: il poeta scriveva-cantava e poi casomai il filosofo ci spremeva qualche teoria. In questo perverso-buffo meccanismo (con la giostra dei commenti-complimenti l'un con l'altro nel sorriso splendidi denti) anche le voci di talento si perdono in una "letterarietà citazionista" che non è letteratura non è poesia. Come il bronzo non è oro, anche se lo chiami platino! se lo lustri passandotelo di mano in mano nei post con foto esplicativa. 

In ogni caso si legga il Joyce dell’Ulisse per capire che, con tutto rispetto, il Mito deve stare anche nei pub dove c’è piscio e vomito e dove le eroine sognano un bell’incontro erotico senza virgole; si legga Dylan Thomas che carburava miti e Whisky. Sennò si finisce come il buon Pascoli-Pascolone con le sue Canzoni di Re Enzo, dove mai c’è una cavalla che nitrisca per voglia d’uno stallone e per del fieno fresco da masticare!, o il vate D’annunzio (alcuni teorici neo-orfisti aspirano a questo ruolo, di vate, e si dannano l’anima in apparizioni che neppure la Dash eco-dosi per lavatrice raggiunge lo stesso ritmo nel proporre eco-pulizia nei versi) dove nel suo decadentismo alcyonesco se ne sta nelle pinete al fresco e ai miti greci eleva sgambate di preci.

I neo-orfisti celebrano in genere gli eventi del grande dolore umano e ogni immane tragedia. E ci accostano le loro poesie. I libri che hanno scritto. Cultura da banco a prezzi stracciati. I poeti che si commuovono sulla Shoah dovrebbero rivelare che gli ebrei furono sterminati dal sistema capitalistico tedesco e con loro milioni di operai e comunisti anche loro senza nome. E tutt'ora funziona così, la generosa Facebook e Google, quali rapporti hanno con il capitale finanziario internazionale che produce bombe su Aleppo? Perché richiamarsi a una generica giornata del dolore poetico non basta! Anzi s’aderisce nell’indistinto d’una ideologia d’oppressione. Loro lo fanno sul sito (salvo poi parlare il giorno dopo di fica e poesia erotica sempre con la stessa giostra dei commenti) come sui media nazionali s'esercitano nettandosi la coscienza per un giorno. Ma la bestia, come scriveva Brecht, immonda, è ancora in circolazione, e si chiama CAPITALISMO. Esattamente quello che dona ai poeti orfisti-scafisti lo strumento web dove addolorarsi! Lo ripeto!

 

I NEO-INDIANI DAGLI ULULATI VANI. E l’altro settore dove si amministra il polo dialettico apparentemente contrario agli Orfisti-scafisti.

Ma non è così come appare. Qui si gestiscono tutti i cascami del ribellismo sperimentale e dell’estremismo finto ma dipinto rosso poi finito in un fosso: esito del cavallo scosso, anche comico, della tragedia comunista nella sua galoppata anti-sistema. I rivoluzionari anni sessanta son museificati e quelli duemilanta son spompati! Ogni tanto allestiscono Requiem ai bei tempi che furono. Dimenticando che il rosso sparso qua e là nasceva dal movimento operaio  e proletario e studentesco degli anni sessanta.    

A gestire la gerarchia vassallatica sono spesso scrittori definiti dalla critica cannibalici o espressionisti od eredi del ‘Gruppo 63 dei Sanguineti e Porta ed Eco (baroni rossi in università ed editoria-Alfabeta) dediti anche alla girandola dei Poetry Slam dove i poeti si esibiscono rappeggiando (mentre nei siti neo orfisti ci sono più delicati  e intimi backstage poetici in abitazioni foderate di libri e librerie stente ma mitologiche) che hanno nido di ferro presso l’editoria che conta e che partecipano, ma con disgusto ai premi, e agli incontri di letteratura in città d’arte. I direttori e i sakem e gli stregoni-capo non sono rivelati perché la tribù deve sembrare egualitaria. (E curiosamente anche nei siti degli orfisti più veloci degli scafisti chi comanda e dirige non si rivela perché nei cenacoli, nell’arcadia, nel socratismo che fa partorire idee nei discepoli, non è fino definirsi maestro, tanto gli adepti lo sanno qual è il faro! Quali sono i faretti mitologici) e per capire chi comanda basta che mandino i loro testi per essere vagliati e analizzati e misurati se degni di essere pubblicati. E spesso, come da testimonianze, si ricevono argomentati consigli di cambiare questo e quel brano e così via. Lo facevano anche i compagni Vittorini e Pavese e Calvino e Pasolini. E non è la parte più degna della loro vita. Perché anche i “comunisti” sono stati nel ‘900 una gerarchia esacrabile nella cultura. Ma loro molto di assolutamente valido hanno scritto. Mentre i neo-indiani latitano quanto a produzione che possa essere ricordata. Ammesso che nel buco nero-web qualcosa possa sopravvivere.

I neo-indiani dagli ululati vani, celebrano le loro giornate del dolore. Come gli orfisti più veloci degli scafisti sorvolano, che strano per dei ventilati post-comunisti!, sul fatto che le tragedie sono il prodotto di un mezzo di produzione basato sulle merci prodotte e vendute – come i loro alternativi ribellistici libri – e che, e qui sta la responsabilità di questi indiani, non basta genericamente addolorarsi per i poeti che furono stritolati nella loro vita, assieme a tanti innocenti, a massacrarli anche nel Comunismo con il Gulag fu il Capitalismo di stato stalinista. E quindi compito dei Neo-Indiani sarebbe quello di capire il fallimento del comunismo per riproporne un altro nell’epoca telematica duemila. Ma da ciò si guardano bene dal farlo o tentarlo.

Al massimo si va in qualche centro sociale o si tifa per Zero Calcare. Il quale avrebbe potuto continuare, come Gipi,  a produrre tavole gratis in Rete e sul suo blog. Ma anche qui storia diversa: si parte rivoluzionari e si finisce nei conti correnti più vari. Però sempre alternativi tra i nativi indiani.  

 

SULL’OLANDESE VOLANTE

PER AVERE UNA QUAL CERTA SANTITÀ COMUNISTA,

HO DIECI SANTI A CUI RIVOLGERMI

 COME LE DITA DELLA MANO.

 

Davide Benati

 

 

Libertario Di Scalzo, mio padre, detto Lalo. Perché comunista anarchico, combatté partigiano la sua lotta contro il nazifascismo mettendo a rischio la vita, e poi con il suo camion lavorò spesso senza chiedere compenso ai contadini poveri e agli operai. Rifiutando ogni arricchimento che andasse al di là di mantenere con dignità la vita quotidiana. Che regalò ogni sua proprietà a un fratello avido. Per morire povero come San Francesco, in un campo, alla Barra, da solo, addormentandosi e morendo sotto un ulivo. Antonio Tabucchi, di Libertario Lalo, ne parla nei suoi libri. E il pittore Davide Benati gli dedica disegni. A questo amico scrittore sarò sempre grato anche se avemmo idee diverse sul comunismo e la cultura. Che poi ci separarono.

Clikka: Cancello Verde di Lalo. Pino Noce Magnolia

 

Jeanne Modigliani perché pittrice d’una delicatezza visionaria e intrisa d’ogni bontà. Perché seppe litigare e picchiarsi col suo amato Amedeo Modì. Ma lo seguì, ubriaco, aggressivo, contraddittorio, fino all’estremo. Perché il patto d’amore, "la mano sul petto", la chiamarono!, vale sempre nella gioia assoluta nella catastrofe assoluta.

 

Davide Benati

 

 

Rosa Luxemburg perché il comunismo è sentire sulle proprie spalle le catene di Spartaco e per romperle si può anche morire subendo baionettate in petto. Perché comunismo, compagno Lenin, non può consistere in un partito che rischia di diventare una dittatura sul popolo che hai liberato.

Arthur Rimbaud, perché a 20 anni smise di scrivere, senza pubblicare alcunché, lascio la sua opera in giro sparsa (oggi la leggiamo grazie a Verlaine), e nelle sue poesie, come in (clikka) Saldi e (clikka) Promontorio un secolo e mezzo prima di oggi anticipa quale sia il destino dei poeti in rete neo-orfisti più veloci degli scafisti o Indiani dagli ululati vani che siano. Con la Nada Pardini, nel febbraio 2017, Arthur Rimbaud ha con me e la Nada Pardini discusso di poesia e silenzio e alfabeto originario. Gliene sono grato  e riconoscente.

Franz Kafka perché chiese di scomparire come scrittore a Max Brod (che non rispetto il giuramento) di bruciare ogni suo manoscritto. Negando così alla letteratura ogni funzione. Perché quanto vale è la Legge di Dio. E con la letteratura si finisce in qualche colonia penale o davanti  a porte che non si aprono. Perché seppe amare in modo inesausto e sia quando s’innamorava che quando si separava seppe scrivere lettere che oggi ancora strappano lacrime e tenerezza. Un artista è grande nel suo linguaggio se lo è nella gioia estrema e nel dolore estremo. E cosi Milena. Seppe scrivere. E purtroppo queste lettere sono andate perse. Sono stato sempre convinto che superavano quelle del suo amato. Il personaggio di Rina Rètis ne ha scritto una variante. Una lettera commovente. E la conservo teneramente. Perché questo personaggio è molto legato all'Olandese che sono. E mi protegge. Assieme a Karoline Knabberchen. A cui io con l'eteronimo di Fabio Nardi consegnai un'altra lettera apocrifa di Kafka per Milena. Lettera che non esiste più distrutta da Medea T. Vir. Un altro personaggio. Sull'Olandese Volante.

Vladimir Majakovskij perché comunista coerente fino all’estremo. Fino ad immolare la sua vita. Dopo aver riversato ogni risorsa creativa nella possibile cultura rivoluzionaria. E nell’amore rivoluzionario. Interprete dell’estremo: “E’ deciso si muore col vestito migliore” che ereditò da Gauguin.

Giovanni Boine perché si frantuma l’essere suo candido nei rami storti degli ulivi di Porto Maurizio e sa che il peccato, la mostruosità, che la salute culturale rivela, necessita della malattia, mortale, per guarirne. I discendenti di Prezzolini e di Papini che lo tormentarono, li ritrovo tra i Neo-Orfisti così come tra i Neo-Indiani. Stessa supponenza e imposizione di gerarchie culturali verso il bello poetico e la cultura che deve alzare il mondo al loro livello e invece è il poeta che deva abbassarsi alle radici degli ulivi e sentire cosa hanno da insegnargli. Come disprezzo la coppia Papini-Prezzolini degli anni venti così disprezzo le ombre che li ricordano in rete oggi.

Paul Gauguin perché artista e pittore che raggiunge l’estremo d’una terra dove trovare segni vergini, dove rinuncerà a ogni mercato artistico, a ogni riconoscimento; e per i nativi i suoi dipinti,  e lui ne era contento, valevano un frutto o un pesce saporito; e poi sceglierà di morire solo e malato e ancora dipingendo. Perché quanto vale è la leggenda che ti bacia le ferite raggiungendo la Finisterre dell’assoluto dolore e amore. E questo è per pochi!

Dino Campana perché ammattisce scrivendo e amando. E il mondo che lo rifiutò ancora gli gira a tondo. I Papini e i Soffici stanno ancora un po’ neoclassici un po’ finto ribelli nei siti di poesia dei neo-orfisti e dei neo-indiani. E come disprezzai leggendoli questi intellettuali degli anni venti così disprezzo le loro reincarnazioni nel duemila sul web

Bonaventura Durruti perché è simbolo di come lo stalinismo abbia ucciso i migliori e i veri eroi della classe proletaria. Il comunismo se mai tornerà tra il popolo dovrà avere Durruti nella sua mitologia.