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Viaggi e altri viaggi

:: Hans Christian Andersen viaggiatore al passo dello Spluga. A cura di Claudio Di Scalzo
20 Giugno 2011

 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

HANS CHRISTIAN ANDERSEN AL PASSO DELLA SPLUGA E IN VALCHIAVENNA

a cura di Claudio Di Scalzo

 

II celebre scrittore di fiabe danese (1805-1875) fece due viaggi in Valchiavenna. In quello dell'1 e del 2 luglio 1852 era acccompagnato da Viggo Drewsen, figlio di un Consigliere di stato, con cui si recò a Corno, tornando poi da Lugano. Nel viaggio del 3 e 4 luglio 1873 era con un certo Boghe e intendevano recarsi a Bellagio, ma verso Prata desistettero per le bizze del cavallo. Nello scendere dallo Spluga Hans Christian Andersen ammirò la cascata di Pianazzo e pure quelle del Sancia sul versante opposto della valle. Un po' meno entusiasta fu degli alberghi e dei bar dove non trovarono latte, allora vietato per i cattolici il venerdi.

 

Dal diario dei viaggi nella traduzione di Hanna Kraan di Rotterdam: "1852. Giovedì 1 luglio. Siamo arrivati a Splügen e ci hanno dato un pranzo eccellente; poi si è saliti a zig-zag fino alla neve, i rododendri erano fioriti, c'erano strani cardi grandissimi; andavamo sempre più in alto, l'acqua scrosciava dal cielo e giù per le montagne. Trattato bene dalla dogana in alto, per poco non dimenticavo il plaid; c'era con noi un signore, che non aveva il passaporto per la moglie, ma che riuscì a passare lo stesso; adesso si scendeva, la strada con gallerie e a zig-zag, così audaci, cosi pittoresche; siamo passati vicino a una grande cascata, che spumeggiava giù nelle rocce. In basso c'era un paese, come un giocattolo (Isola). Ora nel paesaggio c'erano degli ippocastani, un fiume spumeggiante, l'aria più calda. La gente parlava italiano; arrivati a Chiavenna, entrati nella stazione di posta, abbiamo avuto i nostri passaporti, che vistavano lì, e ho dato al cocchiere 4 franchi di mancia. Tempo migliore. Mangiato con l'altro viaggiatore, che è di Württemberg; ha detto che per il ritorno ci vuole il visto per Baden, una cosa che mi ha preoccupato di nuovo.

 

 

 

 

 

Venerdì 2 luglio. Bel tempo, mi sono alzato presto; Viggo dorme molto, siamo usciti lungo un fiume spumeggiante (Mera); piante che da noi stanno nei giardini crescevano sui muri, un grande cipresso vicino alla chiesa. Conto alto all’albergo, ho viaggiato in diligenza con il si­gnor Gerzog e moglie di Württemberg e una signora italiana impe­tuosa (...)

1873. Giovedì 3 luglio. A Splügen abbiamo pranzato poco dopo le 10. Buon cibo e vino, prezzi bassi e buon albergo; dopo un'ora. di viaggio abbiamo passato la dogana. Quan­do finalmente siamo giunti nella regione della neve, la neve ai lati della strada era più alta di un uomo e così dura che sembrava ghiaccio. Siamo passati davanti a una bellis­sima cascata, proprio nel punto dove la strada si fa più a curve. Due casca­te sull'altro lato del fiume, che ora non è più il Reno; finalmente rico­minciava la vegetazione, e presto c'era un piccolo bosco con ippoca­stani, l'aria diventava sempre più calda. Infine siamo arrivati a Chiavenna, per una strada lunga, stretta e sporca, all’albergo Conradi, dove ci hanno dato una grande camera a due letti. Abbiamo pranzato di nuo­vo. A tavola c'erano, oltre a noi, soltanto due persone, olandesi: uno era maestro di musica e conosceva l'opera di Cade, gli aveva anche scritto. Boghe era dal barbiere, è stato via quasi un'ora, io ero inquie­to e, quando gliel'ho detto, ha reagi­to seccato come ogni volta che succede qualcosa del genere, dopo è tornato buono. Siamo andati a dor­mire tutt'e due alla stessa ora, lui era abbastanza stanco, io non ero affatto stanco come il giorno prima. I due olandesi parlavano del colera a Milano, non mi faceva una buona impressione, mi immaginavo di ammalarmi in quel versante delle Alpi.

Venerdì 4. Siamo andati al caffè per bere un caffelatte e non davano latte, siamo tornati all'albergo e abbiamo fatto colazione. Spedito una lettera alla signora Melchior. Alle 11 la carrozza si è fermata davanti alla porta, c'era afa, il cavallo irrequieto a causa delle mosche. Siamo partiti, ma, dopo aver percorso un miglio di strada da Chiavenna verso Colico, il cavallo è impazzito per via delle mosche e stava per rovesciare la vettura (…) Non c’era da pensare di continuare il viaggio con un cavllo simile. Il corriere l’ha portato indietro apiedi (…) Sono giunto all’albergo grondante di sudore che mi colava dai capelli sulle dita (…) Abbiamo deciso di fare il viaggio di ritorno per i Grigioni, un viaggio di tre giorni invece di andare per lo Spluga in due giorni”.

 

 


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