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Viaggi e altri viaggi

:: Nietzsche in Engadina. A cura di Claudio Di Scalzo. Dedica a Lou-Cat Saloté
17 Febbraio 2013

Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900). Dopo aver insegnato filologia e letteratura greca, nel 1879 si ritirò dall'insegnamento a causa di una malattia nervosa. Seguirono lunghi soggiorni di cura in Italia e in Engadina, dapprima a St. Moritz, poi a Sils-Maria. Ma fin dall'autunno 1872 il filosofo ventottenne fu a Splügen.

 

 

 

CDS: "Naso non potato nel bianco agguantato"

 

ovvero

Zarathustralzo nella neve di San Sassiano-Sils Maria
a Lou-Cat Saloté
 

 

 

 

 

 

NIETZSCHE AL PASSO DELLO SPLUGA

 

 

 Da qui scriveva alla madre agli inizi di ottobre: "Questa valle alpina è proprio la mia gioia: qui ci sono aria pura e forte, colline e massi di ogni forma e tutt’intorno possenti monti nevosi. Ma più di tutti mi piacciono gli stupendi stradoni sui quali cammino per ore, talvolta verso il San Bernardino, tal­volta verso il Passo dello Spluga senza dover prestare attenzione alla strada. Ogni volta però che mi guardo intorno c’è sicuramente qualcosa di grandioso e immenso da vedere. Domani nevicherà ed io ne sono contento di tutto cuore".

E ancora il 7 novembre di quell’an­no confidava per lettera a Malwida von Meysenburg: "Il demone mi ha riportato indietro e mi ha posto a Splügen, dove conduco una vita tranquilla e meditabonda nella più grande solitudine, lontano da per­sone e compagnie, nell’aria rinvi­gorente e persino tagliente".
Al suo amico barone Karl von Gersdorff, infine, comunicava: "Mi sono ritirato qui, al confine fra Sviz­zera e Italia, e sono molto soddisfat­to e felice della mia scelta. Stupen­da, ricca solitudine, con le stupende strade sulle quali io posso cammi­nare per ore, immerso nei miei pen­sieri, senza cadere nell'abisso. Ap­pena però mi guardo intorno c'è qualcosa di nuovo e di grande da vedere. Le persone giungono qui soltanto con le carrozze postali, io pranzo con loro, questo è il mio unico contatto con loro. Esse sono come ombre platoniche davanti alla mia caverna". (Claudio Di Scalzo per Chiara Catapano)


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