:: Transmoderno Manifesto degli Eguali di Maréchal

 
 CDS: "Ricordando Transanto Marécal" - 4 luglio 2013
 
 
TRANSMODERNO
MANIFESTO DEGLI EGUALI
DI
SYLVAIN MARÉCHAL
 
Popolo di Francia!
Per quindici secoli sei vissuto in schiavitù, e quindi infelice. Da sei anni respiri a fatica, nell'attesa dell'indipendenza, della felicità e dell'eguaglianza.
L'eguaglianza! Primo voto della natura, primo bisogno dell'uomo, e primo elemento di ogni associazione legittima! Popolo di Francia! Tu non sei stato favorito più delle altre nazioni che vegetano su questa misera terra! Sempre e dovunque, la povera specie umana, in preda ad antropofagi più o meno scaltri, fu un trastullo per tutte le ambizioni, fu un pascolo per tutte le tirannie. Sempre e dovunque si cullarono gli uomini con belle parole: mai in nessun luogo hanno ottenuto la cosa mediante parole. Da tempo immemorabile ci si ripete ipocritamente, gli uomini sono uguali; e da tempo immemorabile l'ineguaglianza più avvilente e più mostruosa pesa inesorabilmente sul genere umano. Da quando esistono società civili l'appannaggio più bello dell'uomo è riconosciuto senza opposizione, ma non ha potuto ancora una volta realizzarsi: l'eguaglianza non fu altro che una bella e sterile finzione della legge. Oggi, quando è richiesta da una voce più potente, la risposta è: tacete miserabili! L'eguaglianza relativa: voi tutti siete eguali di fronte alla legge. Canaglia,  e che vuoi di più? Che cosa vogliamo di più? Legislatori, governanti, ricchi proprietari: ascoltate questa volta.
Siamo tutti eguali, non è vero? Questo principio è incontestabile, perché a meno d'esser colpiti da follia, non si potrebbe dire seriamente che è notte quand'è giorno.
Ebbene, pretendiamo anche di vivere e di morire eguali come siamo nati: vogliamo l'eguaglianza effettiva o la morte. Ecco quel che ci occorre. E non importa a qual prezzo conquisteremo questa eguaglianza reale. Guai a coloro che si porranno tra essa e noi! Guai  a chi si opporrà a un voto così pronunciato.
La rivoluzione francese non è che l'avanguardia, di un'altra rivoluzione più grande, più solenne: l'ultima rivoluzione. Il popolo ha marciato sui corpi dei re e dei potenti coalizzati contro di lui: così accadrà dei nuovi tiranni, dei nuovi tartufi politici, assisi al posto dei vecchi.
Di che necessitiamo, oltre all'eguaglianza dei diritti?
Noi non abbiamo soltanto bisogno di questa eguaglianza, quale risulta dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino: la vogliamo in mezzo a noi, sotto il tetto delle nostre case. Siamo disposti a tutto, a far tabula rasa per conservare essa sola. Periscano, se necessario, tutte le arti, purché ci resti l'eguaglianza reale!
Legislatori e governanti, che non avete ingegno più che buonafede, proprietari ricchi e senza cuore, invano tentate di neutralizzare la nostra santa impresa, dicendo: essi non fanno altro che riprodurre la legge agraria, richiesta già parecchie volte in passato.
Calunniatori, tacete a vostra volta e, nel silenzio della confessione, ascoltate le nostre pretese, dettate dalla natura e basate sulla giustizia.
La legge agraria o la divisione delle terre fu l'aspirazione momentanea di alcuni soldati senza princìpi, di alcune popolazioni spinte dal loro istinto più che dalla ragione. Noi miriamo a qualcosa di più sublime e di più equo, il bene comune o la comunità dei beni! Non più proprietà privata della terra: la terra non è di nessuno. Noi reclamiamo, vogliamo il godimento comune dei frutti della terra: i frutti appartengono a tutti.