:: Accio e Sara Esserino: basco rosso al funerale di Majakovskij in Piazza dei Miracoli a Pisa


Sara Esserino col basco rosso a Pisa ai funerali di Majakovskij

 

 

 

Accio e Sara Cardellino

BASCO ROSSO  AL FUNERALE DI MAJAKOVSKIJ IN PIAZZA DEI MIRACOLI

Racconto per Sara Esserino a Pisa nel dicembre 2009

 

Quando sulla parete della Cattedrale in Piazza dei Miracoli, esposta a mezzogiorno, guardo il profilo della testa di Sara Esserino che sto disegnando, la sua ombra (quasi teatrale composizione tra il rosso e il nero forse omaggio a Stendhal  che qui passò) giunge a posarsi  sulla scritta medievale incisa nella pietra ocra colorata dall'ora e intanto che la modella poco collaborativa ubbidisce “Sara alza un poco più il mento… immobile così…”... leggo in quelle lettere vellicate dal  sole di nerbo pisano pure a dicembre: “942° giorno di lavoro del forno crematorio. 17 aprile 1930. Cognome, nome e patronimico: Majakovskij Vladimir Vladimirovic. Età 37 anni. Ora 19,35”.

Ho così saputo che i funerali del poeta suicida - per amore? per anti-stalinismo?, per tutte e due le ganasce che ne addentavano le tempie un tempo confidenti di nuvole in calzoni corti? - si erano conclusi dopo aver traversato via Vorovskij completamente bloccata con comunisti sui cornicioni degli edifici che salutavano uno di loro vedendo il selciato bagnato da lacrime, presto fanghiglia mischiata alla retorica di Lunaciarskij intento a salvare le responsabilità del partito bolscevico e della burocrazia nel tarpare gli slanci futuristi del rivoluzionario.
Getto per aria il mio cappello e pure Sara coinvolta dalla scena che le indico il suo che ha in testa e diciamo ai compagni becchini: “Bruciate anche questi!”

 Io e Sara Esserino siamo rimasti a capo scoperto. Soltanto il mio amore socialdemocratico, il basco, lo mantiene nel dipinto e per una volta è coinvolta tutta tremante nell'epica comunista dove amore e politica s'intrecciano fino al tragico.

La mia voce - quella di me personaggio o quella di me autore comunista? - è il racconto di fine anno per l'amata a passeggio, nella piazza erbosa della cristianità laica. Sara tiene stretto tra le mani il dipinto col basco, che appare incongruo con la cristianità medievale col tragico ultimo del poeta, ma adatto al tempo che in occidente ormai a tutti si dà, feste comprese,  perché tavola fumetto quasi estiva allegra da pubblicità. Allora per legarci al comunista al poeta all'amante prendo la Nikon e fotografo la falce e martello d’acciaio montata sul camion che regge la bara. Ingrandisco il particolare. Scatto. Perché ne riveli la crepa e nella crepa le falangi che Volodia si strappò petali. Prima di spararsi.
Dita petali passione che riguarda pure Accio e Sara.

"Ora il disegno non ha accanto soltanto la gioia amorosa turistica, il basco custodisce pure il tragico riflesso di amore e morte di rivoluzione e sua fine", dico a Sara. Lei mi carezza le rughe aggrottate della fronte con la punta delle dita: "è la migliore foto politica d'amore che tu abbia fatto per me, Accio. La custodirò, vale per il "Patto". Nessuno la vedrà mai oltre noi due."

(Il "Patto".
Accio sono in pericolo. Ho bisogno di te. Venezia novembre 2019  Clikka: Sono in pericolo Sara. Ho bisogno d'aiuto  )