:: Tristano e Isotta a cura di CDS

  

 

 

 

Claudio Di Scalzo

SU TRISTANO E ISOTTA

La storia di Tristano e Isotta ha dato forma al più grande mito di Amore e Morte trasmesso dal Medioevo all’età moderna. L’amore tragico e colpevole dei due amanti costituì a partire dal secolo XII la trama narrativa di molte opere letterarie medievali elaborate in più espressioni linguistiche: dall’anglonormanno, al francese antico, al tedesco.

Nella costituzione del patrimonio mitico di questa vicenda confluirono diverse eredità culturali, dalla mitologia classica alle leggende celtiche dell’Irlanda e della Cornovaglia, ma il tema della storia (una passione adultera suscitata da un fatale errore e risolta tragicamente) si inserisce all’interno della cultura cortese-cavalleresca dell’Europa del secolo XII. Proprio per l’intersecarsi di varie tradizioni narrativa, la vicenda ci è giunta in stesure a volte molto diverse, con l’inserzione di episodi talora divergenti tra loro. Lo studioso francese dell’Ottocento, Joseph Bédier, ha ricostruito, attraverso il confronto tra diverse fonti, la leggenda di Tristano e Isotta, e l’ha proposta ai lettori moderni in un’agile forma narrativa. Qui riportiamo, anche per la brevità incisiva, la II parte. Le parti curate da Bédier sono tre. La prima e la terza in ampia prosa.

Nella sua trama essenziale, il Roman de Tristan, il Romanzo di Tristano, narra la storia d’amore di Tristano (“nobile e fiero, largo negli omeri, nei fianchi sottile, forte, fedele e prode”), nipote del re Marco di Cornovaglia, e di Isotta, figlia del re d’Irlanda (“Isotta la Bionda dai capelli d’oro, di cui la beltà splendeva come alba nascente”). Tristano si era recato in Irlanda per condurre di là sino a Tintoille, capitale del regno di Cornovaglia, la principessa Isotta, promessa sposa a suo zio, il re Marco. Durante il viaggio, però, per un fatale equivoco i due giovani bevono un filtro d’amore preparato dalla madre di Isotta per rendere indissolubile l’unione tra coloro che l’avessero bevuto, e destinato, nelle sue intenzioni, ad isotta e Marco. Per effetto della pozione magica, l’amore divampa subito tra i due giovani, più forte di qualsiasi legge umana o divina, e avrà termine solo con la morte di entrambi.

 

II

BELE AMIE, SI EST DE NUS

NE VUS SANS MEI, NE JO SANS VUS.

(Bell’amica, tal è di noi:

né voi senza di me, né io senza di voi) 

Maria di Francia (seconda metà del XII secolo)

 

Il tragico equivoco che aveva dato inizio alla vicenda d’amore di Tristano e Isotta si ripete al momento della conclusione della loro sventurata passione: Tristano muore convinto che la sua amata Isotta abbia rifiutato di vederlo per l’ultima volta, mentre ella tenta disperatamente di raggiungerlo.

Nel momento della loro morte Tristano e Isotta raggiungono la piena consapevolezza della potenza del loro amore: nessuno dei due può vivere, né morire senza l’altro. Ecco infatti le parole di Tristano: “… solo ella può recarmi conforto; ditele che se non viene, io muoio”; ed ecco le parole di isotta: “La mia morte non mi cale: poiché Dio la vuole, io l’accetto; ma, amico, quando la conoscerete, voi morrete, lo so bene. Il nostro amore è di tal natura che voi non potete morire senza di me, né io senza di voi. Io vedo davanti a me la vostra morte nello stesso tempo che la mia”.

Il desiderio dei due amanti di rivedersi prima della morte è contrastato anche dall’intervento del Caso; una furiosa tempesta prima e una lunga bonaccia poi, ritardano l’arrivo di Isotta, poiché i marinai “per loro disgrazia”, avevano dimenticato d’issare a bordo la scialuppa che avrebbe potuto condurre a terra la donna, in tempo per dare l’ultimo saluto al suo Tristano. La morte di Isotta avviene in un’atmosfera di silenzio e di raccoglimento, come se essa stesse celebrando un rito sacro: “Ella rende così la sua anima, ella muore, presso di lui per il dolore del suo amico”. La tragica fine dei due amanti commuove re Marco, che onora i loro corpi facendoli custodire da due preziose bare nella cappella di Tintoille, quasi un un estremo atto di affidamento delle loro anime alla misericordia di Dio. Ma la forza dell’amore supera anche la morte; dal sepolcro di Tristano germoglia una pianta dai fiori profumati che insinua i suoi rami nella tomba di Isotta, a testimonianza dell’indissolubile legame che strinse i due amanti in vita.

L’antichità, Il medioevo, l’ottocento romantico, con i suoi Heathcliff e Catherine e Senta e Olandese Volante… fino alla finestra di Montparnasse oltre la quale Jeanne Hébuterne raggiunse il suo Modì... ebbero in custodia il mito dell’Amore Assoluto. Chi scrive questo trafiletto sceglie nei mesi estivi - per eccellenza dediti al “consumo” dell’amore come il gelato Sammontana - di proporre alcuni esempi diversi. L’amore tragico che la commedia del consumismo metamorfico non scalfisce. CDS nel luglio 2000